Il topolino della fortuna

IL TOPOLINO DELLA FORTUNA
Alla festa patronale, con le giostre, arrivava puntuale da noi il topolino della fortuna. Era una specie di roulette primitiva, dove il topo svolgeva la funzione della pallina. Il topo era nascosto in un secchio al centro dell’arena, come una dea bendata; col tempo fu sostituito dal suo parente più gentile, il criceto, detto allora topolino d’India. Intorno al topo c’era uno spazio circolare, che potremmo definire la plaza de topos, delimitato da tante caselle numerate con altrettante porticine. La gente puntava accaparrandosi ciascuno la sua casella; poi, tirando la corda, veniva sollevato il secchio ed usciva il topo spaurito. Tutti facevano un baccano infernale, battendo sulle pareti di stagno che delimitavano il perimetro degli spalti circostanti, istigati dal croupier. Si creava un baccano pazzesco. Il topo, terrorizzato e spaesato, si guardava rapidamente intorno e andava a infilarsi in una porticina cercando riparo e protezione. Chi aveva scommesso sulla casella corrispondente al topos prescelto vinceva la posta in palio. Quella fu, per così dire, la mia prima figurazione toponomastica della fortuna. Il topo era portatore sano della fortuna, veicolo ignaro; la sua paura era la nostra speranza, il suo terrore generava la nostra euforia, il suo rifugio era l’epifania della fortuna, la sua apoteosi.
Dal punto di vista filosofico, si potrebbe dire che il topo vive nella spelonca di un secchio, come nel mito platonico e poi dopo aver vissuto per un attimo clamoroso nel ruolo baconiano di idolum fori, l’idolo della piazza, va ad abitare la sorte. Mi piace immaginare che sorcio derivi da sorte e centri pure con sorge, nel senso heideggeriano di cura. Direte che è ridotta male la filosofia ad altezza di topo e faremmo bene a derattizzare il pensiero per non infognarci con lui e non ridurre il pensiero a una chiavica. Ma qui il topolino prende il posto della dea bendata, è una divinità come Tyche, anche se la plebe lo confonde con il gratta e vinci. Però era bella e primitiva quella roulette zoo-pop, aveva qualcosa di antico e di dionisiaco; era veramente il top della festa di piazza.