La Camorra e l’avanzata di Garibaldi -10°

IL SUD DOPO IL 1860: LA CAMORRA E L’AVANZATA DI GARIBALDI (parte prima)

Dopo la mafia, anche la camorra venne reclutata in chiave antiborbonica e il suo coinvolgimento fu opera di Liborio Romano, uno dei maggiori rappresentanti della Massoneria nel Sud. Il politico pugliese, nominato prima prefetto e poi il 14 luglio 1860 ministro dell’interno, esautorò i dirigenti della polizia nella capitale, sostituendoli con gli uomini di vertice della malavita organizzata. Il suo leader, Salvatore De Crescenzo, divenne capo della guardia cittadina, mentre gli altri suoi principali esponenti, Pasquale Duretti, Pietro Riccardi, Giovanni Frasca, Michele Russomartino, Pasquale Capuozzo, Antonio Lubrano, Giuseppe De Crescenzo, Davide Ferrara, Vincenzo De Rosa, Luigi Cozzolino, Nicola Lauritano, Luigi Gialone e Aniello Ausiello divennero capisquadra, come ricorda Luigi Iroso in ‘Napoli sfregiata’ (Pironti, 2014). Tra i responsabili dei commissariati, poi, il ministro reclutò anche uomini di rispetto, i cosiddetti guappi, come Nicola Jossa e Nicola Capuano, oppure agitatori politici, come Ferdinando Mele e Tommaso Perifano. (Inutile dire che i funzionari rimossi dovevano allontanarsi velocemente dalla città per evitare le rappresaglie dei criminali, ora ai vertici delle forze dell’ordine.) Della camorra venne assoldata anche la manovalanza e La Civiltà Cattolica il 9 marzo 1861 riferisce che i suoi uomini passati alla polizia, oppure inseriti nella guardia nazionale, erano qualche migliaio, cifra grosso modo confermata dalla storica Marcella Marmo in ‘Quando crolla lo Stato’ (a cura di Paolo Macry, Liguori, 2003), la quale riporta che furono almeno mille. Tutto questo è ampiamente documentato e ne parla addirittura lo stesso Liborio Romano nelle sue ‘Memorie politiche’ (pubblicate a cura del fratello Giuseppe nel 1873). Ecco cosa scrive: “Pensai prevenire le triste opere dei camorristi, offrendo ai più influenti loro capi un mezzo di riabilitarsi: e così parvemi toglierli al partito del disordine. Laonde, fatto venire in casa mia il più rinomato fra essi (Salvatore De Crescenzo), lo accolsi alla buona e gli dissi che era venuto per esso e per i suoi amici il momento di riabilitarsi dalla falsa posizione cui aveali sospinti, non già la loro buona indole popolana, ma l’imprevidenza del governo, la quale avea chiuse tutte le vie all’operosità priva di capitali. Che era mia intenzione tirare un velo sul loro passato e chiamare i migliori fra essi a far parte della novella forza di polizia. Quell’uomo, da prima dubbioso ed incerto, si mostrò tosto commosso dalle mie parole, smise ogni diffidenza, volea baciarmi la mano; promise più di quello che io chiedeva, soggiunse che tra un’ora sarebbe tornato da me alla prefettura. E prima che l’ora fosse trascorsa, venne con un suo compagno, mi assicurarono d’aver date le debite prevenzioni ai loro amici, e che io potea disporre della loro vita. E mantennero le loro promesse, per modo convincermi, che se gli uomini purtroppo non sono interamente buoni, neppur sono interamente perversi, se tali non si costringono ad essere. Questo provvedimento istantaneo, ed istintivamente attivato, sconcertò i disegni dei tristi, colpiti assai più dall’attitudine, che dall’imponenza della forza; e così l’ordine, la città e le stesse libere istituzioni furono salvi. Si condanni ora il mezzo da me adoperato; mi si accusi di aver introdotto nella polizia pochi uomini rotti ad ogni maniera di vizii ed arbitri. Io dirò a questi puritani che il mio compito era quello di salvare l’ordine e lo salvai col plauso di tutto il paese.”

Enrico Fagnano

DECIMO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato e distribuito da Amazon). I precedenti post sono sul sito ‘Alta Terra di Lavoro’ e sulla pagina facebook ‘La storia dell’Italia unita’.