Il difficile mestiere dello zampognaro

QUANDO L’ITALIA DECISE CHE GLI ZAMPOGNARI ERANO FUORILEGGE

Il difficile mestiere dello zampognaro, due documenti ottocenteschi

Durante il XIX secolo la diffusa pratica di effettuare le novene da parte dei “pifferari” molisani venne osteggiata dalle autorità napoletane. I Prefetti di Napoli, infatti, chiesero ripetutamente ai colleghi di Campobasso di dissuadere gli zampognari della Provincia di Molise «di portarsi» nell’ex capitale del regno delle due Sicilie, minacciando per i contravventori l’espulsione e finanche l’arresto.

Presso l’archivio del Comune di Macchiagodena, il segretario comunale, ossia il Presidente del Circolo della Zampogna, Antonietta Caccia, ha rinvenuto due Circolari prefettizie che, tra il 1873 e il 1876, tentarono (senza riuscirci) d’impedire che i nostri suonatori, con zampogne e ciaramelle, si recassero a Napoli per eseguire le tradizionali novene dell’Immacolata e del Natale.

La prima di tali Circolari, contrassegnata dal n. 78, è quella che, il 25 novembre 1873, il Prefetto di Campobasso, tale Contin, diramò “Ai Sig. Sotto-Prefetti e Sindaci della Provincia” col seguente oggetto: “Divieto ai Zampognari di recarsi a suonare a Napoli”. La Circolare (protocollo generale 5395) è redatta su foglio in testato “Reg no d’Italia, Prefettura di Molise, Pubblica Sicurezza, Div. 3, Sez. l”. Questi i suoi contenuti: «Il Prefetto di Napoli avverte che per ragioni d‘ordine pubblico non si permette quest’anno ai Zampognari di suonare e girovagare indetta   città. Prego quindi la S.V. di volere adoperarsi onde dissuadere detti Zampognari di portarsi a Napoli, da dove sarebbero respinti al loro giungere».

Che in quegli anni le autorità avversassero l’usanza delle pastorali “della Concetta” e “di Natale”, lo dimostra anche la Circolare n. 33 dell’11 settembre 1876 (Regno d’ Italia, Prefettura di Molise, Ufficio di Pubblica Sicurezza, Pro t. Gen. 4714), che il Prefetto di Campobasso, nuovamente su istanza della Prefettura di Napoli, inoltrò “Ai sig. Sotto-Prefetti di Isernia e Larino, Al Sig. Capitano dei Reali Carabinieri, Ai sig. Sindaci della Provincia”. Eccone il contenuto: «La Prefettura di Napoli mi avverte che anche nel corrente anno è impedito ai zampognari di esercitare in città la loro molesta industria per le novene della festa dell’Immacolata e del Natale. La S.V. si compiaccia dare gli opportuni provvedimenti onde i Zampognari di questa Provincia sieno posti in avvertenza esser loro vietato l’ingresso in quella città e Provincia per le mentovate occasioni, e che se ad onta del divieto vi si recheranno saranno immancabilmente arrestati e respinti ai loro paesi».

In questa seconda Circolare, l’attività degli zampognari è definita “molesta”. Se ciò fosse vero, non si comprenderebbe come mai costoro, per tale loro industria, venissero remunerati dalle tante famiglie che, spontaneamente e felicemente, li invitavano in casa per ascoltare da loro la novena.

Fortunatamente, tali Circolari furono puntualmente ignorate dai diretti interessati. I nostri zampognari si sentivano pro­ tetti dall’ampia accettazione popolare e forti d’una tradizione antica. Si potrebbe­ ro citare centinaia di fonti che dimostrano come fossero “ben visti” e come il loro arrivo in città fosse ansiosamente “atteso”. Non a caso, Vittorio Gleijeses scrisse che quando era tempo di «far venire gli zampognari per la novena», a Napoli era un «gran giorno!».

Invece, assurdamente, la prefettura napoletana, nella prima delle due Circolari, per giustificare la sua proibizione prende a pretesto motivi d’ordine pubblico; ragioni evidentemente infondate, giacché problemi si sarebbero verificati solo se il divieto fosse stato davvero rispettato. In tal caso, si sarebbero certamente registrate le energiche proteste dei popolani campani, i quali avrebbero pubblicamente rivendicato la possibilità di ascoltare le «sacre» perciò intoccabili, pastorali natalizie.

Mauro Gioielli

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Posted by altaterradilavoro on Nov 27, 2022

 

segnalato da Lucio Pontiero