Umanità infuriata dal Nulla e vanità del Tutto
Insieme alle palme accarezzate dal vento misuro, (a dirla come Heidegger), una “certa intima storia dell’esistenza umana”. “Nulla”, “Tutto”, “Approvare”, Distruggere”, mi appaiono contrassegni delle sponde di un fiume, verso le quali oscillo, annoiandomi. Vorrei spingermi oltre “le mura fiammeggianti del mondo” (Camus); sono in rivolta con il consenso scaturito dalle mie certezze di “vita”; soffoco l’ironia che puntella la mia lingua, e né il cuore, né l’immaginazione partecipano a questa mia inquietudine, anzi mi bacchettano! “Faccio” in me una specie di silenzio e accompagno la condizione di non-familiarità con il tutto e con tutte le parti di cui è costituito. Negli aghi sottili delle foglie sbriciolo umani nell’aria di vetro; ce la farò a scomporre questo terrore ubriaco, questo inganno consueto che temo costantemente? Zitta, quando sarà tardi, me ne andrò, rinnegando i segreti alienanti degli umani: sfide, rancori, silenzi, guerre e persino pace. Intanto, l’ultima goccia, ormai fredda, di caffè mi distrae. La bevo.
M Pia Sevaggio