AAA Raccomandata spedita in data odierna alla RAI Radiotelevisione italiana ( Direzione Generale) Milano, 20/05/2016
Raccomandata a/r
Spett.le
RAI – Radiotelevisione Italiana S.p.A.
Direzione Generale
Via Mazzini, 14
00195 Roma
Oggetto: Fiction “Il Sistema” su RAI 1 – puntata del 17.05.2016
Spett.le Direzione Generale RAI, nella serata di martedì 17 maggio u.s. su RAI 1 era in onda una puntata della fiction “Il Sistema”. Nel corso della stessa, precisamente al minuto 13 e 35 secondi, i telespettatori, mentre si svolgeva un dialogo tra i protagonisti, hanno potuto ascoltare queste parole: “Certo Lombroso aveva ragione, guarda se queste non sono facce da delinquenti, precise, ci manca Valmozza e abbiamo tutto il mazzo…”.
Se è vero che la RAI è anche servizio pubblico, non può, in nome di una ricercata spettacolarizzazione persino dei dialoghi di una fiction, rendersi responsabile di contenuti fortemente diseducativi e che confliggono con percorsi e verdetti della nostra storia scientifica.
Far passare con tanta disinvoltura, destinatari milioni di telespettatori, l’idea che “…Certo Lombroso aveva ragione…”, ovvero inculcare nelle menti di milioni di italiani il concetto che il suddetto Cesare Lombroso sia stato artefice di un successo scientifico, con le sue teorie, significa rendersi autori di un messaggio straordinariamente erroneo e antieducativo.
Cesare Lombroso (Verona 1835 – Torino 1909), presunto fondatore della nostra antropologia criminale, ha avuto tutt’altro che ragione con i suoi grossolani studi che di scientifico hanno avuto ben poco, tanto da arrivare persino ad essere cancellato nel 1882 dall’albo nazionale degli antropologi. La teoria di Lombroso dell’uomo delinquente per natura, riconoscibile tramite la semplice fisiognomica (e che nella puntata della fiction in oggetto si è tentato con estrema faciloneria di avallare), si è rivelata già ai suoi tempi un’autentica bufala, per quanto il falso scienziato abbia cercato in tutti i modi escogitarne un fondamento, incorrendo colpevolmente in grossolani pasticci pseudo-scientifici (oltre che in vere e proprie condotte illecite).
Persino nella letteratura “alta” sono frequenti le citazioni sulla pochezza di Cesare Lombroso: Joseph Conrad, tra i maggiori scrittori inglesi di tutti i tempi, nel suo romanzo The Secret Agent, pubblicato nel 1907, scriveva infatti così: “Denti e orecchie il marchio del criminale? Davvero? E che dire della legge che lo marchia a fuoco inventata dai satolli per difendersi dagli affamati? Non vi par di sentire ardere e sfriggolare la grossa cotenna della povera gente? È così che si fanno i criminali perché il vostro Lombroso possa scriverci sopra le sue stupidaggini […]”.
Il quale Lombroso per Conrad è solo “un eccentrico che scrisse un cumulo di sciocchezze su criminali con teste deformi […]”.
Per trovare conferma alle sue inconcludenti teorie sulla delinquenza atavica e sulla fisiognomica, Cesare Lombroso per anni si è appropriato indebitamente di cadaveri presso carceri e manicomi, ha sottratto spoglie di militari deceduti e saccheggiato i cimiteri del nord Italia. Tali illeciti sono stati messi nero su bianco dallo stesso Lombroso, nell’articolo “Il mio museo criminale”, pubblicato ne “L’illustrazione italiana”, 1906, pagg. 302-306: “Il primo nucleo della collezione era cominciato nell’esercito, dove, oltre che misurare cranilogicamente migliaia di soldati, avevo accuratamente conservato dei morti il cranio e i cervelli; questa collezione venni man mano crescendo, con lo spoglio dei vecchi sepolcreti Sardi, Valtellinesi, Lucchesi, Piemontesi, fatto da me e dai miei amici di Torino e Pavia. Non passava giorno che a Pavia prima, a Pesaro e a Torino poi non cercassi di aumentare la raccolta con crani dei pazzi e dei criminali morti nei manicomi e nelle carceri […]”.
Lombroso è arrivato ad impossessarsi per i suoi fallaci esperimenti persino di cadaveri dei soldati caduti nella battaglia risorgimentale di Custoza, nel 1866, come rivela un altro suo scritto, “L’uomo bianco e l’uomo di colore. Letture su l’origine e la varietà delle razze umane” : “[…] Il Romiti in uno studio accuratissimo di 100 crani di pazzi trovò proporzioni molto simili cioè 12%, Peli solo 4,55 ma in numero più scarso di casi. Nei casi normali la si rinvenne dal Romiti nella proporzione di 5% ed io in 1320 militari morti a Custoza la trovai nella proporzione del 4,1% […]” (il riferimento della truce investigazione è la favolistica traccia anatomica del criminale per natura, ossia la cosiddetta fossetta occipitale mediana, autentica impostura scientifica ma vera ossessione per Cesare Lombroso).
Le battaglie di Custoza sono state due: la prima venne combattuta il 25 Luglio del 1848, con la morte di 212 piemontesi e 175 austriaci, mentre la seconda, svoltasi il 24 giugno 1866, vide morire 714 soldati italiani e 1170 austroungarici. Poiché afferma di essersi appropriato dei resti di ben 1320 soldati, Cesare Lombroso non può che riferirsi ai militari deceduti nella battaglia del 1866. Questo significa che oggi nel Museo di (pretesa) Antropologia Criminale “Cesare Lombroso” di Torino, dove i reperti indebitamente sottratti sono confluiti, si trovano esposti al pubblico i resti di coloro che hanno combattuto e sono morti nella Terza Guerra d’Indipendenza.
Il Comitato Tecnico Scientifico “No Lombroso” è sorto a Milano, nel maggio 2010, proprio come reazione al contesto fin qui tracciato, con le sue madornali lacune di ordine scientifico, morale, giuridico, etico e politico e nell’intento di svolgere ogni e più ampia attività di studio, ricerca e documentazione, al fine di perseguire qualsiasi forma di intolleranza, violenza, censura, discriminazione e razzismo. Sono questi caratteri di cui è permeata l’intera attività di Cesare Lombroso, a cui, infatti, va ascritto il contributo alla rovinosa teoria delle Due Italie: ponendo le basi etniche per la radicale rinunzia ad utilizzare nel processo di ammodernamento del Paese le potenziali risorse umane, economiche, politiche e intellettuali del Mezzogiorno.
Ascoltare in una seguita fiction in onda su RAI 1 “…Certo Lombroso aveva ragione…” non poteva rimanere senza adeguato biasimo, per la superficialità con cui ci si approccia a materie e sconfessati protagonisti di un patrimonio scientifico altrimenti invidiatoci da tutto il mondo
Cordiali saluti,
Dott. Ing. Domenico Iannantuoni
Comitato Tecnico Scientifico “No Lombroso”
[Il brano citato è rinvenibile nel recente saggio della Prof.ssa Maria Teresa Milicia, docente di Antropologia Culturale, “Lombroso e il brigante. Storia di un cranio conteso”, Salerno Editrice, Roma, 2014.
Si tratta della seconda edizione, con aggiunta di appendici e incisioni, pubblicata dai Fratelli Bocca Editori, Torino, nel 1892. La prima edizione riporta invece al 1871, per i tipi dell’Editore Sacchetto di Padova. [L’oggetto dell’investigazione citata era la favolistica traccia anatomica del criminale per natura, ossia la cosiddetta fossetta occipitale mediana.]