Eolico nel Fortore, muri e reperti archeologici a Monte La Guardia
Alessandro Paolo Lombardo
Cronache e paesaggi
Agosto 11, 2022
Silenzio stampa del sindaco e della Soprintendenza, mancano comunicazioni ufficiali ma cresce l’interesse dei cittadini tra tensioni, fotografie ed esposti. «Non posso fare dichiarazioni perché c’è un’indagine in corso», informa il funzionario archeologo. La minoranza: «I reperti ci sono e non si può escludere che interessino l’intera area», dichiara De Leonardis. Duro attacco anche sulla convenzione: «Approvazione frettolosa che non ha tutelato gli interessi dei cittadini»
Totale silenzio delle istituzioni su una circostanza che, di fatto, è già di dominio pubblico: tra gli scavi del cantiere eolico a Monte La Guardia sarebbero emersi tegoloni, ceramiche e strutture murarie. In mancanza di ufficialità il condizionale resta d’obbligo, anche se alcune evidenze saltano all’occhio. Da circa un mese, peraltro, sull’area interessata si scava a mano, seguendo le indicazioni della Soprintendenza. «Per noi, anche se nessuno lo comunica in maniera ufficiale, la situazione è chiara: sono emersi dei reperti e quelle che con una certa evidenza sembrerebbero delle strutture murarie. Da cittadini e amministratori – commenta il consigliere Nicola De Leonardis a nome del gruppo consiliare “Terre di Lavoro” – vogliamo sapere di cosa si tratta. Anche perché una delle aree destinate al basamento della pala eolica disterebbe pochi metri da queste apparenti “strutture”, e non si può escludere che esse continuino in tutta l’area. Peraltro, oggi esistono tecnologie per sondare il territorio senza nemmeno scavare. Per noi è impensabile procedere nei lavori senza un quadro chiaro dell’intera zona».
Prendendo spunto da alcuni studi pubblicati, residenti e appassionati di storia locale scommettono sulla possibilità che vi sia un vero e proprio abitato, piuttosto che una necropoli o delle mura difensive, come suggerito dal toponimo. «La probabile derivazione del toponimo attuale dal sostantivo germanico “wardja”, ovvero “posto a guardia” – ha scritto infatti lo studioso Nicola Busino in riferimento al rinvenimento di fittili acromi, tratti di cinta muraria e strutture affioranti nel sito di Monte La Guardia – ha per il passato indotto a formulare ipotesi che l’altura fosse sede di un insediamento altomedievale» (“La Media Valle del Miscano fra Tarda Antichità e Medioevo”, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2007, con la prefazione di Marcello Rotili). Osservazioni a cui si aggiungono segnalazioni di frammenti di ceramica rinvenuti durante i lavori agricoli, avvenute negli anni scorsi, con relativa consegna dei frammenti.
«Paradossalmente – riporta “Il Mattino” di Benevento – considerata la cronica carenza di fondi che attanaglia il settore dei restauri e della ricerca archeologica, proprio gli scavi per impianti e infrastrutture potrebbero costituire, attraverso l’archeologia preventiva, una delle poche occasioni per ampliare la conoscenza della storia e del patrimonio locale». Una sfida che vede gli abitanti del territorio in prima linea, come suggerisce la Convenzione di Faro tenendo in considerazione l’insostituibile relazione tra patrimonio culturale e comunità. Tocca costatare, tuttavia, che ancora una volta, tra istanze opposte, la tensione abbia sostituito l’auspicabile dialogo tra cittadini, aziende e istituzioni. Una tensione che s’inserisce appieno nel rituale processo di incontro-scontro tra comunità locali e impianti eolici.
Ad aver destato perplessità, nelle ultime settimane, è stata infatti anche la convenzione sottoscritta tra il Comune e la società. Per De Leonardis e gli altri consiglieri di opposizione si è trattato di «un’approvazione frettolosa ottenuta con i voti della maggioranza (al netto di un’astensione), che non ha tutelato gli interessi dell’intera collettività sangiorgese». Alla questione il gruppo consiliare “Terre di lavoro” ha dedicato un lungo manifesto, mettendo in discussione molti elementi della convenzione, tra cui le «somme da versare per le misure di compensazione», l’adeguatezza di «garanzie e possibilità di controllo delle somme dovute» e le possibili «penalizzazioni per le aziende agricole situate nell’arco di un chilometro dal parco eolico che volessero installare aerogeneratori sfruttando le opportunità previste dalla normativa sulle agro-energie in merito alla diversificazione della attività aziendale», che potrebbero impedire a queste aziende di «aumentare i relativi redditi».
Ancora una volta, dunque, la saga dell’eolico finisce per toccare elementi importantissimi, economici e identitari, delle comunità locali, lasciando in una parte dei cittadini l’amara sensazione di sentirsi “spossessati del proprio territorio”, soggetti a un gioco di forze più grande di loro. Una sensazione su cui non ci è possibile dare un giudizio definitivo e su cui auspichiamo una rassicurazione del primo cittadino, che siamo pronti a raccogliere.
Alessandro Paolo Lombardo
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Ignoto poeta e seminoto scrittore, nasce nell’ottobre del 1986 a Benevento. La furente surrealista prof. Maria Gabriella Guglielmi dà un senso al suo percorso universitario, conclusosi con una laurea magistrale in Storia e Critica d’Arte sul fenomeno da lui battezzato “restauro pop”. Dal 2007 al 2012 collabora a fini didattici e creativi con la cattedra di Storia della Fotografia dell’Università degli Studi di Salerno inaugurando con grumi metafisici la sua attività di videomaker, che oggi spazia da interviste dadaiste a videoinchieste rabbiose. Ha al suo attivo anche un corto, quasi due, e un evento multimediale in collaborazione con due amici pazzi, entrambi redattori di bMagazine. Esponente di una corrente letteraria dai tratti oschi e loschi (Oschi Loschi. Racconti solidi come castelli di carte, Never Mind 2011), è autore del testo Videomodernità. Eredità avanguardistiche e visioni ultracontemporanee tra video e arte (Aracne, 2011). Con bMagazine collabora dal 2008 per sconfiggere la depressione e nel 2012 diventa giornalista pubblicista. Dopo 5 anni di intensa attività giornalistica consiglia il prozac. Dicono di lui in redazione: “Uno che ha dato corpo alla sfida di Arthur Rimbaud contro la civiltà” (Luigi Furno). “Se Emilio Fabozzi non l’avesse raccattato probabilmente suonerebbe la tammorra alle feste paesane in cambio di fellatio e vino tuosto” (Guido Bianchini).
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