Vespa di destra? No, è la destra che si vespizza

𝐕𝐞𝐬𝐩𝐚 𝐝𝐢 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚? 𝐍𝐨, 𝐞̀ 𝐥𝐚 𝐝𝐞𝐬𝐭𝐫𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐬𝐢 𝐯𝐞𝐬𝐩𝐢𝐳𝐳𝐚
Chi è il testimonial ufficiale del nuovo corso impresso dal governo Meloni, il volto televisivo che rappresenta la svolta a destra dell’Italia? Bruno Vespa.

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Vespa di destra? No, è la destra che si vespizza
di Marcello Veneziani
13 Giugno 2023

Chi è il testimonial ufficiale del nuovo corso impresso dal governo Meloni, il volto televisivo che rappresenta la svolta a destra dell’Italia? Bruno Vespa. Lo dico senza ironia, con spirito di cronaca. Il primo atto rivoluzionario della destra nel tempio del video-potere è stata la striscia quotidiana data a Bruno Vespa dopo il tg1. Finalmente un volto nuovo, ironizzerete voi, largo ai giovani, viva lo spoil system. Ma la consacrazione ufficiale di Vespa come mallevadore del governo, mentore, pigmalione, ventriloquo della Meloni al potere, è stato il raduno del governo e di mezza opposizione nella sua masseria pugliese lo scorso fine settimana. Lui è stato padrone di casa e un po’ maggiordomo, intervistatore, albergatore, oste, officiante. Penso che avrà un ruolo importante anche nel prossimo G7 che si svolgerà in Puglia, forse non solo per ragioni logistiche o di ospitalità.
Ma questo che significa, ha ragione chi da sinistra ha gridato alla conversione a destra di Vespa? Ma no, Vespa è sempre se stesso, dai tempi della Dc e di Ponzio Pilato. E i governi ospitati nelle sue magioni sono stati tanti, da Draghi in giù, fino ai dinosauri del passato. Ed è inutile deprecare quel che fa da sempre, da più di mezzo secolo in tv, con professionalità: il presidente permanente della terza camera e il golfo mistico del governo. Defunto Piero Angela, quiescente Pippo Baudo, è rimasto lui in carica come Presidente della Repubblica televisiva. Vespa è coerente a se stesso, da millenni. È governativo per antonomasia, lo è con tutti coloro che vanno al potere; ma è anche conciliativo con le opposizioni, consociativo per indole, vuole essere lui il sensale e il mass-mediatore.
La vera novità non è Vespa che svolta a destra ma è la destra che gira in Vespa. Non è una boutade, ma una scelta politica: abbassiamo i toni comiziali e antagonisti, da oppositori, sopiamo i conflitti, diventiamo duttili e felpati. Prudenza, ragazzi, fate piano, invespatevi. In altri tempi avremmo detto che è il ritorno all’eterna Dc. In fondo Vespa è l’allegoria dello scudo crociato. In Italia non si può governare nel nome del padre, perché il padre viene tradotto con Duce; si governa nel nome della madre, cioè di mamma dc, mamma Rai, mamma Vespa. Così duri, t’insedi nel Palazzo, diventi interno al potere, ti fai amici i popolari, la van Der Leyen e Mattarella.
Chi va al governo per rassicurare il paese e lanciare un messaggio di durata e stabilità, deve farsi democristiano, deve inbrunirsi, nel senso di BrunoVespa. La Dc è il rassicurante, perenne grigiore della politica italiana, verso cui Letta tendeva la pargoletta mano, Conte pure e Draghi idem. Un tempo c’era il Biancofiore, poi l’usura del tempo ha ingrigito quel bianco; lo sporcarsi degli anni, la vaga ascendenza nera del mondo ex-missino diluita nel bianco dc e Mattarella, ha prodotto il grigio-vespa. Lo spiega bene il filosofo Peter Sloterdijk che ha dedicato al grigio un saggio appena tradotto: “il grigio è il simbolo di una sana indifferenza che esorta a deporre le armi della lotta continua, a scegliere una medietà attiva” fino al compromesso fra chiaro e scuro, tra bianco e bruno… Vespa è il rassicurante grigiore della politica sussurrata aum aum, la via di mezzo inciucista e confidenziale tra il bianco e il nero, tra il potere e l’opposizione. Eccolo, l’ideologo e gran ciambellano del governo meloniano, l’orso Bruno marsicano, il Vespertone, imprenditore politico, vinicolo, televisivo, alberghiero. Da Vespa c’è posto per tutti.
La gente lo detesta perché sta in tv da prima del Risorgimento e perché succhia troppi soldi da tutte le parti; ma la sua impermeabilità ai tempi e ai governi e la sua capacità di mettere a profitto ogni attività è la prova della sua abilità versatile. E’ curiosa questa ventata di odio da sinistra verso di Vespa, fino a ieri ritenuto un elemento naturale del paesaggio istituzionale e mediatico italiano. Vespa è un centauro, metà giornalista e metà teleschermo, sta in tv come un cavo, è incorporato al televisore prima che alla televisione. Non si può odiare un elettrodomestico. A parte alcune sue pose ducesche e alcuni scatti malmostosi di carattere, Vespa è da sempre un centrista e un trafficante d’inciuci, ha il passaporto diplomatico e la bolla papale. Vespa, sostengo da tempo, è il Polpo di Stato. Avvolge in un solo abbraccio tentacolare la prima, la seconda e la terza repubblica, fino alla monarchia e allo Stato pontificio; raccoglie l’eredità di Berlusconi e della Dc, di Santa Madre Chiesa e di Mamma Rai, di bancheri e cardinali, di Gianni Letta e del salotto Angiolillo. Ha fondato la Repubblica residenziale, fatta cioè a casa sua, tra cene istituzionali e convivi, sotto la benedizione di Propaganda fide, di cui è inquilino. Vespa pianta le sue ventose sui suoi obbiettivi, ha straordinarie doti adattative, aggira gli scogli e avvista i pericoli; sa muoversi nei fondali e negli anfratti della politica, ha capacità mimetica e propensione a trescare nel sommerso. Le sue stesse mani intrecciate che tanto ispirano i suoi imitatori, evocano la motilità tentacolare del polpo. Non sarebbe pensabile Bruno Vespa fuori dal servizio pubblico e dalle istituzioni, dai Palazzi e dai Poteri. Morirebbe come un mollusco fuori dall’acqua. Vespa è il simbolo di continuità del nostro paese. Ha visto nascere e morire decine di governi e di vertici Rai. Rispetto al Polpo Bruno, i vertici di passaggio della Rai sono modesti calamari. Il polpo sintetizza lo spirito nazionale tra centralismo e federalismo, il capoccione romano e i tentacoli regionali, le larghe intese e l’attaccamento con ventosa al potere; rimesta nel torbido e disperde le tracce, cambia colore in virtù del suo mimetismo. E’ coinvolgente e sfuggente al tempo stesso, abbraccia e soffoca. Studiate la fenomenologia di questo polpo antropomorfo, se volete capire l’Italia che dura. Per insediarsi a lungo al governo, la Meloni sta tentando, tramite lui, questa Pulp-fusion. Altro che golpista, la destra invespita è solo polpista…

La Verità – 13 giugno 2023