Halloween: le origini storiche

Halloween: le origini storiche

Immaginate. Siamo in età precristiana. Ci troviamo nel Nord Europa dove il freddo invernale costituisce un nemico implacabile che ogni anno falcia via le vite di tante persone del nostro villaggio. Siamo alla fine di ottobre e il freddo pungente annuncia la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno: arriva il mese di Samhain.
Questa parola deriva dal gaelico antico “Sam Fuin” e significa “fine dell’estate” (nel tempo divenne poi Samhuinn in gaelico scozzese e Samhain in gaelico irlandese). Gli antichi Celti dividevano l’anno in due grandi stagioni in base alla transumanza del bestiame e questa festa segnava la fine dei raccolti e l’inizio della parte fredda e buia dell’anno. Come detto, questo è l’ultimo raccolto, quello più importante che si spera essere anche il più abbondante perché dovrà fornire cibo per tutti i mesi invernali, garantendo la sopravvivenza di tutti.
Bisogna quindi sottolineare che non esiste alcun “dio delle tenebre” chiamato Samhain. Non esiste nessun riferimento a tale figura in nessun testo antico. Si tratta ovviamente di un personaggio inventato recentemente per gettare scredito su quella che è una festa bellissima e solare, legata semplicemente al raccolto, e che non ha nulla a che vedere con la malvagità.
La vera malvagità risiede solo in chi ha inventato questa storia; qualcuno che vuole ingannare la buona fede della gente comune e che non riesce ad accettare l’esistenza di una festa simpatica e divertente come quella di Halloween, solo perché non fa parte del suo modo bigotto di vivere la propria religione.

Halloween e Ognissanti
Il termine deriva dalla frase “All Hallows Eve” cioè “Notte di tutti i santi” che da noi è diventato “Vigilia di Ognissanti”.
Nel tempo la frase si è contratta, grazie al poeta scozzese Robert Burns, nella forma “Hallowe’en” e infine Halloween. Halloween-Samhain si festeggia nella notte fra il 31 ottobre e il 1° novembre perché per i Celti il giorno aveva inizio dopo il tramonto del giorno precedente. Quando la Chiesa Cattolica decise di sostituire la propria festa con quella pagana, la spostò dal 13 maggio al 1° novembre per sovrapporla ad essa.

Le zucche
Come da tradizione gli antichi infilavano un tizzone ardente in una rapa (o altro ortaggio di terra) cava posta fuori dalla finestra affinché gli spiriti dei propri cari ritrovassero la strada di casa. La zucca arrivò centinaia di anni più tardi, quando i primi coloni inglesi migrarono in America, e non avendo a disposizione rape, le sostituirono con le zucche. Infatti l’originale leggenda irlandese di Jack o’Lantern vede come protagonista un uomo condannato a vagare di notte con una rapa porta-candela.

Il cibo rituale

Banchetto.
Un’altra tradizione era quella di preparare un lauto banchetto che aveva il duplice scopo di propiziare abbondanza durante l’inverno e di onorare i defunti con l’aggiunta di un posto vuoto a tavola.

“Fave dei Morti”.
Sono i tipici dolcetti che si preparano per la festa dei morti e si chiamano così perché gli antichi (soprattutto gli antichi Romani) pensavano che le piante a baccello fossero dei collegamenti naturali tra l’Oltretomba e la Terra. Per questo motivo credevano che i morti mangiassero fave e fagioli e durante i Parentalia (feste romane dei morti) il capofamiglia se ne gettava dietro le spalle una manciata. Col tempo l’usanza cambiò pur conservando la sostanza: il concetto di cibo. Esistono in tutta Italia diverse tipologie di dolcetti e tutti si chiamano più o meno alla stessa maniera: “Pan dei Morti”, “Ossa dei Morti” e “Torrone dei Morti”.

Soul Cake.
Sì, c’entra anche Sting. Durante il Medioevo in quasi tutta l’Europa del Nord si preparava una torta chiamata “soul cake” (torta dell’anima), probabilmente un rimasuglio delle fave dei morti. Questa torta consisteva in un pane dolce con uva sultanina o ribes. Per i bambini era tradizione fare “souling” cioè andare di porta in porta chiedendo un pezzo di torta e per ciascuna fetta si doveva pregare per l’anima di un parente defunto (molto simile al dolcetto scherzetto moderno, eh?
E c’era anche una canzoncina (rivisitata poi da Sting e adattata al Natale) che faceva così:
“A soul cake, a soul cake, have mercy on all Christian souls for a soul cake”
Trad.: abbi pietà per tutte le anime cristiane per una torta dell’anima.

La festa dei morti e la divinazione
Samhain costituisce quindi un passaggio dalla luce al buio, chiude un ciclo e ne apre un altro, perciò era considerato una specie di capodanno. In questa occasione (così come nella festa speculare di Beltane, sei mesi dopo) i confini dei mondi diventano più sottili, permettendo qualche “intrusione” da un mondo all’altro. I Celti sapevano che gli spiriti degli avi tornavano sulla terra a far visita, portando – chissà – auspici e protezione. Questo è il motivo principale per cui a Samhain oggi leggiamo le rune e i tarocchi per trarre auspici per il futuro. A proposito di divinazione, una vecchissima filastrocca inglese recita:
“When witches abound and ghosts are seen your fate you‘ll learn on Halloween”
Trad.: Quando le streghe abbondano e fantasmi vengono avvistati scoprirai il tuo destino nel giorno di Halloween.

Trick or Treat?
Questa frase significa “inganno o offerta?” poi divenuto “dolcetto o scherzetto”. A chi non offre nulla viene fatta una burla che consiste nell’imbrattare i vetri delle finestre. Nel Medioevo i mendicanti erano soliti chiedere cibo e soldi ai compaesani con la promessa di dire una preghiera qualora avessero ricevuto un’offerta. Ma se ci si rifiutava allora si poteva incappare in un dispetto. Quel che resta di tale sgarbata usanza è proprio il “trick or treat”.

Moderni travestimenti
Prima in epoca celtica e poi medievale, i contadini delle campagne irlandesi e scozzesi credevano che in questa notte alcuni spiriti malintenzionati potessero recargli del male. Perciò si travestivano da mostri, orchi, fantasmi e altri personaggi terrificanti, per spaventare gli spiriti o confondersi fra di essi e non essere molestati. Ecco spiegato il motivo del travestimento horror che ancora oggi accompagna questa festa.

Conclusioni
Se siete persone intelligenti, sveglie, aperte e sapete accettare che al mondo esistono tante tradizioni diverse, sappiate dunque accettare che questa festa esisteva in Italia secoli prima che arrivasse la Chiesa. E’ una festa nostrana, che fa parte delle nostre autentiche radici pagane europee. E’ una festività scherzosa e divertente, che nulla ha a che vedere con il male.
Il male è solo nelle intenzioni di chi vuole demonizzare ciò che non capisce e non accetta. La discriminazione è il vero male. Halloween è solo un momento per ricordare chi non c’è più, con la gioia nel cuore.
#Halloween

Pasquale Peluso