“Scoperta scientifica senza precedenti”. La svolta sulla fusione nucleare
13 Dicembre 2022
“Una delle più grandi scoperte scientifiche del XXI secolo”: Jennifer Granholm, segretaria all’Energia di Joe Biden ufficializza l’annuncio sulla fusione nucleare. I risvolti economici e politici saranno notevoli
Andrea Muratore
“Una delle più grandi scoperte scientifiche del XXI secolo”: Jennifer Granholm, segretaria all’Energia di Joe Biden, non ha nascosto l’entusiasmo nell’annunciare l’ottenimento del primo guadagno di energia in una reazione di fusione da parte di un laboratorio americano. Una svolta senza precedenti dopo settant’anni di ricerca sul tema. Un risultato decisivo, nota la politica del Partito Democratico, per la “sicurezza nazionale” energetica e non solo e che porta gli Usa ad aver ottenuto un traguardo scientifico notevole: ottenere la fusione di due nuclei di idrogeno in uno di elio è qualcosa che “succede solo nel nucleo del Sole e delle altre stelle” e può aprire la strada a un nucleare “sicuro e pulito”. Rivoluzionando la transizione energetica negli Stati Uniti e nel mondo.
L’annuncio ufficializza quanto già ieri era iniziato a circolare tramite fonti del Financial Times: una nuova frontiera della scienza è stata raggiunta con il guadagno netto di energia da fusione. Mai ottenuta in precedenza né con il metodo più diffuso di ricerca sulla fusione a confinamento magnetico né con quello alla base l’esperimento della National Ignition Facility al laboratorio federale Lawrence Livermore in California, la fusione a confinamento inerziale.
La fusione, “Santo Graal” energetico
Per molti addetti ai lavori era solo questione di tempo. Dieci mesi fa il reattore sperimentale europeo Jet (Joint European Torus), in Gran Bretagna aveva acceso la prima scintilla della fusione. Ora si apre la strada a quella che l’ex Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha definito “l’unica fonte di energia veramente pulita per il futuro” dialogando con La Stampa. “Non è un caso che l’universo funzioni con la fusione nucleare”, ha detto l’ex direttore dell’Istituto Italiano di Tecnologia al quotidiano torinese. Non sarà immediato il momento per una costruzione di centrali alimentate a fusione, tema su cui lo stesso Cingolani smorza i toni. Ma il “Santo Graal” del guadagno energetico mostra che il percorso vale la pena di essere intrapreso. E si è passata la sottile, ma cruciale frontiera tra il periodo ipotetico della possibilità e la prospettiva concreta della fusione come mezzo di energia del futuro.
Per una sottile ironia della storia, che colloquialmente chiameremmo coincidenza, il primo passo nell’inseguimento al sogno della fusione, l’energia più pulita e inesauribile a cui la ricerca punta, avviene nella città di Livermore nota, fino all’altro ieri, solo per la celebre “lampadina centenaria” che splende da 121 anni nella caserma dei Vigili del Fuoco della città in cui fu posta nel 1901. Dalla lampadina che sfida l’obsolescenza programmata all’energia che sfida i limiti della transizione: anche i simboli vogliono la loro parte nelle grandi rivoluzioni scientifiche.
La Via Panisperna del XXI secolo?
La corsa alla frontiera infinita dell’innovazione, del resto, conosce dei momenti di accelerazione proprio nei punti di svolta. Dalla prima fissione artificiale di un atomo di uranio, ottenuto a Roma dai “Ragazzi di Via Panisperna” guidati da Enrico Fermi nell’ottobre 1934 alla prima bomba atomica passarono meno di undici anni. E con l’annuncio odierno, siamo certi che si potrà accendere la scintilla di nuovi investimenti strategici in fusione.
L’obiettivo? Rendere operativi in tempi brevi progetti per industrializzare e applicare alla generazione di energia elettrica il controllo delle reazioni di fusione che alimenta i nuclei delle stelle e che possono essere alla base di un salto quantico nella transizione energetica. Ogni fonte rinnovabile sarebbe, in caso di salti del genere, resa automaticamente obsoleta. Ma tra il dire e il fare c’è, ovviamente, di mezzo una lunga fase di ricerca e studio. “Dobbiamo vedere i numeri, leggere bene i dati – avverte Cingolani – in particolare capire quanto duri il processo, per quanto tempo siano riusciti a produrre energia”. Guido Tonelli calcola in “almento vent’anni”, parlando col Corriere della Sera, i tempi necessari a ottenere un’efficace ingegnerizzazione della scoperta.
Il fisico Grassi: “risultato fondamentale, preservare il pianeta”
A tal proposito IlGiornale.it si è confrontato con Valerio Grassi, fisico che è stato Senior Researcher presso la State Universityof New York a Stony Brook, è stato basato al Cern di Ginevra dal novembre 2009 sino a marzo 2014. In quest’ultimo contesto Grassi ha partecipato al team che ha completato con successo la ricerca del celebre bosone di Higgs. Parlando della ricerca sulla fusione la definisce “un risultato fondamentale nella ricerca di una fonte di energia differente dai combustibili fossili”.
Con Tonelli Grassi è concorde sul fatto “che ci vorranno ancora decenni prima di arrivare ad una vera centrale nucleare a fusione, se i risultati sono confermati. Pertanto non dobbiamo assolutamente distogliere la nostra attenzione a tutte quelle fonti di energia e tecnologie che già oggi permettono di ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera”. La transizione, per esser degna di questo nome, deve essere graduale e pragmatica, superando ogni forma di utopismo anche ora che un primo passo è stato compiuto.
“La sfida reale per l’immediato futuro è quella di preservare il nostro pianeta nelle condizioni migliori possibili”, nota Grassi. “L’annuncio di questo risultato ovviamente ci può fornire delle speranze concrete per una tecnologia ad emissioni zero di anidride carbonica ed al contempo ribadisce il ruolo centrale della fisica come disciplina in grado dì modificare l’approccio dell’uomo verso l’universo che lo circonda”. E in cui, una volta di più, Washington segna un punto.
Gli Usa guidano la corsa
Mettendosi in testa sulla fusione, Washington segna un secondo punto dopo quello sui computer quantistici di cui Intel ha presentato la versione più potente al mondo nel novembre scorso. Nella frontiera dell’innovazione fusione e supercalcolo sono due delle partite più importanti e gli Stati Uniti indubbiamente riescono a presentarsi competitivi e capaci di giocare a livelli delle altre superpotenze dell’innovazione del pianeta. Le parole della Granholm e il richiamo alla sicurezza nazionale come asset chiave passante per la scienza lo confermano.
Il terzetto costituito dalla crescita dell’influenza statunitense sulle partite legate alla transizione green con l’Inflation Reduction Act, dall’aumento dell’attenzione americana per il mercato dei semiconduttori con il neo-protezionismo del Chips Act e dalla corsa alla fusione può mettere Washington in prima fila nella partita per l’innovazione che plasmerà i trend economici e strategici del XXI secolo. Un monito anche all’Europa, che sa di non poter necessariamente contare sulla controparte d’oltre Atlantico, che se la gioca con la Cina per la guida dell’innovazione su scala mondiale, come un benefattore. E può e deve partire in contropiede per potersi assicurare risultati simili sulla fusione: il reattore Iter, vicino Marsiglia, che vede anche l’Italia protagonista nella corsa alla fusione e il già citato Jef possono essere epicentri del proseguio di questa rivoluzione che, va ribadito, è soltanto agli inizi.
https://www.ilgiornale.it/news/nuove-frontiere/rivoluzione-fusione-2095149.html