“Perché dedicare oggi, in un tempo che pensa poco, ha poca fede, poco amore della storia e della cultura umanistica una biografia a Giambattista Vico? Perché è il più grande pensatore italiano, di quell’Italia di cui fu padre Dante Alighieri sette secoli fa. Misconosciuto, incompreso, più spesso frainteso, o ridotto a qualche tormentone scolastico, Vico è il filosofo che apre nuovi mondi e ci collega ai mondi più antichi; dei miti, della romanità, della cristianità, della tradizione, della civiltà mediterranea. E’ il pensatore che ha cercato il punto di confluenza tra la filosofia, la religione, il mito e la storia, preceduti dalla poesia ed ha pensato con mente eroica una Scienza nuova, che è il titolo del suo capolavoro di tre secoli fa.
Ci sono tante ragioni di pensiero, tante curiosità di vita e di storia, tanti intrecci col suo tempo e col nostro, che meritavano di essere raccontati. Vico dei miracoli è un noto punto di Napoli, ma è la metafora di un pensiero miracoloso, non solo per i suoi riferimenti alla grazia della Provvidenza. E mentre la vecchiaia avanzava, Vico insegnava ai suoi alunni, che più la storia avanza più il mondo si rinnova e anziché invecchiare ringiovanisce…
Difatti la storia va avanti e va indietro, secondo Vico, tra ascese e cadute; progredisce, ma segue i cicli, come la natura, dunque ritorna al cammino precedente. Ma non torna al passato, non cancella le esperienze accumulate. È un cammino a spirale, in cui ogni curva è analoga a quella corrispondente del precedente giro, ma non è uguale. Una visione originale che concilia la visione pagana classica, ciclica della storia, e la visione cristiana, che vede la storia come un cammino verso l’infinito.”
Marcello Veneziani, dal libro “Vico dei miracoli”
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