“CARTA DI VENOSA” celebra l’8 marzo

“CARTA DI VENOSA” celebra l’8 marzo a modo suo, ricordando le donne che, all’alba della Nuova Italia, pagarono dazio di sofferenze nella speranza di un’esistenza più a misura d’uomo.
Non solo di Filomena Pennacchio, peraltro splendidamente interpretata dall’attrice Jole Franco, cioè delle “brigantesse famose”, parleremo.
Rifletteremo sulle vicende umane di Giocondina, di Anna, di Rosa, di Filomena, di Arcangela, di Elisabetta, delle tante, anonime donne, mogli, sorelle, madri, amanti, che vissero lo strazio di una guerra sporca; ci soffermeremo sulle molteplici cause e concause che portarono alcune di esse nel bosco e altre nelle prigioni di uno Stato ostile al mondo contadino.
Donne semplici, spesso vestite di stracci, donne diverse da quelle che un’iconografia bugiarda ha rappresentato in abiti volutamente posticci per suscitare le morbosità popolari e per evidenziare la “diversità”, l’anormalità.
Ecco , proprio questo sarà lo sforzo che faremo: ricondurle a quella normalità esistenziale che fu (ed è) a loro negata; lo sforzo di contestualizzarle nella condizione e nella cultura di quell’antico e immobile mondo contadino che affrontò l’urto del “nuovo” che avanzava, preceduto dalle baionette di un esercito impietoso.
Lo faremo senza anacronistici rancori, senza condannare e senza santificare, cercando solo di capire.
E – grazie all’intuizione di Felicia Renna e alla collaborazione di Donato Tummolo – lo faremo insieme a Lavello, uomini e donne, nel cuore della Basilicata un tempo ribelle, in tutta serenità, chiacchierando tra amici e accompagnando le nostre riflessioni con un calice di Aglianico.
Perché, ricordando le loro sofferenze, festa sia anche per queste donne che – per come e per quanto hanno potuto – hanno contribuito a costruire il nostro presente.

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