Computer, smartphone e tablet non pagano il canone Rai

Computer, smartphone e tablet non pagano il canone Rai

Lo stabilisce in una nota il ministero dello Sviluppo Economico. Era stato il Consiglio di Stato qualche giorno fa a chiedere all’azienda televisiva pubblica un chiarimento sulla definizione di apparecchio televisivo. Il sottosegretario Giacomelli conferma lo slittamento alla metà di maggio dei termini di presentazione delle domande di esenzione

di ROSARIA AMATO

Computer, smartphone e tablet non pagano il canone Rai
Il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle telecomunicazioni Antonello Giacomelli (ansa)
ROMA – Solo i proprietari di apparecchi televisivi devono pagare il canone Rai. La tv ai tempi di Internet si può guardare anche su computer, smartphone, tablet, ma, chiarisce il ministero dello Sviluppo Economico in una nota, il canone riguarda solo gli apparecchi televisivi, cioè “un apparecchio in grado di ricevere, decodificare e visualizzare il segnale digitale terrestre o satellitare, direttamente (in quanto costruito con tutti i componenti tecnici necessari) o tramite decoder o sintonizzatore esterno”.

ll chiarimento si è reso necessario per via delle contestazioni mosse qualche giorno fa dal Consiglio di Stato. In un parere sul decreto ministeriale che regola le nuove norme sul canone Rai (che da quest’anno si paga con la bolletta dell’elettricità), il Consiglio di Stato ha infatti obiettato che nel provvedimento manca una “definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo”, che in passato non serviva ma adesso è necessaria visto che i programmi televisivi viaggiano anche in Rete, e si possono guardare attraverso diversi strumenti tecnologici.

Ciò che caratterizza un apparecchio televisivo, spiega inoltre la circolare del Mise, firmato dal direttore generale Eva Spina, è la presenza del “sintonizzatore per il segnale digitale terrestre o satellitare”, che viene definito come “un dispositivo, interno o esterno, idoneo a operare nelle bande di frequenza destinate al servizio televisivo secondo almeno uno degli standard previsti nel sistema italiano per poter ricevere il relativo segnale Tv”.

Il problema in effetti, prima ancora che dal Consiglio di Stato, era stato sollevato da diversi utenti, e già sul sito della Rai era stato spiegato che “di per sé i computer, se consentono l’ascolto e/o la visione dei programmi radiotelevisivi via Internet e non attraverso la ricezione del segnale digitale terrestre o satellitare, ed i vecchi televisori analogici non sono assoggettabili a canone”.

Il Consiglio di Stato ha fatto poi altre due obiezioni: la prima è sostanziale, e riguarda l’assenza di adeguate garanzie sul rispetto e tutela della privacy. L’altra è invece procedurale: la stesura e la pubblicazione del decreto andavano fatte “di concerto” con il ministero dell’Economia. Rispetto alla privacy, dice il sottosegretario alle Comunicazioni Antonio Giacomelli, il Mise “ha inteso recepire e valorizzare suggerimenti del Consiglio di Stato, sicchè anche a seguito di una costruttiva interlocuzione con il Garante Privacy, nella versione finale del decreto ministeriale si sono previste specifiche disposizioni a tutela della riservatezza dei dati personali e si è altresì stabilito che le imprese elettriche tratteranno i dati acquisiti esclusivamente ai fini dell’addebito delle rate relative al canone Rai nella fattura elettrica o del rimborso del canone non dovuto, nonchè ai fini del riversamento delle somme relative al canone Rai all’Erario”.

Giacomelli, rispondendo a un’interrogazione in commissione Trasporti della Camera sulle osservazioni del Consiglio di Stato sul decreto ministeriale,

ha confermato che ci sarà tempo fino a metà maggio per presentare la dichiarazione di esenzione per il canone Rai: slittano dunque i termini inizialmente previsti, e cioè il 30 aprile per gli invii postali e il 10 maggio per gli invii telematici.