𝐋𝐚 𝐂𝐚𝐩𝐩𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐝𝐚 𝐁𝐮𝐜𝐚𝐫𝐞𝐬𝐭
Recensione a cura di Alberto Castaldini per Cotidianul
La Cappa vista da Bucarest
di Marcello Veneziani
31 Maggio 2023
Recensione di Alberto Castaldini* per Cotidianul
Di recente lo scrittore e giornalista italiano Marcello Veneziani ha pubblicato un interessante libro intitolato La Cappa. Per una critica del presente (Marsilio, Venezia 2022, 208 pagine). Veneziani scrive con acutezza: “Una cappa avvolge il mondo e toglie visione e respiro. Siamo scivolati dalla società aperta alla società coperta, ingabbiati in un sistema globalitario che ci controlla e corregge ogni cosa: la natura, i sessi, la salute, la storia, la lingua, il pensiero, la religione. Bioliberista fino alla morte, ma in un regime di sorveglianza totale. Intanto si profila la Grande Mutazione. Per bucare la cappa asfissiante che opprime la mente e il mondo è necessario munirsi di una spada speciale”. Le sue parole sono chiare: siamo entrati in una nuova epoca dove il maggiore pericolo è la perdita della nostra visione oggettiva sulla realtà. Cioè la perdita della nostra consapevolezza. “Tutto perde contorno, consistenza, memoria e visione”, scrive Veneziani. “I sessi sconfinano e mutano, le differenze scolorano e si uniformano, la natura è abolita (…) il passato sparisce, tramonta ogni civiltà (…) la Cappa favorisce il narcisismo solitario e patologico di massa”.
La Cappa descritta da Veneziani avvolge i nostri cervelli, soffoca i nostri cuori. Solo i più fortunati ne percepiscono la pesante presenza: è qualcosa di oscuro e soffocante nell’aria. Vengono allora in mente le parole di san Paolo nella lettera agli Efesini riguardo agli spiriti del male “che abitano nelle regioni celesti” (Efesini 6,12), guidati dal “principe delle potenze dell’aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli” (Efesini 2,1-2). Va da subito precisato che le regioni celesti di cui parla san Paolo corrispondono al cielo sopra le nostre teste, che vediamo con i nostri occhi se vogliamo guardare verso l’alto. Nella mentalità degli antichi l’aria era infatti il luogo dove abitano i demòni, “dominatori di questo mondo” (Efesini 6,12) Non per caso Gesù definisce il diavolo il principe del mondo (Giovanni 14,30).
La cappa distesa dalle potenze, spirituali e umane, nemiche della creazione, non ci impedisce di respirare, ma ostacola quella vigilanza del cuore e della mente che ci fa comprendere i grandi inganni sociali e politici in atto. Il teologo tedesco Heinrich Spaemann ha scritto che le potenze che sfidano Cristo e vogliono sottomettere l’uomo hanno tre progressive strategie concentriche: la menzogna, l’impossessamento e l’annientamento. Questa tattica è stata applicata non solo dai totalitarismi del secolo scorso. Essa è estremamente attuale e la vediamo ogni giorno nel rovesciamento dei valori fondamentali, nelle guerre, nella gestione delle pandemie, sui social…
Il grande teologo francese Jean Daniélou ha scritto che Dio donò un angelo custode a ogni nazione del mondo. Ma la libertà degli uomini, che è il dono più rischioso e l’arma più pericolosa, non impedisce che le potenze malvage possano condizionare la coscienza dei popoli a causa della cecità e della corruzione dei loro capi e dei loro collaboratori. In questo modo il servizio degli angeli mediatori fra Dio e l’umanità viene impedito: Dio ci lascia liberi e tutti noi abbiamo una responsabilità enorme.
Il mondo di questa prima metà del XXI secolo rimane dominato da poteri militari ed economici contrapposti: essi alimentano una lotta spietata fra Oriente e Occidente. Il tramonto della civiltà sembra incombere, nonostante le assicurazioni dei “garanti della pace”. Questi poteri sono presenti e operanti anche nelle cosiddette democrazie liberali, perché anche la prassi democratica non è immune dall’inganno, dalla manipolazione. Pensiamo ai temi dell’aborto o dell’eutanasia, o alla difesa di quelle teorie antropologiche che vogliono rifondare l’umanità. Non dimentichiamo poi la manipolazione mediatica: un “adattamento” della verità che abbiamo sperimentato durante la pandemia di Covid come nelle guerre in corso. Tutti eventi che piegano la resistenza e la coscienza di milioni di uomini e donne. Giovanni Paolo II è stato esplicito sul tema. Il papa, infatti, scrisse: «Alla radice di ogni violenza contro il prossimo c’è un cedimento alla ‘logica’ del maligno”, cioè di colui che “è stato omicida fin da principio” (Giovanni 8,44)”.
Lo spirito totalitario (non necessariamente dittatoriale: esiste anche una “democrazia pervasiva”) guida i propri sudditi, divisi rigorosamente fra amici o nemici del suo potere. Il mondo si trova così rapidamente immerso nella sua prospettiva (ricordate la Cappa?), ingannato dalle pianificate iniziative di coloro la cui potenza è già da ora condannata al fallimento. L’uomo però ha la facoltà di lottare per liberarsi.
Ha scritto il monaco di Rohia Nicolae Steinhardt: “Il cristiano è (…) uomo e gli si chiede di diventare Dio. È stato creato puro ed è diventato impuro e deve solo tornare a quello che è stato chiamato ad essere. In altre parole, egli deve combattere per divenire colui che è”. Questo combattimento avviene anche attraverso la conversione e il perdono: aprendo gli occhi. Infatti, se per Steinhardt Gesù è il Dio del perdono, il diavolo invece è un freddo contabile che elenca ogni errore umano per umiliarlo e impedirgli la possibilità di riscattarsi.
Ricordiamoci però che la strategia del diavolo è ripetitiva, così come gli errori dei suoi cooperatori “di carne e sangue” (Efesini 6,12). E il travestimento democratico è un coperchio (una cappa…) che male si adatta alla pentola che le potenze hanno fabbricato per gli uomini.
*Alberto Castaldini, storico, teologo e antropologo, è professore all’Uni-versità “Babes-Bolyai” di Cluj-Napoca, nella Facoltà di Teologia Greco-Cattolica e nell’Istituto di Studi Giudaici della Facoltà di Storia e Filosofia, e presso il Centro di studi ebraici dell’Università di Bucarest.