Questo post è dedicato a coloro che si fermano alle apparenze. Non certamente i ragazzi, che sono anime genuine e apprezzano la cultura e la genialità al di là della forma. Uno squallido episodio d’ipocrisia è capitato pochi giorni fa a danno di un maestro di sapienza…Meditate!
“Nel 1947, in prima media, arrivò un giovane professore di lettere, fece l’appello e si presentò, si chiamava Pier Paolo Pasolini. Crediamo non fosse ricco perché ogni giorno, col buono e col cattivo tempo, si faceva, con la bici, 12 chilometri di strada bianca per venire da Casarsa a Valvasone e arrivava tutto sudato. Quella modesta bicicletta fu la sua fedele compagna per tutti e due gli anni che passò con noi.
Nei due anni che passammo con lui fummo i più ricchi e fortunati allievi del nostro Friuli. Piano piano egli ci condusse per mano nell’immensa steppa di Anton Cechov, piena di solitudine e tristezza. Ci fece fare la conoscenza con il mondo magico della Sicilia di Verga. Con lui attraversammo l’oceano Atlantico per fermarci commossi e pensosi nel piccolo cimitero di Spoon River, scendemmo nel profondo sud per riscaldarci ai canti degli Spirituals negri. Ci fece amare Ungaretti, Saba, Montale, Sandro Penna, Cardarelli, Quasimodo e molti altri poeti che, allora, non erano né premi Nobel, né comparivano nelle antologie per le scuole.”
(Da ” Pasolini requiem”, di Barth David Schwartz)
I professori che “insegnano” sono quelli che ‘lasciano un segno dentro”. D’altronde, questo vuol dire in-segnare.
(Prof. Deb)
post di Maria Pia Selvaggio