COSTANZO PRIMO, IMPERATORE DEL VIDEO
Per molti anni, direi un trentennio, Maurizio Costanzo è stato il principale influencer dei costumi della nostra società. La piazza televisiva era il suo salotto e il messaggio prevalente che veicolava ogni giorno era una specie di visione radicale, permissiva e vagamente progressista a uso domestico. Modificava in pubblico la vita privata degli italiani, conformandola ai nuovi canoni e luoghi comuni di una società scristianizzata che in altro tempo si sarebbero detti libertini, in versione ironica, romanesca. Ma era lo spirito del tempo, e lui lo portava nelle case. Fotografava la mutazione dei costumi, portava in famiglia, in versione bonaria, lo spirito sessantottino che aveva imperversato, più rabbioso e ideologico nelle piazze, le scuole e le università. Diciamo un ibrido tra Pannella e sora Lella. Detestavo una sua massima: la coerenza (o la fedeltà) è la virtù degli imbecilli. Così allevò generazioni di imbecilli incoerenti, fluidi e infedeli. Il suo teatro fu Mediaset.
È stato comunque un grande impresario di tv, un giornalista-intervistatore brillante, scopritore di talenti, squinzie e stravaganti, autore teatrale, radiofonico e non solo (lo ricordo anche come giovane paroliere di Mina al telefono, prima dell’era smartphone). Memorabili alcune sue interviste non solo a politici e gente di spettacolo. Sapeva essere confidenziale e plateale.
Del suo show nella mia personale preistoria sono stato più volte ospite, quando andavo in video. Lo ricordo viceversa in una giornata particolare, quando stava per essere nominato presidente della Rai e io lo invitai da solo in un programma che avevo da poco cominciato a Rai due in cui sfasciavo un televisore lanciando un messaggio di critica della tv spazzatura e della video-dipendenza. Il programma non andò in onda perché anziché lui, a sorpresa, fui nominato io nel Cda della Rai. E dovetti cancellare per incompatibilità di ruolo il programma neonato.
È stato lungo il suo declino e il capovolgimento dei ruoli con sua moglie Maria De filippi che proseguì l’opera “pedagogica” di lui. Fu il baffo più vistoso della tv e il collo più nascosto del video.
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