La leggenda proibita di Italo Balbo

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Italo Balbo fu una leggenda mondiale, prima che un protagonista storico di prima grandezza.

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La leggenda proibita di Italo Balbo

Italo Balbo fu una leggenda mondiale, prima che un protagonista storico di prima grandezza. Eppure lā€™Italia oggi lo cancella sugli aerei di stato perchĆ© fu fascista. Interventista alpino nella grande guerra, dannunziano a Fiume e nella reggenza del Carnaro, fascista prima del fascismo; ras di Ferrara e Quadrumviro della Marcia su Roma a soli ventisei anni; poi Comandante generale della Milizia fascista e Maresciallo dellā€™Aria, Balbo fu il mito vivente dellā€™aeronautica italiana. IspirĆ² lā€™Aeropoema del Golfo di F.T. Marinetti e la passione futurista per i cieli e i voli; entusiasmĆ² giovani, militari e sportivi e diventĆ² il modello di una vita ardimentosa, in terra e in cielo, oltre le nuvole e nei deserti africani.

Fu la prosecuzione del dannunzianesimo e dei suoi voli arditi, ma seppe proiettarli anche oltre lā€™esperienza bellica, passando da combattente a navigatore, da soldato a esploratore di nuovi cieli e terre remote. Una passione che in quel tempo contagiĆ² anche i figli di Mussolini, Vittorio e Bruno, anchā€™egli morto giovane nei cieli in tempo di guerra, a breve distanza da Balbo.

Le trasvolate di Balbo, prima nei cieli del Mediterraneo e poi nellā€™Atlantico fino in Canada, non furono solitarie, ma con lui partƬ unā€™autentica flotta: per gli Stati Uniti nella celebre Crociera del Decennale del 1932, partirono ben 24 velivoli dallā€™Italia. In America Balbo fu accolto come un eroe e uno scopritore, quasi un remake dellā€™impresa di Cristoforo Colombo e di Amerigo Vespucci; suscitĆ² la fierezza degli emigrati italiani, e fu con Primo Carnera il simbolo del riscatto e del ritrovato orgoglio dā€™italianitĆ  tra gli italo-americani. Lā€™Italia raggiunse con lui la punta piĆ¹ alta di ammirazione oltreoceano.

La sua popolaritĆ , dopo le trasvolate, insidiĆ² quella del Duce, che a un certo punto lo mandĆ² in Libia come governatore. Ma anche lƬ, a Tripoli, Balbo si distinse chiedendo lā€™integrazione dei libici come cittadini italiani nel rispetto della loro religione islamica. Mussolini nel ā€™36 aveva brandito la spada dellā€™Islam, e lā€™Italia fascista prometteva alle popolazioni indigene di liberarle dalle schiavitĆ¹, cantando con Faccetta nera:ā€œti porteremo a Roma liberata, sarai camicia nera pure tuā€. Nel solco di questa visione mussoliniana lā€™opera di Balbo in Libia produsse in poco tempo leggi, opere pubbliche, politica sociale e trasformazioni nel segno della modernizzazione e dellā€™alfabetizzazione.

Nel discorso che gli dedicĆ² a due anni dalla sua tragica scomparsa, Giuseppe Bottai disse: ā€œUnā€™Italia nuova sā€™avanza con gli aerei di Balbo nella storia del mondo e ne muta, raccorciando le distanze, i termini. Lā€™Italia appena unificata, pone i problemi di una piĆ¹ vasta unificazione. Mari, oceani, continenti, razze si rimescolano al rombo possente della nostra ala; e i popoli, dagli orti conchiusi delle loro nazionalitĆ , intravedono sistemi nuovi di rapporti tra loroā€. Superamento delle razze, mescolanza e integrazione dei popoli, nazionalitĆ  non piĆ¹ chiuse nei loro ortiā€¦ Sono parole pronunciate nel giugno del ā€™42, in piena guerra; parole che Balbo avrebbe sottoscritto. Eā€™ un germe di globalizzazione, ma sotto lā€™egida dellā€™universalitĆ  di Roma. Balbo ne fu un audace precursore.

In Libia Balbo riceveva spesso visite dā€™italiani illustri e di amici. Una volta, si racconta, andarono a trovarlo Ettore Muti e Leo Longanesi e insieme decisero dā€™imbastire uno scherzo. Longanesi si travestƬ da Re Vittorio Emanuele III, essendo anche lui di bassa statura, e nascosto dietro lā€™enorme visiera, si spacciĆ² per il Re in visita in Libia e si fece scorrazzare in unā€™auto scoperta mimando il sovrano sabaudo in modo buffo. Quando lo venne a sapere il Re fece le sue rimostranze a Mussolini. Il Duce convocĆ² i tre, fece una sfuriata tremenda, ma poi volle conoscere i particolari dello scherzo e non riuscƬ a trattenere le risate.

Balbo diffidava dei tedeschi allora alleati ed era critico sulle leggi razziali.

A pochi giorni dallā€™entrata in guerra, nello stesso giugno del 1940, Italo Balbo morƬ in uno strano incidente aereo nei cieli di Tobruk a soli 44 anni, abbattuto da una contraerei italiana. MorƬ con lui tra gli altri, Nello Quilici, direttore del Corriere padano, padre di Folco, regista e scrittore, amante della natura. Insignito della Medaglia dā€™Oro, Balbo fu sepolto a Tripoli nel Monumento ai Caduti. Disse di lui Mussolini: ā€œEra un autentico rivoluzionario, il solo che avrebbe potuto uccidermiā€, uno strano elogio funebre forse allusivo di un suo dissenso ma in quel momento indicava in Balbo il suo indomito coraggio, il suo non arretrare rispetto a nullaā€¦

La biografia che Titta Rosa dedicĆ² nel ā€™41 a Balbo non era stata piĆ¹ ristampata fino a oggi (come del resto lā€™ironica Vita di Pizzo di Ferro che Curzio Malaparte ed Enrico Falqui dedicarono a Balbo vivente giĆ  nel ā€™31). Ho visitato lo straordinario castello di Balbo a Punta Ala. Titta Rosa descrisse ai funerali di Balbo ā€œla folla in lagrime, immensa, dā€™ogni religione, dā€™ogni razzaā€. E seguitava: ā€œEra morto il suo Eroe piĆ¹ bello, giovane come un dio antico, che amava la vita, la bellezza, la bontĆ ā€. Toni retorici da regime, si dirĆ  e non a torto; ma la commozione per la sua morte prematura e la mitizzazione non solo italiana del personaggio rispecchiavano la realtĆ , e la leggenda di Italo Balbo.