Napoli – PORTA SAN GENNARO

Napoli – PORTA SAN GENNARO è la porta più antica della città di Napoli (citata già in documenti risalenti all’anno 928, quando si era propagata la paura dei Saraceni che avevano distrutto la città di Taranto) ed era l’unico punto di accesso per chi proveniva dalla parte settentrionale della città .

Anticamente era chiamata la “PORTA DEL TUFO” in quanto da questa porta entravano in città i grandi blocchi di tufo (la pietra vulcanica porosa che è stata per millenni il pilastro della muratura napoletana) estratti dalle cave del vallone della Sanità.

Si apriva tra Caponapoli e il vallone di Foria, nei pressi del Monastero di Santa Maria del Gesù delle Monache , nella zona oggi conosciuta come i VERGINI, (una zona vulcanica irregolare scolpita da eoni di colate laviche e acqua piovana) usata dai Greci e dai Romani come luogo di sepoltura e dove vennero poi sepolte le vittime delle numerose epidemie che colpivano il napoletano.

Sotto la superficie l’area è a nido d’ape con cripte antiche e CATACOMBE.
Fu chiamata PORTA SAN GENNARO proprio perché da qui partiva l’unica strada che portava ai suddetti luoghi di sepoltura … alle CATACOMBE DEL SANTO, ed anche perché non era lontana dalla chiesetta di S. Gennaro Spogliamorti.

Sulla porta venne apposta la figura di San Gennaro, benedicente, protettore dei deboli, che guardava nella direzione di coloro che erano stati sfortunati nella vita terrena ma che sarebbero stati accolti nel regno dei cieli.
La porta, attualmente, non è nella sua posizione originale … già in età ducale fu ricostruita poco lontano dal luogo originale.

Nel 1537 fu ancora spostata per volere del viceré don Pedro Álvarez de Toledo y Zúñiga, furono eliminate le due maestose torri fortificate che la fiancheggiavano e si definì quella che è la posizione attuale su via Foria, difronte a piazza Cavour, inglobata nel complesso edilizio che gli è stato costruito intorno.

Sulla porta uno degli affreschi “ espiatori “ che MATTIA PRETI fu condannato ad eseguire sulle porte della città … che ritrae, in primo piano San Gennaro che prega e intercede ancora una volta … Santa Rosalia e San Francesco Saverio che implorano la fine della peste … in alto, l’unica illuminata, la Madonna.

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L’epidemia cominciò a scemare sin dal 15 del mese di Agosto 1656 … il Vicerè Garcia de Avellaneda y Haro, conte di Castrillo , su istanza degli eletti della città, e della deputazione della salute, che temevano il riacutizzarsi del “morbo”, vietò, pena la morte, l’ingresso in città …

Mattia Preti, in fuga da Roma, per delitti commessi, forse ignaro di quanto stesse succedendo e delle disposizioni impartite alle sentinelle delle porte, cercò di entrare in Napoli alla fine dello stesso anno … per non farsi fermare da uno di questi guardiani, che tentava di impedirgli l’accesso, sguainò la spada e lo trafisse a morte … si avventò quindi contro una seconda sentinella che riuscì a disarmare … mentre cercava di fuggire s’imbatté nella milizia urbana, che subito l’arrestò e lo rinchiuse in carcere.

Il Viceré accolse la supplica del Preti, e ordinò che la causa fosse esaminata nel Consiglio Collaterale … un personaggio presente si ricordò del virtuoso pittore, che egli aveva conosciuto a Roma in casa di D. Olimpia Aldobrandini (dalla quale era molto stimato), e lo comunicò al Viceré che, perplesso, pensava a come risolvere la situazione.

Il reggente Sanfelice ed il Consigliere maggiore Capece Galeota, del Tribunale della Vicaria, si assunsero l’onere di convertire la pena di morte inflitta al Preti per i suoi delitti e lo condannarono a dipingere gratis sopra le porte della città le immagini dell’Immacolata Concezione, di S. Gennaro e di altri santi protettori … il Vicerè decretò che “Excellens in arte non debet mori” …

Liberato dalla prigione il cavalier Mattia Preti adempì alla condanna tra il 1657 e il 1659 … sette affreschi per sette porte … questo di Porta San Gennaro è l’unico sopravvissuto … degli altri si conservano le bozze al Museo di Capodimonte.

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Nel 1659 fu aggiunto, sulla facciata opposta all’affresco, il busto di San Gaetano (realizzato in pietra da Bartolomeo Mori), su richiesta dei padri teatini.

All’interno della porta troviamo l’edicola votiva con il quadro della Vergine, realizzata nel 1887 come ex voto per la scampata epidemia di colera del 1884.

Pasquale Peluso

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