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Mettete dei fiori nei vostri cannoni, cantavano I Giganti al festival di Sanremo del 1967.
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Canzoni e cannoni
Mettete dei fiori nei vostri cannoni, cantavano I Giganti al festival di Sanremo del 1967. Da allora in poi il pacifismo fu uno dei messaggi obbligati al festival dei fiori e dei canti. Da questâanno invece si fa la retromarcia e Sanremo canta: Donate a Zelensky i vostri cannoni. Eâ il messaggio che il presidente ucraino verrĂ a lanciare dalla tribuna di Sanremo. Eâ proprio opportuno che Volodymyr Zelensky venga a Sanremo a perorare la sua richiesta dâarmi? Un conto è essere vicini alle sofferenze del popolo ucraino, dice, un altro è alimentare da un palco dedicato alla musica questo scellerato âclima bellicistaâ, questa âpropaganda di guerraâ al posto di una vera, seria trattativa. Si può non sposare il pacifismo, ritenerlo puro irrealismo da anime belle e notare che nessun pacifismo ha mai fermato una guerra, ma lâobiezione è sensata.
Mezza Italia e forse piĂš non vuole la nostra attiva partecipazione a questa guerra, con la fornitura di armi e supporti. PerchĂŠ serve a prolungare la guerra anzichĂŠ risolverla, ad aumentare il numero di vittime e distruzioni, a inguaiare pure noi e serve soprattutto agli Stati Uniti per indebolire Putin e al tempo stesso lâUnione europea, usandola come strumento subalterno della strategia egemonica degli Stati Uniti. La gente ha visto in passato tante invasioni russe, sotto lo sguardo impietrito dellâoccidente: lâUngheria, la Polonia, la Cecoslovacchia erano Europa a differenza dellâUcraina che per secoli è stata russa, ha una lingua affine, i due popoli sono intrecciati da secoli, hanno la stessa religione ortodossa e tanta storia in comune. Abbiamo visto muti e inermi le invasioni cinesi del Tibet, le repressioni di Hong Kong, le invasioni americane in mezzo mondo, portandoci sullâorlo di tante crisi mondiali. E mai si è deciso dâintervenire in difesa dei popoli invasi. Questa volta invece è dâobbligo armare lâUcraina e intervenire in suo favore, fino a svenarsi e inguaiarsi. Con un battage mediatico senza precedenti. Al gesto scellerato di Putin dâinvadere lâUcraina ha contribuito la linea di Biden ostile a ogni negoziato per rendere neutrale lâUcraina e riconoscere che due regioni come il Donbass e la Crimeache sono per storia e maggioranza filo-russe. Quando Trump dice che con lui non ci sarebbe stata lâinvasione, riconosce di fatto le corresponsabilitĂ americane nella guerra.
E poi, diciamolo francamente: Zelensky non è affatto simpatico a larga parte della platea italiana, anche se si ha timore a dichiararlo perchĂŠ sâincappa subito, come ieri sui vaccini e la pandemia, nellâaccusa di filo-putinismo, che obiettivamente riguarda solo una piccola minoranza. Zelensky non piace per i suoi trascorsi, per il suo cinismo, per il suo vecchio mestiere di guitto, per le repressioni passate del potere ucraino contro i russi e i partiti non allineati, per le sue ingiunzioni al mondo; e poi per il suo governo di corrotti e per le vistose limitazioni alla libertĂ dâespressione. Agli occhi di tanti è un fantoccio degli Usa. Quanto ha pesato il suo protagonismo, il suo istrionismo narcisista e la sua dipendenza dagli Stati Uniti nella decisione di resistere ad oltranza, mandando allo sbaraglio il suo popolo e generando danni a catena a mezzo mondo? Insomma, per il senso comune della gente, le responsabilitĂ della guerra non sono solo quelle, accertate e inescusabili, di Putin e della sua nostalgia dellâImpero sovietico e zarista. Ma sono anche dallâaltra parte. E a farci le spese, nel mezzo, è in primo luogo il popolo ucraino, le cittĂ ucraine, lâeconomia ucraina (su cui sperano di avventarsi per la ricostruzione molti sciacalli, anche nostrani, dopo aver contribuito ad aggravarle). E in secondo luogo ne fanno le spese tanti paesi europei, sul piano economico ed energetico. UnâEuropa al rimorchio degli Stati Uniti e succuba delle sue decisioni e dei suoi interessi, priva di una sua strategia autonoma e di una capacitĂ diplomatica e militare di mediazione e dissuasione, mostra in Ucraina la sua incapacitĂ di diventare una Potenza mondiale in grado di trattare a pari condizioni con le altre superpotenze.
Tra poco sarĂ un anno dallâinizio della guerra in Ucraina e sono in molti a pensare, e in pochi a dire, che sin dallâinizio era chiara lâintenzione degli Stati Uniti di riequilibrare le forze in campo per rendere piĂš lunga possibile ed estenuante questa guerra, in modo da colpire, sfiancare Putin e indebolire lâEuropa sul piano energetico, economico e geopolitico, con la scusa di difenderla dallâaggressore russo (ma Putin non vuole espandersi in Europa; mira, con velleitĂ , a restituire i confini passati allâImpero russo).
Infine, una piccola nota su Sanremo. Da anni ormai è diventato il Tempio scemo del Politically correct, il Collettore delle sciocchezze nazionali e globali, la discarica di tutte le ipocrisie, i buonismi e lo scemenzaio delle mode. Le finte trasgressioni, i sessi in transito, i fatui sermoni strappalacrime (e scrotoclasti), la rassegna dei nuovi luoghi comuni. Una trasgressione di massa non è piĂš trasgressione ma conformismo; è come se per ogni infrazione ti arrivasse a casa non una multa ma un bonus. Sanremo misura il tasso di minchioneria che è nellâaria e inscena una serie di carri allegorici: la Vittima Nera, il Trans virtuoso, la Femminista indignata, lâAccoppiata omosex, il Predicatore antimafia, il Menagramo pandemico, il Pugno chiuso, il Blasfemo, la legalizzatrice della droga. Mancava solo ZelenskyâŚ
(Panorama n.5)