La decisione del governo: sulla carta d’identità restano “madre” e “padre”
27 Dicembre 2022
Bloccate le qualifiche neutre “genitore 1” e “genitore 2”. Esulta Salvini: “Mamma e papà, le parole più belle e dolci del mondo, non si toccano”
Luca Sablone
Rimane tutto così com’è. Il governo ha deciso: sulla carta d’identità resteranno le diciture “madre” e “padre“, senza dunque dare peso politico alla recente sentenza che ha ritenuto valido l’utilizzo del termine neutro “genitore”. L’esecutivo non vuole fare retromarcia, proseguendo per la propria strada e confermando che verranno mantenute le parole “madre” e “padre” anche per le coppie dello stesso sesso. La scelta è stata intrapresa sia dal ministero dell’Interno sia da quello della Famiglia, secondo cui non occorre affatto modificare le disposizioni in questa materia.
“Madre” e “padre” sulla carta d’identità
La volontà dell’esecutivo è chiarissima: blindare il contenuto del decreto firmato da Matteo Salvini nel 2019 e bloccare le qualifiche neutre “genitore 1” e “genitore 2”. A darne notizia è l’edizione odierna de La Repubblica, che ha riportato la posizione di Eugenia Roccella sul ricorso presentato dalla coppia omogenitoriale: “Si è fatto tanto rumore per quella decisione, ma si tratta di una sentenza individuale, dunque vale per la singola coppia che ha fatto ricorso“.
Carta d’identità con due madri Il governo: sistema a rischio
Il ministro della Famiglia e delle Pari opportunità ha confermato che sulla carta d’identità “rimarrà scritto madre e padre“, aggiungendo che comunque le coppie formate da due mamme o due papà – nel caso in cui lo volessero – potrebbero “sempre fare ricorso“. Fin da novembre il governo aveva espresso forti perplessità sulla scelta del Tribunale civile di Roma sulla qualifica di “genitore” nella carta di identità.
Esultano FdI e Salvini
Fonti di Palazzo Chigi avevano subito reagito alla notizia, facendo sapere che il governo avrebbe esaminato “con particolare attenzione” la decisione presa. Infatti dall’esecutivo avevano posto l’accento su “evidenti problemi di esecuzione” che, tra le altre cose, avrebbero potuto mettere “a rischio” il sistema di identificazione personale. Ecco perché il governo ha preferito far restare le diciture “mamma” e “papà”, evitando di cambiare i moduli in questione e il software.
Per gli indignati c’è l’ipotesi di un’azione collettiva o di una segnalazione alla Commissione Ue per violazione delle norme sulla privacy. Esulta invece chi ha fermamente respinto l’accusa di provocare distinzioni offensive e denigratorie, di utilizzare parole illegali e discriminanti. Per Fratelli d’Italia quella portata a casa è una “battaglia di buon senso a difesa dei diritti dei più piccoli“. Si era detto sbigottito Matteo Salvini, che aveva appreso con sconcerto la sentenza. Ora il segretario della Lega ha accolto con entusiasmo la scelta del governo: “Mamma e papà, le parole più belle e dolci del mondo, non si toccano“.
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