𝐋’𝐎𝐜𝐜𝐢𝐝𝐞𝐧𝐭𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐥 𝐩𝐞𝐠𝐠𝐢𝐨𝐫 𝐧𝐞𝐦𝐢𝐜𝐨 𝐝𝐢 𝐬𝐞 𝐬𝐭𝐞𝐬𝐬𝐨
I massacri di Hamas in Israele e l’invasione dell’Ucraina sono stati letti come un attacco all’occidente che impone agli occidentali di schierarsi.
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L’Occidente è il peggior nemico di se stesso
di Marcello Veneziani
16 Ottobre 2023
I massacri di Hamas in Israele e l’invasione dell’Ucraina sono stati letti come un attacco all’occidente che impone agli occidentali di schierarsi. Si tratta in realtà di due casi diversi: se l’attacco di Hamas ha una valenza ostile anche nei confronti dell’Occidente, l’invasione russa dell’Ucraina non era rivolta contro l’Europa ma mirava al più a ripristinare l’area d’influenza russa, come ai tempi degli Zar e dell’Urss ed evitare basi Nato ai confini russi.
Ma in entrambi i casi sale l’appello a difendere l’Occidente e a schierarsi di conseguenza.
È inutile negarlo ma nel mondo “conservatore” riaffiora un bivio ineludibile tra chi si schiera sempre e comunque dalla parte dell’Occidente, in primis degli Usa, e chi non si riconosce in un Occidente che rinnega le sue identità e le sue stesse matrici; la sua storia, il suo pensiero, la sua tradizione, la sua fede, le sue comunità naturali e corre verso una deriva postumana e nichilista. Si gira intorno a questa divaricazione ma non possiamo eluderla. È facile schierarsi con l’Occidente e con tutto ciò che esso esprime, se si riconosce senza indugi il suo modello economico e sociale come il non plus ultra; i suoi interessi, il suoi fluidi stili di vita e la sua prevalente ideologia, come la rappresentazione del bene, della libertà, della democrazia, dei diritti, del progresso e del benessere. E viceversa, è facile schierarsi contro l’Occidente se si è nemici del modello capitalista, del consumismo sfrenato, del colonialismo passato oppure se si vive con vergogna e senso di colpa l’eredità storica, civile e religiosa dell’Occidente e del suo “imperialismo”.
Ma diventa più difficile schierarsi di qua o di là se da un verso si ama la civiltà da cui proveniamo e dall’altro si detesta la sua decadenza e il suo rinnegamento; e il primato dell’individualismo, dell’economia, della tecnica, l’assenza di valori salvo i codici ideologici woke, black o politicamente corretti. Se sei sempre e comunque dalla parte dell’Occidente, ti appiattisci nella difesa di questo Occidente che rinnega la sua civiltà, le sua identità e le sue radici greche, romane e cristiane. Alla fine difendi solo il suo livello di benessere e la sua potenza, rinunciando a tutto il resto, mettendo a rischio pure la libertà e la democrazia. Se viceversa ti opponi all’Occidente, rischi di lavorare per i carnefici o per i nemici, dal fanatismo islamico alla dittatura cinese e di sostenere regimi e paesi che negano la libertà, i diritti e la democrazia. Non ci piace questo Occidente, e la supremazia americana, ma potremmo mai schierarci con i paesi del Brics e i loro nuovi alleati, ben sapendo stiamo comunque nel campo avverso? Ci si può schierare dalla parte di Putin, degli ayatollah o di Xi jinping perché si detesta questo Occidente? Bisogna andare oltre gli apocalittici e gli integrati.
Sul piano culturale o dei principi, si può trovare un punto di coerenza, abbracciando la civiltà e criticando alcuni aspetti della civilizzazione, amando e sostenendo la nostra identità nazionale, europea e mediterranea, civile e religiosa, e rigettando il modello globale uniforme e alienante promosso dal tecnocapitalismo. Attivando la capacità di distinguere sul piano internazionale (es. l’India è un interlocutore preferibile rispetto alla Cina).
Ma quando la storia ti costringe a scegliere di qua o di là del campo, e in tempi rapidi e cruenti; quando c’è una guerra in corso, o uno sterminio, che fai, resti nel mezzo, ti chiudi nella torre, scegli l’uno o l’altro sapendo comunque di tradire una parte essenziale del tuo essere europeo? C’è chi risolve tutto agitando senza indugi le bandierine del momento, quella ucraina, quella israeliana, come fa il presente governo; accetta l’elementare manicheismo dei media e dei soggetti più forti d’Occidente, non si pone domande critiche, non riconosce i precedenti e i presupposti, non vede le cose da più punti d’osservazione, non calcola gli effetti a lungo raggio, i dolori e i risentimenti di rivalsa che suscita. Divide in assoluto tra vittime e carnefici, senza porsi il problema se i carnefici di oggi sono le vittime di ieri e viceversa; è più facile il messaggio e magari è più vantaggioso, anche sul piano personale. Ma per chi ama la realtà e la verità e ha a cuore alcuni principi, non c’è una soluzione così semplice e unilaterale. Non resta che attenersi al senso della realtà, al primato del bene o dove non è possibile, alla preferenza del male minore, alla distinzione dei piani, dei tempi e delle priorità, all’equilibrio, nella considerazione dei diversi punti di interesse e di osservazione. Per fare un esempio a caldo sul presente, sconfiggere il terrorismo di Hamas è una priorità da condividere, ma il programma non può essere solo la salvaguardia di Israele, sacrosanta, senza considerare la necessità di garantire la vita al popolo palestinese e dar loro uno stato e un territorio. Le frustrazioni e i diritti elementari negati armano gli estremismi e minano il futuro assai più delle trattative e dei negoziati.
Enormi questioni premono sullo sfondo e richiamano il tema della cristianità al tramonto, la questione della tecnica che tutto pervade, l’accettazione o meno del capitalismo come orizzonte insuperabile, correggibile o superabile. E poi il rapporto tra Europa e Stati Uniti, e tra l’Europa e il resto del mondo. L’Occidente non è un blocco compatto, dire occidente significa designare almeno tre mondi irriducibili tra loro, anzi spesso divergenti: gli Stati Uniti, l’America latina e l’Europa. Una ragione in più per accantonare l’idea di Occidente come un corpo unico e parlare da un verso di Europa o di arcipelago delle patrie, e dall’altro di Multiverso, cioè di un mondo plurale con più aree di coesione.
Proprio il realismo dovrebbe imporci di partire da una considerazione: l’Occidente non è il mondo intero né il paradigma dell’universo ma è ormai una realtà minoritaria, destinata ad essere sempre meno centrale, se non soccombente, in molte sfide e tanti ambiti. Un Occidente che per giunta si vergogna di sé stesso, della sua identità, della sua storia e della sua cultura, tradizione e religione. All’interno dell’Occidente le priorità e gli interessi europei non coincidono con quelli atlantici. La conseguenza è accettare l’idea di un mondo multipolare, considerare l’Europa una di queste aree e superare la pretesa che gli Usa possano continuare ad essere gli arbitri supremi del pianeta. Quanto questa posizione si allontani o si incontri con quella del presente governo ci interessa poco: qui non si tratta di destra o di sinistra. Si tratta di difendere la realtà, il buon senso, l’equilibrio, cercare pezzi di verità nel poligono della vita, difendere la civiltà e l’umanità, a partire da chi ti è più vicino.
La Verità – 15 ottobre 2023