ALTRI ESERCIZI D’AMORE
Chiudete gli occhi e concentratevi a ricordare ad una ad una le voci delle persone che avete più amato e che non sono più presenti. Passatele in rassegna, e centellinatele lentamente fino a sentirle risuonare nella memoria e nel cuore, col loro timbro di voce, il loro tono, associandole allo sguardo, l’ultimo sguardo di lei, di lui, che vi resta impresso benché remoto e ormai sfocato. Se volete dar più forza a quell’esercizio, ripartite dalla memoria della vostra voce che li chiama. E poi vedeteli apparire e sentite la loro voce che vi parla e il loro sguardo che vi guarda. Ricordateli poi senza di voi, quando parlavano tra loro, gli assenti, o quando si rivolgevano ad altri e non sapevano che voi li stavate ascoltando. Questa è l’arte di procurarsi i sogni, di rianimare il silenzio e di convocare gli assenti in un simposio della nostalgia. Ora ci si può aiutare anche con la tecnologia, ci sono mezzi prodigiosi, è una bella opportunità; ma meglio tendere i muscoli della memoria che si fanno ricordi e risonanze; sforzarsi a spremere la mente col cuore per ricavare quel succo è più bello. Un esercizio difficile e delicato, come risalire la corrente, sfidando le rapide impetuose che vorrebbero invece trascinarvi verso il basso, nel gorgo mortale, fino alla valle dell’oblio. La pietà della vita è tutta protesa in quel risalire la corrente del tempo e ritrovare, integri e veri, quei segni, quelle voci, dell’altro mondo, che un tempo era questo.
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