Io amo Io, ossia sposarsi con se stessi

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In origine era la famiglia numerosa. Poi venne la famiglia simmetrica e quadrangolare, padre madre figlio e figlia. Quindi la famiglia con figlio unico.

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Io amo Io, ossia sposarsi con se stessi
di Marcello Veneziani
29 Luglio 2023

In origine era la famiglia numerosa. Poi venne la famiglia simmetrica e quadrangolare, padre madre figlio e figlia. Quindi la famiglia con figlio unico. Si passĆ² poi alla coppia senza figli, anche dello stesso sesso. Poi fu varata la famiglia mononucleare, composta da un solo membro, il single. Adesso siamo arrivati alla sologamia. Di che si tratta? Il single si ama a tal punto che decide di convolare a nozze con se stesso e sposarsi con un rito ad hoc. Matrimonio narcisistico, potremmo dire, celebrato allo specchio, in un selfie. Garanzia di indissolubilitĆ . Unā€™installazione di Elena Ketra al Gazometro di Roma ha figurato una donna che sposa se stessa, con tanto di marcia nuziale. A Kyoto esiste il self-wedding per singoli che amano se stessi al punto da prendersi in sposo/a; conta ā€œlo stare bene con se stessiā€, imperativo assoluto della nostra epoca. Lā€™artista la motiva a contrario come una forma di ā€œinclusione socialeā€ giacchĆØ ā€œamarsi ĆØ necessario per poter amare in modo libero ogni altro essere umanoā€.
Quel matrimonio onanistico, autoreferenziale, in cui si ĆØ sposo, sposa e figlio della propria unione, ĆØ una esibizione simbolica; portata allā€™estremo, rappresenta la tendenza e lo spirito della nostra epoca.
A conferma di questa tendenza ad amare se stessi sopra ogni cosa, e considerare lo ā€œstar bene con se stessiā€ come lā€™unico vero fine e requisito per lā€™esistenza, si possono citare altri due fatti concomitanti. Uno ĆØ il congelamento degli ovuli, o dei semi, che nasce da una motivazione originaria comprensibile: se sono single e temo che con gli anni perderĆ² la feconditĆ , cerco di mettere in salvo la mia possibilitĆ  di riprodurre, per consentire ā€“ in caso di unione fuori tempo massimo per il mio corpo ā€“ di avere ugualmente figli. Ma lā€™ideologia sottostante al congelamento non ĆØ lā€™impulso alla maternitĆ  e tantomeno il desiderio di fare famiglia e coronare lā€™unione con un consorte; ma la possibilitĆ  di autoriprodursi, di lasciare in banca, congelato, la propria virtuale riproduttivitĆ , come si congelano anche corpi malati e senili che sperano di poter ā€œrisorgereā€ alla vita quando si troveranno le cure giuste per superare quella malattia ora mortale. Sentitele le single che depositano ovuli nella banca del futuro: ĆØ un modo per perpetuarsi, per lasciare lo stampino di se stessi, garantirsi se non lā€™immortalitĆ , una possibilitĆ  di replicarsi ed eludere la mortalitĆ .
Ancora una volta la religione, la filosofia di vita che traspare in queste scelte ĆØ lo sconfinato amore per se stessi, e lā€™inclinazione a pensare il partner non come colui col quale si desidera dividere la vita, giurarsi e praticare amore reciproco, e coronare la propria unione con uno o piĆ¹ figli; ma come lā€™inseminatore occasionale, il fuco rispetto allā€™ape regina, ossia il semplice donatore di seme che serve per ingravidare e consentire alla donna autarchica di riprodursi. Non un figlio, dunque, quanto una replica di se stesse, un modo per rigenerare il proprio io e i propri geni.
Per coronare questa visione autarchica e autoreferenziale della vita, consideriamo infine un altro aspetto, recentemente ribadito da una sentenza della magistratura. Eā€™ possibile mutare la propria sessualitĆ  e tutto quello che ci identifica, comprese le generalitĆ , semplicemente con unā€™autocertificazione o unā€™autopercezione. Lo ha stabilito una sentenza recente del tribunale di Trapani: si puĆ² cambiare sesso senza operazione chirurgica o mutazione ormonale, ma per un ā€œpuroā€ desiderio di farlo. Per cambiar sesso non cā€™ĆØ bisogno nemmeno di sottoporsi a unā€™operazione in modo da mettere anche la legge con le spalle al muro davanti a unā€™evidente mutazione genetica; basta sentirsi di un altro sesso per modificare i propri dati anagrafici e la propria identitĆ  sessuale.
Se la legge non parte dalla realtĆ  oggettiva e da quel che noi siamo secondo evidenza e natura, ma deve sottomettersi a ciĆ² che noi vogliamo essere, allora non solo la percezione del sesso dovrebbe costituire motivo sufficiente per la mutazione dei dati. Ma anche la percezione anagrafica: se io mi sento trentā€™anni di meno, vivo, vesto, penso e sono come un ragazzo, o se mi sento piĆ¹ africano o asiatico che italiano, perchĆ© non riconoscere la variazione dā€™etĆ  o di etnia rispetto a quel che dice la mia anagrafe? Un tema che avevamo giĆ  posto provocatoriamente in un controcanto paradossale di un anno fa. E che potrebbe estendersi oltremisura: se mi sento cinghiale, potrĆ  bastare la mia percezione e la mia volontĆ  di ungulato per decretare il mio cambiamento anagrafico e statutario? O lā€™umanitĆ  non puĆ² essere revocata, per la semplice ragione che non sarebbe mai possibile lā€™inverso, ovvero la domanda di un cinghiale di essere riconosciuto umano? Per avanzare una tale richiesta e manifestare la tua volontĆ  devi essere almeno umano, non appartenere al regno animale, vegetale o minerale.
Naturalmente sono paradossi, resta perĆ² il principio di fondo: non conta piĆ¹ la realtĆ  e la sua evidenza, la natura e la fisiologia, anzi non conta piĆ¹ lā€™oggettivitĆ ; conta il soggetto, il suo sentire e volere soggettivo. Qui torniamo al punto di partenza: Io sono quel che voglio essere, se decido posso perfino sposarmi con me stesso, e riprodurmi in modo autarchico, usando il seme altrui come concime anonimo, impersonale. Io amo io, e basta.
Resta solo una domandina per voi: siete contenti di questa conquista, alzate le spalle dicendo che i tempi mutano, o vi rifiutate di accettare la fine ingloriosa dellā€™umanitĆ , della natura, del buon senso e della civiltĆ ?

(Panorama, n.31)