ITALIA, SUD E NORD COME LA RANA E LO SCORPIONE
di Raffaele Vescera*
La favola narra dello scorpione che chiede alla rana di essere trasportato sulla sua groppa per poter attraversare il fiume. Alla paura espressa della rana di essere punta, lo scorpione rassicurandola risponde che ciò non avrebbe senso poiché ove lo facesse morirebbe anche lui, annegando. Tuttavia, durante il percorso lo scorpione non riesce a contenere il proprio istinto, punge la rana che muore e affonda, e lui insieme a lei. Una metafora perfetta di quanto avviene in Italia tra un Nord bulimico che depreda le risorse umane e materiali del Sud impedendogli di crescere, così facendo affondare non solo il Mezzogiorno ma lo stesso Nord e l’intero Paese, insieme.
La nuova pubblicazione “La rana e lo scorpione” del prof. di statistica economica Pietro Busetta, consigliere Svimez, l’associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno, fa un report puntuale dei divari e dei ritardi del Mezzogiorno, causati da uno Stato nordcentrico, indirizzato dal cosiddetto PUN, il Partito Unico del Nord, che assegna alle regioni settentrionali gran parte delle risorse pubbliche, lasciando il Sud a secco con la complicità di un ceto dirigente meridionale “estrattivo”, ovvero interessato solo al tornaconto personale. Questa politica, nel causare disoccupazione e povertà al Sud, impedisce alle stesse regioni settentrionali di crescere, come riportano le statistiche. L’Italia negli ultimi decenni è il Paese europeo che cresce meno, più di tutto dagli anni ’90, quando s’è fatta strada la politica antimeridionale della Lega Nord, pur fatta propria dagli altri partiti. La proposta di legge di stampo leghista sull’autonomia regionale differenziata, fatta propria da questo governo, aggraverà le disuguaglianze e i divari Nord-Sud.
I dati riportati da Busetta sono inquietanti e dovrebbero mettere in allarme chiunque abbia a cuore le sorti del proprio Paese, su 20 milioni di abitanti al Sud gli occupati sono appena 6,1milioni, compresi i sommersi, con un Pil pro capite di 19.200 euro e una disoccupazione con un tasso triplo rispetto al Nord ovest che ha un Pil pro capite di oltre 37.000 Euro, quasi il doppio del Sud. Purtroppo quest’Italia, è usa sin dalla sua nascita a trattare, anzi a maltrattare, il Sud quale colonia interna a vantaggio di una sola parte del Paese, quella settentrionale.
Pietro Busetta individua tre grandi campi su cui è necessario lavorare per lo sviluppo del Mezzogiorno, così attivando la locomotiva meridionale riducendo i divari, considerando che la creazione di 3-5 milioni di posti di lavoro, utili a fermare la desertificazione e a riportare l’economia del Sud ai livelli europei, avrebbe un effetto di spinta per tutto il Paese, finora affidato alla cosiddetta locomotiva del Nord, una locomotiva che da sola non può farcela e perde colpi, ritardando la crescita dell’Italia.
Il primo campo su cui lavorare è quello delle ZES manifatturiere, le Zone Economiche Speciali, con fiscalità ridotte per gli insediamenti industriali, che renderebbero vantaggiosi gli investimenti nel Mezzogiorno, inducendo grande e piccola industria ad investire al Sud, così creando molti posti di lavoro.
Il secondo campo di intervento è quello di fare del Sud una piattaforma logistica in funzione mediterranea, considerando l’enorme traffico merci che passa da Suez diretto in Europa costretto a saltare l’Italia meridionale, attivando investimenti pubblici finora carenti nel Mezzogiorno, reso privo di infrastrutture nel settore dei trasporti, con un’alta velocità ferroviaria che si ferma a Salerno, un ponte sullo Stretto rimandato alle calende greche, porti mancanti dei necessari collegamenti, si pensi che il porto di Rotterdam riesce a dare lavoro tra occupati diretti e indiretti a circa 700mila persone, e aeroporti nella misura di uno ogni 200 km, con una presenza sul territorio cinque volte in meno di quelli del Nord.
Terzo campo di necessario intervento è quello delle aree turistiche, attività che non ha mai raggiunto le dimensioni che le spetterebbero per passare da attività collaterale a industria turistica vera e propria.
Insieme a un’analisi puntuale delle condizioni cui il Sud è condannato in quest’Italia duale, e ai necessari interventi per eliminare o almeno ridurre il divario economico-sociale, Pietro Busetta invitando a ripensare il Sud senza essere emigranti né briganti, lancia un accorato appello ai “liberi e forti”affinché contribuiscano alla formazione di un nuovo ceto dirigente meridionale che abbia a cuore le sorti del Mezzogiorno, alternativo al ceto politico “estrattivo” complice della riduzione del Sud a colonia interna. Un appello che riprende quello del grande meridionalista Guido Dorso ai “cento uomini d’acciaio”, oggi più che mai necessari a risollevare le sorti di un territorio con 20 milioni di cittadini condannato alla minorità.
“La rana e lo scorpione” di Pietro Busetta, edito da Rubbettino, un libro che va letto per avere un quadro economico scientifico “quantitativo”, oltre quello sociologico, delle condizioni del Sud, e delle sue possibilità di sviluppo. Pietro Busetta sarà a Procida il 29 luglio per il Procida Sud Festival.
*promotore Carta di Venosa