Intervista: Totò Perugini

Intervista: Totò Perugini tra i problemi dell’Italia e le nuove mischie
Di DuccioFumero @DuccioFumero

In vista di Italia-Irlanda della Rugby World Cup abbiamo chiacchierato con l’ex pilone azzurro, ora opinionista su Sky. Ecco le sue parole, senza ipocrisie.
Non si è perso un minuto di questi Mondiali e la sera, alle 23, lo abbiamo visto con Fabio Ongaro a commentare la giornata ovale a “Quarto Tempo” con Federica Lodi e Stefano Meloccaro che si alternano nella conduzione, in compagnia di Giulia Candiago. Salvatore Perugini, però, è soprattutto un ex azzurro ed ex pilone. Chi, dunque, meglio di lui per parlare del periodo difficile dell’Italrugby e, in particolare, della mischia? Ecco cosa ha raccontato a Rugby 1823.
Ciao Totò, come hai visto queste prime due settimane di Rugby World Cup? Quali sono le tue sensazioni?
Quello che è evidente è che è cresciuto il livello generale del gioco. Tutte le piccole, anche al di là della vittoria del Giappone sul Sud Africa, hanno dimostrato di aver programmato molto bene e sono cresciute molto in questi quattro anni. Dalla Namibia alla Romania, passando per il Canada, non si vedono più quei divari netti di una volta.

Ti aspettavi che l’Italia avrebbe sofferto così tanto nei primi due match?
L’Italia ha sicuramente sofferto molto. Nel rugby ci sono partite che devi vincere e altre che, se le vinci, hai ottenuto un grandissimo risultato. Per noi le vittorie obbligate sono quelle con Canada e Romania, ma invece con il Canada abbiamo sofferto molto, è mancata quella determinazione che ti fa vincere senza problemi. Siamo sinceri, se il Canada avesse vinto non avrebbe rubato nulla. Ma hanno vinto gli azzurri e questo era l’obiettivo.

Si dice sempre che nel rugby si vince e si perde in XV, ma l’assenza di Sergio Parisse ha pesato moltissimo. Come mai?
L’assenza di Sergio è stata determinante, perché è un giocatore carismatico e fondamentale per una realtà come la nostra. Il rugby, in verità, non si gioca in XV ma in 25/30 e tutti danno il loro apporto. Ma ci sono giocatori che per la loro leadership danno qualcosa in più, una confidenza maggiore ai compagni e la loro presenza fa giocare tutti meglio. In passato non era così, ma oggi si vede come l’assenza di qualche elemento cambi le dinamiche nelle squadre. E l’Italia è una squadra in crescita, dove la presenza di un leader carismatico come Sergio è importantissima.

Nonostante le sofferenze azzurre l’interesse per la Rugby World Cup è stato più che buono. In totale, dall’inizio della Rugby World Cup, sono stati 1.771.589 gli spettatori unici che si sono sintonizzati sui canali Sky Sport per seguire in diretta l’evento. In particolare, nel giorno di Italia-Francia i contatti unici nell’intera giornata sono stati 1.016.536 e il match d’esordio degli azzurri, in onda alle 21, ha raccolto 208.438 spettatori medi.

Dopo Italia-Francia Brunel e Castro si sono lamentati per l’arbitraggio in mischia. Senza tornare sulle polemiche, è veramente così difficile arbitrare la mischia e, di conseguenza, giocare in mischia oggi?
Le nuove regole sono chiare: si vuole avere mischie meno sporche, penalizzandole per favorire un gioco più dinamico e spettacolare. La mischia è qualcosa per pochi, per appassionati e addetti ai lavoro, mentre si vuole favorire altro. Così arbitrare è diventato più complicato. Gli arbitri non hanno la capacità di capire chi è realmente in difficoltà, non hanno il vissuto necessario. E’ ovvio che fa fallo chi soffre, ma gli arbitri per sicurezza nel 90% dei casi puniscono chi difende, pensando che sia naturalmente in difficoltà. E nel 90% dei casi penalizzano l’Italia. Ma lamentarsi non è la soluzione, anche perché se lo fai poi contro il Canada devi dominare, se no il discorso non regge. Il problema va risolto in campo, se domini la mischia poi puoi dire che l’arbitro sbagliava, se soffri anche con i canadesi no.

Restando in mischia, le nuove regole hanno favorito alcune squadre che tradizionalmente non erano forti, penalizzando chi dominava, come l’Italia. Perché?
La mischia vista dal di fuori appare qualcosa di semplice, banale. Otto uomini che spingono. Punto. In verità si tratta di un gesto molto tecnico. Più sono le variabili (come con le vecchie regole, ndr.) più è difficile farla, meno sono le variabili (oggi, ndr.) più si può far valere la prestanza fisica e nascondere i propri limiti tecnici. Le Samoa viste ai Mondiali ne sono l’esempio migliore. Come dicevo, oggi si vuole sempre più spettacolo, penalizzando la qualità tecnica della mischia. Si vogliono più minuti di gioco, ridurre i tempi in mischia per accattivare più pubblico. Forse è giusto così, ma a me che ho vissuto in mischia per anni, quando la tecnica era qualcosa di bellissimo ed emozionante, non piace, ma è un giudizio personale.

Grazie della lezione Totò. E ora, chiudiamo con la domanda più classica e banale: cosa ti aspetti da Italia-Irlanda?
Mi aspetto una grande partita. Noi italiani, anche in passato quando giocavo io, abbiamo vissuto già molte situazioni difficili come oggi, ma ne siamo sempre usciti con una reazione di carattere. Vincere, oggi come oggi, sarebbe un’impresa al pari di quella del Giappone con gli Springboks, ma credo che comunque una prestazione di qualità e carattere che dimostri che la squadra c’è sia fondamentale. Per il morale della squadra, ma anche di tutto il movimento, dove vedo un po’ di demoralizzazione.
http://rugby1823.blogosfere.it/post/545200/intervista-toto-perugini-tra-i-problemi-dellitalia-e-le-nuove-mischie