IL SUD DOPO IL 1860: COSA HA DETTO IL GIURISTA ROBERTO SAVARESE. Lettera 13 giugno 1861.
La devastazione del Sud successiva all’Unità è stata documentata anche da molti autori non vicini al precedente regime e tra questi c’è Roberto Savarese (insigne giurista, esule politico e poi deputato nel Parlamento italiano), che nella lettera scritta il 13 luglio 1861 a Giovan Pietro Vieusseux, fondatore a Firenze di un prestigioso gabinetto letterario-scientifico (ancora esistente), dice: “Da Garibaldi in poi si è pensato a distruggere e non già ad edificare. Si è sciolto l’esercito borbonico. Ma, rimandando i soldati a casa, doveano essere lasciati a se stessi senza provvidenza alcuna? (addirittura non venne riconosciuta la pensione ai militari che l’avevano maturata) E non era da antivedere che, bisognosi e mancanti di lavoro, si sarebbero rivolti al mestiere di briganti … Né questo è tutto. La gendarmeria è disciolta e il suo ufficio, se non di diritto, di fatto ricade alla guardia nazionale. E ai giudici regi, in virtù della nuova legge amministrativa, vien tolta la polizia del circondario e trasferita nel sindaco di ciascun comune. Se un branco di collegiali in vacanza veniva a governarci non potea fare maggiori pazzie. La polizia nelle mani dei sindaci e della guardia nazionale dei nostri comuni, quasi tutti divisi in parti, non è altro che la guerra civile, e questo è seguito … Nelle campagne scorrono i briganti. Questo male non è solo nelle province remote, ma si distende fino alle porte di Napoli. In Resina da dove vi scrivo, ch’è a quattro miglia dalla capitale e può considerarsi come uno dei sobborghi di essa, non si vive sicuri … Sdegnano di restaurare e migliorare il vecchio, e volendo rifare a nuovo ogni cosa, riescono sempre a distruggere e mai ad edificare. Così è seguito non solo nelle cose, ma anche nelle persone. Abbiamo mandato via gli impiegati vecchi, ma ancora ci mancano i nuovi. Abbiamo destituito a capriccio per odio di parte, e spesso, cosa vergognosa!, per far posto agli amici … Le nostre istituzioni se ne vanno in fumo. Un mezzo milione di uomini non deve essere condannato a morire d’inedia e a marcire nell’ozio. A questo non è alcuno che pensi. Poco lontano dal luogo ove io dimoro, tra Portici e San Giovanni, è una fonderia bellissima del governo. Vi si fanno macchine, cannoni, proiettili e mille altre cose. Il credereste? La vogliono vendere (si tratta della fabbrica di Pietrarsa, che non fu venduta, ma poco dopo venne data in affitto a uno speculatore milanese). Se il governo ha simili stabilimenti in Piemonte, perché non averne anche a Napoli? Intanto il paese si commuove, che si fa la guerra alle industrie napoletane, e tutto ha da venire di Piemonte (come denunciato anche dal Carafa nella sua nota interpellanza) e molti concludono con queste brutte parole: ci trattano come paese conquistato … Ho udito da uomini gravissimi che in ottobre, salvo pochi poliziotti e i soldati sbandati, non c’era partito borbonico. Oggi non si potrebbe dire lo stesso. Sono borbonici la parte maggiore e più ricca dell’aristocrazia, il clero, la schiera innumerevole degli impiegati, privati, spesso non si sa perché, dell’ufficio (noi, però, sappiamo che bisognava fare posto ai disoccupati piemontesi) e non pochi altri ordini di persone offese o non sapute guadagnare dal nuovo governo … Abbiatemi per imparziale. Io vi dico meno, e non più del vero.”
Molti anni dopo lo storico e politico lucano Giustino Fortunato, in una lettera inviata il 2 settembre 1899 a Pasquale Villari, descrisse in modo estremamente efficace quello che era accaduto nell’ex regno in quegli anni, scrivendo: “L’unità d’Italia è stata, purtroppo, la nostra rovina economica. Noi eravamo, nel 1860, in floridissime condizioni per un risveglio economico, sano e profittevole. L’unità ci ha perduti (Il grande intellettuale era un convinto antiborbonico, certo non nostalgico del precedente regime, e pertanto le sue dichiarazioni si possono ritenere assolutamente imparziali).”
Enrico Fagnano
QUINTO POST tratto dal mio libro LA STORIA DELL’lTALIA UNITA Ciò che è accaduto realmente nel Sud dopo il 1860 (pubblicato e distribuito da Amazon). I precedenti post sono disponibili sulla pagina: La storia dell’Italia unita