Ridateci il diritto di essere contro

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Il diritto vale anche a rovescio; ossia tutela e garantisce anche chi dissente dal potere e diverge dall’opinione dominante

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Ridateci il diritto di essere contro

Il diritto vale anche a rovescio; ossia tutela e garantisce anche chi dissente dal potere e diverge dallā€™opinione dominante. Ma da qualche tempo i diritti si vanno restringendo, le imposizioni crescono insieme al conformismo coatto. Prima con la pandemia, lā€™infinito strascico di restrizioni e obbligazioni, vaccini e green pass, sorveglianza e controllo; poi con la guerra in Ucraina e lā€™allineamento generale ai falchi della Nato e degli Stati Uniti. Ma ci sono anche altri precedenti e altre vicende collaterali che hanno spinto in quella direzione.
Ugo Mattei, giurista, ordinario di diritto civile, ha pubblicato un libro che giĆ  nel titolo contiene la sua tesi, Il diritto di essere contro (Piemme), dedicato al dissenso e alla resistenza nella societĆ  del controllo. Si comincia dai vaccini, dai controlli e dai pass, nel nome di una religione scientista, sanitaria e supponente, e si arriva a estenderli ad altri ambiti, fino a instaurare un bieco regime di sorveglianza.
Mattei ĆØ tra i firmatari del documento ā€œDupreā€ che esprime dubbi e preoccupazione sul regime sanitario e i suoi inquietanti sviluppi. Come lui sono firmatari anche lā€™oncologo e biologo Mariano Bizzarri e il filosofo Massimo Cacciari; il primo ĆØ autore di un recente, affilato pamphlet, Covid-19 unā€™epidemia da decodificare. Tra realtĆ  e disinformazione (Byoblu edizioni), con un saggio di Cacciari che ne esalta il rigore scientifico e la libertĆ  di giudizio. Per restare nella linea del dissenso ĆØ da segnalare un libro-dialogo tra Francesco Borgonovo e lo storico Luciano Canfora, che si occupa dellā€™altro versante scottante, La guerra in Europa, Lā€™Occidente, la Russia e la Propaganda (Oaks editrice), offrendo una lettura divergente rispetto allā€™Informazione ufficiale e istituzionale.
A Mattei, Bizzarri, Cacciari, Canfora e Borgonovo, persone di diversa estrazione, non ĆØ negato il diritto di essere contro, i loro libri non saranno vietati. Neanche quelli di Alessandro Orsini e di Toni Capuozzo, di Giorgio Agamben e di Carlo Freccero (neanche i miei, se ĆØ per questo). Ma saranno ignorati, emarginati o disprezzati e derisi in coro dallā€™Intellettuale Collettivo. Chi ĆØ fuori dalla cappa o dalla cupola, costeggia ai bordi lā€™editoria, i social e magari si affaccia pure in tv; ma ĆØ fuori dal sistema che non ammette contraddittori al suo interno, ma solo ai margini, fuori. La linea divisoria tra insider e outsider ĆØ sempre piĆ¹ marcata, come un fossato.
E non si tratta di voci isolate, minoranze esigue in via dā€™estinzione; ma esprimono un pensiero, un sentire, unā€™opinione assai larga, forse perfino maggioritaria. Che emerge nei social, affiora nei sondaggi, si trasmette col passaparola. A volte attraversa anche categorie come i medici, i ricercatori, gli intellettuali, i diplomatici, i militari ma il timore di sanzioni, problemi alla carriera e gogna mediatica, li induce a confessare in privato opinioni, dubbi e preoccupazioni che in pubblico sono prudentemente nascoste o stemperate.
Con la scusa dellā€™emergenza ormai permanente, anche se mutano le sue ragioni, si instaura un regime. Mattei accusa Draghi e Mattarella, ma anche Monti e Napolitano, la magistratura compiacente, i piani scellerati di svendita pubblica e privatizzazione, il servilismo atlantista verso gli Stati Uniti, Big Pharma, i colossi della finanza e del capitalismo globale. Siamo entrati nellā€™era della Sottomissione, definizione fino a ieri riferita al fanatismo islamista (si pensi al libro omonimo di Michel Houellebecq). Secondo Mattei lā€™Italia ĆØ il luogo in cui lā€™Occidente sta sperimentando la sostituzione del diritto con lā€™antidiritto, una forma di controllo sociale sul tipo cinese o coreano, tramite ricatti, tracciamenti, algoritmi, censure. Stiamo arrivando tramite il neo-liberismo a una nuova forma di ā€œdispotismo occidentaleā€.
Il limite dellā€™invettiva di Mattei ĆØ che da un verso non vede il ruolo parallelo e decisivo che ha avuto lā€™ideologia progressista e i suoi cascami, il politically correct, la cancel culture sulla distorsione della mentalitĆ , la negazione della realtĆ  e della varietĆ , i divieti e la fabbrica dellā€™intolleranza. E dallā€™altro si ostina a giudicare tutto questo come fascismo, contro cui auspica una nuova resistenza e un nuovo comitato di liberazione. Ora, dai residui ideologici che ne sono il sostrato, dagli interessi privati che si perseguono, dai modelli adottati (come quello cinese), tutto si puĆ² dire meno che sia un nuovo fascismo. E quando Mattei vede Draghi come il nuovo fascismo, asservito al capitalismo finanziario, allā€™atlantismo e allā€™apparato liberista, va del tutto fuori strada; il fascismo ĆØ agli antipodi. Sarebbe invece molto piĆ¹ proficuo interrogarsi sul perchĆ© il nuovo globalismo armato e sanitario, finanziario e tecnocratico, abbia trovato nei progressisti la loro guardia bianca, nei dem il loro partito-regime e i falchi nella salute, nella censura come nelle armi. Il regime si fonda sulla saldatura tra sinistra radical e capitalismo global, tra liberal e liberisti.
Il quadro che ne traccia ĆØ veritiero: in Occidente un oligopolio finanziario globale controlla i mass media, procede al gran reset, sfonda i confini tra il pubblico e il privato. E si accinge a imitare il modello cinese, abolendo il contante per sorvegliarci con la carta elettronica, inserendo la cittadinanza a punti, censurando il dissenso. Ma poi Mattei si lascia prendere la mano e confessa di preferire ā€œun partito unico funzionaleā€ come quello cinese, a ā€œun finto pluralismo di pagliacci, nani e ballerineā€. Allora si, che ā€œil diritto di essere controā€ verrebbe del tutto sradicatoā€¦

(Panorama n.21)