Da Alice a Bob Dylan, gli oltre 40 anni di musica di De Gregori
di Vanessa Mucciacciaro
Era il 1973 quando Francesco De Gregori incideva l’album Alice non lo sa, il suo primo lavoro da solista dopo le passate varie collaborazioni al FolkStudio. Chi avrebbe mai detto che quel ragazzo dai capelli rossi, chitarra in spalla e smisurata passione per la musica sarebbe diventato uno dei più grandi artisti del panorama musicale italiano! Di certo, a oltre quarant’anni dal primo successo, il cantautore romano vanta una carriera da far invidia.
Ventidue album in studio, quindici dal vivo e dodici raccolte. Oltre a premi e riconoscimenti. Per non parlare dei milioni di spettatori ai suoi concerti. Insomma, Francesco De Gregori è sicuramente un artista senza tempo né età. Del resto chi non ha mai ascoltato o canticchiato “La donna cannone”, “Buonanotte Fiorellino” o “La leva calcistica della classe ‘68”? Successi intramontabili che hanno affascinato e continuano ad affascinare intere generazioni. «La leggenda della musica leggera italiana», lo ha definito Bob Dylan, l’artista che più di tutti ha ispirato e influenzato la carriera del cantautore italiano, dopo la partecipazione di De Gregori alla colonna sonora del suo film Masked and anonymous con “Non dirle che non è così” (versione italiana di “If you see her, say hello” di Dylan).
E famosissime sono anche le collaborazioni del cantautore romano con indimenticabili artisti nostrani. Da Lucio Dalla a Fabrizio De André, passando per Pino Daniele e Franco Battiato, fino ad Antonello Venditti. Sulla scia di altri artisti italiani suoi contemporanei, De Gregori va ricordato non solo per esser stato l’autore di bellissime canzoni d’amore, come “Rimmel” o “Sempre e per sempre”, ma anche e soprattutto perché il suo impegno di cantautore lo ha visto protagonista di campagne contro la guerra e la violenza e in prima fila in battaglie di denuncia sulle più disparate questioni sociali.
“Viva L’Italia”. Una canzone sempre attuale e dal duplice aspetto. È un inno patriottico dedicato ai padri e alle madri della libertà e della democrazia, a tutti coloro che hanno lottato e lottano contro le mafie, contro le varie forme di terrorismo e che hanno lavorato e lavorano onestamente. È al tempo stesso un urlo di denuncia verso tutti coloro che hanno tentato e tentano ancora oggi di distruggere la nostra bell’Italia per mano del più becero malaffarismo.
“Cercando un altro Egitto”. Forse una delle canzoni più eterogenee ed introspettive firmate Francesco De Gregori. Dalla repressione del terzo reparto celere sui manifestanti antifascisti nei primi anni ’60, alla figura dell’«ufficiale uncinato che indica col dito le grandi gelaterie di lampone che fumano lente», immagine rievocativa dei forni crematori nazisti.
“Il panorama di Betlemme”. «Cielo senza riparo e sipario di fiamme», un continuo susseguirsi di straordinarie metafore per raccontare l’occupazione militare e l’apartheid israeliana in Palestina.
E infine “Generale”, “Il bandito e il campione”, “Buffalo Bill”.
Insomma un artista a tutto tondo che alla veneranda età di sessantacinque anni continua ancora ad emozionarci e stupirci con nuovi progetti come De Gregori canta Bob Dylan. Amore e Furto, l’ultimo successo discografico contenente undici cover dell’artista statunitense tradotte in italiano. Ma del resto «chi l’ha detto che non si deve provare a provare?». Era il ‘92 e Francesco intonava così “Viaggi e miraggi”.
A circa vent’anni dall’esordio della canzone mi verrebbe quasi da dire che quel consiglio, racchiuso nelle note di un paio di strofe e un ritornello, lui lo ha seguito alla lettera. Ed è riuscito. È riuscito alla grande.
https://sognidiunmondodiverso.wordpress.com