Da soldato ho servito la Patria, aiutatemi

“Da soldato ho servito la Patria, aiutatemi. Ma per lo Stato sono già morto”

Il maresciallo Marco Diana lancia su Facebook un video-appelo: “Un documento ufficiale dice che sono un soldato morto.  Aiutatemi”
Claudio Cartaldo

“Io sono vivo, ma sto morendo”. Inizia così lo straziante appello del maresciallo Marco Diana, lanciato su Facebook.

Sono 16 anni che il soldato, dopo una vita passata a servire lo Stato nelle fila dell’esercito, combatte contro il
peggiore dei nemici: un tumore che non gli sta lasciando scampo. Lui combatte con forza, ma le sue armi sono spuntate. E  la colpa, dice lui, è dell’Italia che lo ha abbandonato al suo destino. Dimenticato. E anche “ufficialmente dichiarato  morto”.
L’appello del militare malato di cancro

Esatto. Non è uno scherzo. Marco Diana nel video-appello su Fb (guarda) fa riferimento ad un documento ufficiale
dell’Italia che lo dichiara morto. Morto e sepolto. Peccato che lui sia vivo. O almeno questo è quello che sostiene nel
video, parlando di un documento secretato: “Ufficialmente deceduto. Così è scritto in questo documento che mi avevano  garantito sarebbe stato modificato – dice nel video – Invece non è ancora stato fatto. Mi domando perché risulto ancora  deceduto per la Repubblica Italiana? Io ho una risposta: perché se ufficialmente sono morto le commissioni di inchiesta  non possono chiamarmi per farmi domande sul mio stato di salute. Non possono pagare un biglietto, un albergo, vitto,  alloggio e accompagnatore a un morto, per essere sentito. Perché non vogliono sentirmi? Perchè sono l’unica prova vivente  con documenti alla mano, con i quali posso fare nomi e cognomi di chi ha creato le morti di tutti noi cittadini italiani  mandati a morire dalla Repubblica Italiana, in nome e per conto del popolo italiano, in zone di guerra. Ci hanno voluto  dimenticare. Perché diamo fastidio, siamo scomodi, i loro errori non devono essere visti. Ecco l’unico motivo che mi posso  dare del perché risulto ancora ufficilamente deceduto”.
1467124706-11062658-129137417504890-6769953703475324725-nDopo 10 anni di missioni passate, come racconta, tra il Kosovo e la Somalia, ha scoperto di avere un tumore probabilmente  collegato alle sostanze tossiche con cui è stato a contatto durante la sua carriera militare. “Mercurio, cromo, cadmio,  arsenico, piombo e uranio impoverito” lo avrebbero inchidato ad una sedia, schiavo del suo tumore. Vittima anche del  silenzio delle istituzioni.Le cure cui si sottopone sono molto costose e lo Stato non lo aiuta, proprio perché lo considera ufficialmente morto. “Per  pagarmi le cure – racconta – mi sono indebitato e ho venduto casa”. Ma ora non basta più. Per questo su Facebook ha  indetto una raccolta fondi. “Vi prego aiutatemi – scrive – diffondete il mio grido disperato per rimanere ancora vivo”.