Il reale significato di essere “filopalestinesi”
di Bassam Tawil 3 maggio 2023
Pezzo in lingua originale inglese: The Real Meaning Of ‘Pro-Palestinian’
Traduzioni di Angelita La Spada
Il 20 marzo, un gruppo anti-israeliano chiamato Palestine Solidarity Forum ha invitato i funzionari di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, due organizzazioni terroristiche palestinesi sostenute dall’Iran, a partecipare in veste di relatori a un evento tenutosi all’Università di Città del Capo, in Sudafrica. Ciò evidenzia come il vero scopo dei cosiddetti gruppi filopalestinesi non sia quello di aiutare i palestinesi, ma di incitare all’odio e diffondere calunnie contro Israele. Nella foto: il campus superiore dell’Università di Città del Capo. (Fonte dell’immagine: Adrian Frith/Wikimedia Commons)
Il 20 marzo scorso, un gruppo anti-israeliano chiamato Palestine Solidarity Forum (PSF) ha invitato i funzionari delle organizzazioni terroristiche palestinesi sostenute dall’Iran come Hamas e la Jihad Islamica Palestinese a parlare nel corso di un evento tenutosi all’Università di Città del Capo, in Sudafrica.
I due leader del terrore, Khaled Qaddoumi di Hamas e Nasser Abu Sharif della Jihad Islamica Palestinese (JIP), si sono rivolti agli studenti in occasione dell’annuale “Israel Apartheid Week” (IAW) – la “Settimana contro l’apartheid israeliano”, una manifestazione di propaganda unilaterale che diffama Israele e che si svolge ogni anno in un certo numero di campus universitari negli Stati Uniti e in Europa.
Invitare i funzionari di Hamas e della JIP a partecipare come relatori a tali eventi evidenzia come il vero scopo dei cosiddetti gruppi filopalestinesi non sia quello di aiutare i palestinesi, ma di incitare all’odio e diffondere calunnie contro l’unica democrazia del Medio Oriente, ossia Israele.
Questa pubblica manifestazione di sostegno ai gruppi terroristici non favorisce gli interessi dei palestinesi. Piuttosto, invia loro il messaggio che gli studenti e i professori delle università di tutto il mondo sostengono il terrorismo come mezzo per uccidere gli ebrei e distruggere Israele.
La partecipazione dei leader del terrore alla “Israel Apartheid Week” mostra che la reale intenzione dei gruppi anti-israeliani nel campus non è criticare Israele, ma eliminarlo.
Hamas e la Jihad Islamica Palestinese, che chiedono la distruzione di Israele e rifiutano la soluzione dei due Stati, sono designate come organizzazioni terroristiche da Stati Uniti, Canada, Unione Europea, Israele, Giappone, Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. I due gruppi hanno compiuto migliaia di attacchi terroristici contro Israele, tra cui attentati suicidi, sparatorie, accoltellamenti e speronamenti di auto. Sono anche responsabili del lancio di migliaia di razzi dalla Striscia di Gaza verso Israele, come avvenuto negli ultimi due decenni.
È paradossale che coloro che pretendono di essere “filopalestinesi” invitino i rappresentanti di gruppi islamisti radicali a vomitare odio contro Israele in un momento in cui i palestinesi che vivono secondo le regole di Hamas e della JIP nella Striscia di Gaza soffrono a causa dell’oppressione e della repressione.
Negli ultimi vent’anni, i due gruppi terroristici palestinesi hanno trascinato gli abitanti della Striscia di Gaza in diversi round di combattimenti con Israele, soprattutto dopo aver lanciato razzi contro città e villaggi israeliani. Le guerre hanno causato la morte di migliaia di palestinesi e rovinato la vita di due milioni di palestinesi residenti nella Striscia di Gaza.
Più inquietante è il fatto che gli studenti dell’università sudafricana non abbiano nascosto il loro appoggio alla “resistenza” di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese contro Israele. Il termine “resistenza” è un eufemismo per indicare gli attacchi terroristici contro gli israeliani. Gli studenti “filopalestinesi” hanno inoltre organizzato una “veglia” nel campus a sostegno dei “martiri che hanno sacrificato la loro vita per la liberazione della Palestina”. Il termine “martiri” si riferisce ai terroristi dei due gruppi che sono stati uccisi mentre compivano attacchi contro Israele o durante scontri armati con le forze di sicurezza israeliane.
Durante la “veglia”, gli studenti hanno esposto bandiere e striscioni di Hamas e di Hezbollah, il gruppo terroristico appoggiato dall’Iran in Libano, oltre a foto di Qassem Soleimani, il comandante del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran ucciso nel 2020 dagli Stati Uniti in Iraq.
Se i gruppi “filopalestinesi” si preoccupassero davvero dei palestinesi si pronuncerebbero contro le misure repressive e le violazioni dei diritti umani perpetrate da Hamas nella Striscia di Gaza.
Il 22 marzo, agenti di sicurezza di Hamas hanno picchiato e arrestato il giornalista palestinese Hani Abu Rizek. Secondo fonti nella Striscia di Gaza, Rizek è stato arrestato dopo che aveva scritto che i palestinesi si lamentavano delle tasse elevate imposte dal governo di Hamas.
Esprimendo sostegno ad Hamas e ignorando la difficile situazione dei palestinesi come Abu Rizek, gli studenti che celebrano la cosiddetta “Settimana contro l’apartheid israeliano”, in realtà, affermano di appoggiare la repressione del gruppo terroristico contro i giornalisti.
Glorificare un omicida di massa come Soleimani non è un’espressione di solidarietà nei confronti dei palestinesi. In effetti, numerosi palestinesi hanno denunciato il generale iraniano ucciso come un assassino responsabile di atrocità commesse contro molti musulmani, tra cui iracheni, siriani e palestinesi. Quando Hamas ha affisso nella Striscia di Gaza i manifesti con le foto di Soleimani, i palestinesi li hanno strappati in segno di protesta contro i suoi crimini.
Gli attivisti “filopalestinesi” dei campus probabilmente non sanno che i palestinesi della Striscia di Gaza hanno festeggiato e distribuito dolci dopo aver appreso la notizia dell’assassinio di Soleimani. L’editorialista palestinese Hamami ha così commentato:
“Chiunque elogi Qassem Soleimani è complice dei suoi crimini. Considero ogni affermazione in tal senso una stupidità politica e un tradimento del sangue dei musulmani versato da questo criminale”.
È difficile immaginare come il sostegno a un assassino di massa, come Soleimani, e a gruppi terroristici che operano al servizio dell’Iran, come Hamas, la JIP e Hezbollah, faccia bene ai palestinesi. Al contrario, coloro che incoraggiano questi terroristi rendono loro un enorme disservizio, specialmente a quelli che continuano a soffrire sotto il controllo di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese nella Striscia di Gaza.
Invece di costruire scuole e ospedali per la propria popolazione, Hamas e la JIP investono milioni di dollari nel contrabbando e nella produzione di armi e scavano tunnel che servirebbero per infiltrarsi in Israele e uccidere gli ebrei. Anziché migliorare le condizioni di vita della propria gente, i leader di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese impongono nuove tasse e conducono una vita confortevole in Qatar, in Libano e in altri Paesi. Invece di portare la democrazia e la libertà di espressione alla propria popolazione, i gruppi terroristici arrestano e intimidiscono giornalisti, attivisti per i diritti umani e oppositori politici.
Inutile aggiungere che i cosiddetti studenti “filopalestinesi” dei campus non si preoccupano di tutte queste violazioni. Hanno mai denunciato Hamas per aver soppresso le libertà pubbliche e per aver privato la propria popolazione della possibilità di avere una vita serena? No, non lo hanno mai fatto. Questi studenti contesteranno mai la leadership palestinese per la corruzione finanziaria e la persecuzione degli oppositori politici e dei detrattori? No, non lo faranno.
I singoli e i gruppi “filopalestinesi” dovrebbero anche capire che schierandosi dalla parte di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese, danneggiano e non aiutano quelle stesse persone che affermano di sostenere.
Hamas, ad esempio, perseguita da tempo i giornalisti che osano denunciare la sua corruzione. Tra questi c’è Abu Rizek, arrestato di recente dal gruppo, e anche Saeed Ahmad, finito in carcere nel novembre 2022 per aver denunciato il presunto coinvolgimento dell’organizzazione terroristica nel traffico di palestinesi fatti uscire dalla Striscia di Gaza per entrare clandestinamente in Europa.
Oltre ai giornalisti, regolarmente presi di mira da Hamas, anche gli accademici vengono imprigionati dal gruppo. Salem al-Sabah, ad esempio, preside della University of Palestine nella Striscia di Gaza è stato arrestato da Hamas lo scorso anno, senza che sia stato spiccato un ordine di cattura contro di lui, inducendo “numerosi” utenti dei social media a denunciare l’episodio come un “rapimento”. Secondo quanto riferito, il suo presunto crimine era quello di aver “smascherato personaggi vicini ad Hamas e di averli accusati di riciclaggio di denaro e corruzione”.
Il silenzio degli studenti “filopalestinesi” riguardo a questi arresti arreca di fatto un danno ai palestinesi: consente ad Hamas di reiterare la sua brutalità senza doversi preoccupare delle reazioni negative della comunità internazionale.
Gli attivisti “filopalestinesi” dei campus hanno dimostrato ancora una volta che tutto ciò che hanno da offrire è odio verso Israele. I veri sostenitori “filopalestinesi” sono quelli che desiderano che i palestinesi abbiano una vita serena, e non quelli che li incoraggiano ad accettare i gruppi terroristici.
Invece di sedersi in un campus e allinearsi con Hamas e la JIP, i “filopalestinesi” dovrebbero, ad esempio, condurre campagne finalizzate a chiedere la democrazia e la libertà di espressione per i palestinesi che vivono sotto l’Autorità Palestinese in Cisgiordania e sotto Hamas nella Striscia di Gaza.
Questi attivisti dovrebbero difendere i diritti delle donne e dei gay, nella Striscia di Gaza governata da Hamas. Questo è il modo per essere un vero attivista “filopalestinese”. Essere “filopalestinesi” non significa che si debba essere necessariamente anti-israeliani.
Anziché invocare boicottaggi e sanzioni contro Israele, gli studenti “filopalestinesi” dovrebbero invitare nei loro campus gli israeliani e i palestinesi per costruire, e non per distruggere, ponti tra i due popoli. Se questi studenti vogliono che i palestinesi boicottino Israele dovrebbero offrire loro posti di lavoro e salari, e non ulteriori messaggi di odio.
Bassam Tawil è un arabo musulmano che vive in Medio Oriente.