Per vincere una guerra si deve combatterne una
di Daniel Greenfield 13 ottobre 2023
Pezzo in lingua originale inglese: To Win a War, Fight One
Traduzioni di Angelita La Spada
Per Israele, vincere questa guerra significa distruggere Hamas, i suoi leader, i suoi terroristi e i suoi sostenitori con ogni mezzo necessario, e proteggere il territorio da dove i miliziani sono entrati in azione in modo che non possa essere utilizzato per compiere altri attacchi. Nella foto: Soldati dell’IDF, il 10 ottobre, si apprestano a rimuovere i corpi di quattro civili israeliani uccisi sabato dai terroristi di Hamas, a Kfar Aza, in Israele. (Foto di Alexi J. Rosenfeld/Getty Images)
Da persone civili, abbiamo perso il contatto con alcuni concetti basilari. Come la guerra.
Ci lamentiamo del fatto che non vinciamo più le guerre, ma è perché non le combattiamo. Piuttosto, poniamo in essere interventi armati con dimensioni limitate e finalità circoscritte contro gli insorti. Cerchiamo di stabilizzare gli Stati falliti. A volte entriamo, eliminiamo qualche terrorista e poi torniamo a casa. I veterani di guerra, le cui ferite sono molto reali, stanno lì a chiedersi se è a questo che dovevamo arrivare. Lo stesso dicasi per le famiglie degli uomini che sono morti combattendo in una guerra che non è mai stata una guerra.
Per vincere una guerra, si deve combatterne una.
Se il tuo nemico sta combattendo una guerra e tu stai combattendo qualcosa di meno di una guerra, il nemico vincerà.
Le azioni di polizia, i processi di nation-building e via dicendo hanno obiettivi vaghi e mal definiti, mentre le guerre ne hanno di molto chiari.
Le guerre o si vincono o si perdono. Ecco perché raramente i governi moderni amano combatterle. (…) Una volta che si dichiara una guerra, si sa che la si deve vincere.
Combattiamo cose che non sono guerre per “stabilizzare” le regioni. Le guerre non si combattono per la stabilità, ma per la distruzione. Per vincere una guerra, occorre distruggere il nemico. Questo è ciò che fecero gli Stati Uniti e i loro alleati durante la Seconda guerra mondiale, riversando morte e distruzione sulla Germania nazista e sul Giappone imperiale in modi che ancora fanno rabbrividire i progressisti moderni.
“I nazisti sono entrati in guerra con l’illusione piuttosto infantile di poter bombardare chiunque altro senza essere bombardati a loro volta”, disse nel 1940 Arthur Harris, comandante in capo del Bomber Command della Royal Air Force (RAF).
“Più colpiremo duramente, più tedeschi uccideremo. Più tedeschi uccideremo, minore sarà il numero delle nostre perdite. Colpire più duramente significa meno vittime. Voglio che tutti voi lo ricordiate”, disse il generale George Patton alla Terza armata.
La fissazione di Franklin D. Roosevelt di dichiarare guerra al Giappone portò al raid del tenente colonnello Doolittle. Una delle bombe di quell’incursione aerea colpì una scuola. “È assolutamente impossibile bombardare un obiettivo militare situato vicino ad abitazioni civili senza il pericolo di danneggiare anche le abitazioni civili. Questo è un rischio che si corre in guerra”, aveva avvertito Doolittle.
Ecco cos’è la guerra. Ecco perché le guerre non dovrebbero essere combattute alla leggera. Ma quando si combattano, lo si fa per vincerle.
Una guerra giusta si basa su una fondamentale chiarezza morale riguardo ai propri nemici, e non in merito alle proprie tattiche. Crimini di guerra è un termine privo di significato a meno che non venga utilizzato per le violazioni di un accordo tra i due combattenti o la popolazione civile che non è parte del conflitto. Non è questo il caso di Gaza. Ed è raramente il caso quando si combattono i terroristi islamici.
Gli Stati Uniti hanno affrontato le torture, le esecuzioni capitali, gli abusi, gli esperimenti medici e il cannibalismo delle nostre truppe da parte dei giapponesi con crescente determinazione a vincere a qualunque costo. Questo è stato il prezzo per Hiroshima e Nagasaki. Non si trattò di crimini di guerra, fu così che un regime di mostri che commise indicibili atrocità fu infine costretto ad arrendersi.
Questo è ciò che significa lottare per vincere.
Vincere contro Hamas non significa sganciare qualche bomba sugli edifici, organizzare un’incursione limitata, eliminare alcuni leader di Hamas e poi lasciare che Turchia ed Egitto negozino una tregua. Questa non è una guerra.
Vincere significa distruggere Hamas, i suoi leader, i suoi terroristi e i suoi sostenitori con ogni mezzo necessario, e proteggere il territorio da dove i miliziani sono entrati in azione in modo che non possa essere utilizzato per compiere attacchi simili.
Israele può combattere e vincere una guerra del genere? Sì, può farlo. Lo farà? Questo è il punto.
Israele, come l’America, ha cercato di non combattere guerre. Ecco ciò che ha portato agli orrori degli attacchi lanciati in un giorno di festa solenne [che chiude il periodo festivo di Sukkot]. Israele potrebbe voler combattere e vincere una guerra prima che sia troppo tardi.
Daniel Greenfield è Shillman Journalism Fellow presso il David Horowitz Freedom Center.