Un fiorentino sul trono dei Savoia
Pubblicato il 01/08/2008 da Tanogabo
Vi voglio raccontare ciò che ho avuto occasione di leggere su in interessantissimo libro, oggi quasi introvabile, scritto da Otello PAGLIAI (autore drammatico, storico e poeta). Il libro si intitola:
UN FIORENTINO SUL TRONO DEI SAVOIA
(ARNAUD editore)
ed è frutto di un lungo e paziente lavoro di ricerca condotto con rigorose analisi di documenti storici dell’epoca. Quest’opera descrive un’impressionante vicenda caratterizzata da un’astuta alterazione storica, compiuta da CARLO ALBERTO DI SAVOIA, principe di Carignano allo scopo di dare ai suoi futuri discendenti il diritto di successione al trono di re di Sardegna.
Il racconto è quasi totalmente ispirato dalle rivelazioni che MASSIMO D’AZEGLIO fece, in punto di morte, al suo amico fraterno Gaspero BARBERA e che riguardano le vere origini del futuro re d’Italia VITTORIO EMANUELE II, molto diverse da quelle generalmente apprese, quasi da tutti noi, sui libri di scuola.
Mi corre l’obbligo di precisare che il BARBERA fu, oltre che editore di rilievo, anche fondatore del quotidiano fiorentino “LA NAZIONE” sulle cui pagine vennero riportate integralmente, nel 1883, le rivelazioni di MASSIMO D’AZEGLIO.
Prima di proseguire in questa sconcertante vicenda ritengo necessario aprire una parentesi riguardante la dinastia di Casa Savoia. Infatti, come i miei cari lettori ricorderanno, il ramo principale di Casa Savoia si estinse dopo l’abdicazione di Vittorio Emanuele I a favore del fratello Carlo Felice (se non fosse esistita la “legge salica” il trono sarebbe spettato alla figlia Maria Cristina). L’unico lontanissimo parente (ben oltre il 12° grado) in grado di avanzare pretese di successione fu appunto il principe di Carignano CARLO ALBERTO, peraltro poco gradito allo stesso Carlo Felice.
Il principe di Carignano cercò quindi, con tutti gli artifizi politici e non, di insediarsi sul trono del regno di Sardegna e l’occasione non mancò di verificarsi durante un suo soggiorno a Firenze dove conobbe MARIA TERESA, figlia del granduca FERDINANDO III di Toscana; dopo breve tempo ci fu il regale matrimonio ed il 14 marzo 1820 nacque il piccolo VITTORIO EMANUELE. La famigliola appena formatasi, si trasferì nel sontuoso palazzo di Poggio Imperiale sulle colline di Firenze.
poggio2Firenze Villa di Poggio Imperiale
Porto ora a vostra conoscenza la descrizione di OTELLO PAGLIAI.
(pag. 84)
“Sono le ore undici e trenta del 10 settembre 1822, è notte: alla Villa Imperiale il silenzio regna sovrano. La stagione è ancora calda e parecchie zanzare sono già entrate nelle stanze. Anche se la culla del bambino è protetta da teli di tulle che discendono sino a terra, le zanzare riescono a penetrarvi. La balia, sempre premurosa ed attenta, si avvicina alla culla rischiarandosi con un ‘cerino’ che tiene nella mano sinistra, con l’intenzione di allontanare i noiosi insetti quando, improvvisamente, vede in un attimo incendiarsi il telo trasformando la culla in un piccolo rogo. Intuisce di essere stata lei; vinti i primi momenti di sbigottimento, emettendo grida disperate, si lancia sopra il bambino nel disperato tentativo di soffocare le fiamme con la propria persona: un nobile gesto che le costerà la vita.
……………………………………..il ritrovamento del rapporto (dei pompieri n.d.r.) avvenne settantanni dopo i fatti………
…………Viene spontaneo domandarsi perché l’episodio dell’incendio e le sue conseguenze vennero volontariamente occultate: non certo per per coprire le trascuratezze di una balia ! ……… Carlo Alberto si prodigò, con il consenso dello stesso Granduca, a tacitare l’episodio. Non solo la stampa rimase muta, ma ogni comportamento fu studiato in tutti i particolari al fine di allontanare qualunque sospetto.”
Io che vi scrivo mi domando: che cosa accadde, in realtà, in quella tragica notte del 16 settembre ?
La risposta a questo mio interrogativo la si può trovare nelle memorie dell’editore BARBERA che, riportando le ultime dichiarazioni di MASSIMO D’AZEGLIO effettuate in punto di morte molti anni prima, così scrive a pag. 342 del libro “Le memorie di un editore” parlando del D’Azeglio:
“Dal re Vittorio Emanuele stava ben volentieri lontano quanto poteva, e ne parlava senza troppi riguardi. Diceva con molta franchezza che Vittorio Emanuele non era il vero figlio di Carlo Alberto, ma di un macellaio di fuori Porta Romana a Firenze. Sosteneva che il vero figlio di Carlo Alberto fosse rimasto abbruciato nell’incendio avvenuto nella camera da letto del principino al Poggio Imperiale, che è una villa presso Porta Romana suddetta; quindi a nascondere il fatto doloroso del bambino morto abbruciato essersi portato collassù il bambino di un macellajo; così sarebbesi abbuiato quel caso avvenuto nella famiglia reale.
L’Azeglio nell’asserire ciò vi faceva commenti da infondere in chi lo ascoltava la persuasione che questa fosse la verità; e diceva: “Osservi se il fatto da me narrato non si conferma da qualche segno fisico. I nobili, e per conseguenza i re e figli di re rassomigliano ai cavalli inglesi: hanno le estremità sottili. Noi abbiamo le mani piccole. Veda un poco il re Vittorio che manacce egli ha ? Da macellaro e non da figlio di re”.
Anch’io, modesto narratore della storia così come appresa dai testi già citati, ho voluto verificare quanto detto da Massimo D’Azeglio e vi propongo queste immagini.
Carlo Alberto Ferdinando (2° genito) Vittorio Emanuele II
Concludo riportandovi quanto descritto da Otello Pagliai a pag. 151:
“La presente indagine ha consentito di accertare, con assoluta sicurezza, l’esistenza del “Maciacca” macellaio che aveva la sua bottega proprio fuori Porta Romana, quando ancora era un rione in aperta campagna”.
http://tanogaboblog.it/un-fiorentino-sul-trono-dei-savoia-2/
Spero che quanto raccontatovi sia stato di vostro interesse e mi auguro di aver descritto i fatti in modo imparziale, senza preconcetti, attenendomi alle documentazioni storiche in mio possesso.
Publio Manlio Cozio
Tratto da: http://www.tanogabo.it/Inviati_speciali/Toscana.htm