“Ci deve scappare il morto?”

“Ci deve scappare il morto?”

Alberto Fortunato_segnalazione pericolo giunto

“Ci deve scappare il morto?” E’ l’eco sinistro e ci auguriamo non premonitore, del grido di Alberto Fortunato, cittadino di Morcone, già politico praticante in passato, voce scomoda per tante “scomode posizioni”. Il buon Alberto recandosi qualche giorno fa in visita al Cimitero murgantino, lungo la viabilità comunale che costeggia la superstrada di collegamento della città di Campobasso con il capoluogo sannita, ha notato una pericolosità incombente che interessa un muro di sostegno in cemento armato alto circa cinque metri e lungo una cinquantina di centimetri circa. Bene, Fortunato, che ha competenza in materia per studi e professione esercitata prima del suo collocamento a riposo, ha constatato che il muro in questione presenta un giunto drenante di circa cinquanta centimetri svuotatosi di tutto il rilevato per circa due metri verso il centro strada e tre metri in senso longitudinale. C’è un vuoto, dunque, rispetto al quale Alberto Fortunato, tecnico in pensione, non si spiega “come la piattaforma stradale possa reggere al passaggio degli automezzi”. Ha prontamente segnalato il caso alla locale polizia municipale onde attivare ogni iniziativa (informazione agli organismi deputati) necessaria a garantire la pubblica sicurezza, prima di assistere impotenti ad altri irreparabili accadimenti. E’ evidente l’urgenza di provvedere ad una ispezione da parte degli enti investiti della problematica per competenza, al fine di stabilire il grado di pericolosità, rispetto al quale adottare, nell’immediatezza che il caso implica, gli opportuni provvedimenti, in primis, come fa notare Alberto Fortunato, meravigliato dell’attuale mancanza, il posizionamento quanto meno di una segnaletica di pericolo ben visibile agli ignari automobilisti. Ponti e viadotti da Nord a Sud, isole comprese, sono a rischio di crollo, alcuni già hanno ceduto nelle fondamenta anche per causa del perpetuo lavoro demolitore dell’incuria del tempo. Che dire? Che fare? Agire, intervenire senza altro indugio politico-istituzionale, di questo c’è bisogno. Solo qualche giorno fa Repubblica ci parlava di venti ponti a rischio in Italia, venuti fuori nell’inchiesta della Procura di Genova, diciotto sono i viadotti pericolosi sulle autostrade tra Liguria e Piemonte, uno sulla Napoli-Canosa di Puglia, un altro a Pescara sulla Bologna-Taranto. Ma evidentemente ce ne sono altre ancora di situazioni precarie da scoprire sulle pubbliche viabilità, diciamo, minori, e speriamo in tempo utile, prima del consumarsi di altri eventi drammatici: agghiaccianti rimarranno nella nostra mente e nei nostri cuori le immagini del cedimento strutturale improvviso del ponte Morandi a Genova, dei quarantatre morti sepolti dalle macerie, delle duecentocinquantotto famiglie estirpate dalle proprie case. Questo triste avvenimento è solo uno, forse il più eclatante, diciamo quello che è in cima alla lista di diversi altri funesti episodi accaduti di uguale drammaticità. Quante altre vittime vogliamo ancora contare?!

Gabriele Palladino