Le nostre azioni
È tutta questione di… realtà.
In linea generale, pensiamo di vivere all’interno di una struttura sociale salda e immobile, ossia costituita da modelli di comportamento del quotidiano che ci appaiono permanenti, naturali e inevitabili.
Certo, a livello individuale, non possiamo modificare questi modelli, nel senso che non possiamo decidere, per esempio, che l’abbigliamento corretto per la frequentazione di un’aula universitaria è il costume da bagno.
Ciò nonostante, le ricerche delle scienze sociali dimostrano che i modelli di comportamento che costituiscono una struttura sociale non sono naturali, ossia immodificabili o inevitabili; anzi, poiché sono il prodotto dell’azione umana, gli esseri umani possono modificarli.
I modelli culturali di comportamento sono stati codificati dai nostri predecessori e, con le nostre azioni e le nostre scelte, tutti noi possiamo contribuire a riprodurli, oppure potenzialmente ad alterarli.
Le strutture sociali variano con il tempo e da una cultura all’altra. In effetti, uno dei modi più evidenti ed efficaci per comprendere la struttura di una società è confrontarla con altre società o con la stessa società in altre epoche.
Si prendano come esempio la variazione nel tempo delle strutture sociali che riguardano le aspettative di genere.
Le esperienze che vivono gli uomini e le donne nei paesi occidentali all’inizio del XXI secolo sono decisamente diverse da quelle che hanno vissuto i loro nonni a metà del XX secolo. Allora, le opportunità a disposizione delle donne erano decisamente più limitate rispetto a quelle di oggi. Ancora durante i primi anni ’60, ci si attendeva che quasi tutte le donne della classe media si sposassero giovani, prendessero il cognome del marito, avessero dei figli e quindi si dedicassero totalmente alla casa e alla famiglia.
Gli uomini, invece, occupavano un ruolo molto limitato nell’educazione dei figli, ma dovevano mantenere la famiglia. I conti correnti e le utenze domestiche erano generalmente intestate al “padrone di casa“, e gli asili nido, assieme ai congedi parentali, erano praticamente inesistenti e le donne che lavoravano fuori casa erano quasi regolarmente discriminate.
Se consideriamo la struttura sociale di oggi rispetto ai rapporti di genere, le aspettative, sia per gli uomini sia per le donne, sono radicalmente cambiate.
Anche se molte donne restano a casa per badare ai figli, oggi quasi tutte le donne occidentali lavorano fuori casa; gli uomini hanno spesso un ruolo attivo nell’educazione dei figli, come nelle faccende domestiche; le donne che frequentano l’università tendono, ad esempio, a condividere le ambizioni di carriera dei loro compagni di corso, uomini.
In sostanza, i comportamenti e le credenze standardizzati che vengono associati al genere sono decisamente cambiati: ciò che una o due generazioni fa sembrava naturale o inevitabile, oggi appare praticamente artificioso e superato.
Questo cambiamento si è attuato attraverso le azioni di molti individui, che a volte hanno agito singolarmente altre volte collettivamente, e che si sono ripetute nel tempo.
Ecco perché esiste una relazione dinamica importantissima tra struttura sociale e azione: l’azione umana crea la struttura, ma poi quella stessa struttura determina l’azione successiva; l’azione futura riaffermerà, modificherà o cambierà radicalmente le strutture sociali in essere.
Ecco perché l’interdipendenza fra struttura e azione è decisamente l’elemento portante dell’evoluzione della nostra specie e dovremmo prestare attenzione maggiore a questo dinamismo.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).