Climate Finance

Climate Finance: cosa può fare la finanza sostenibile per il clima

6 Marzo 2022
Cosa sta accadendo nel mercato finanziario per contrastare i cambiamenti climatici?

Stefano Damiano

Oltre 130 miliardi di dollari di capitale privato da investire entro il 2050 per contrastare il Climate change azzerando le emissioni nette in tutti gli ambiti. Sono queste le cifre da capogiro, riportate in un articolo de Repubblica.it di qualche tempo fa, riguardanti la nascita di una vera e propria alleanza finanziaria per il clima con oltre 450 banche, assicuratori e gestori patrimoniali in rappresentanza di 45 Paesi, pronta ad immettere miliardi e miliardi di dollari in investimenti ed iniziative sul Climate change.

Il tema dei cambiamenti climatici è oramai centrale nell’agenda politica internazionale e di certo non sta passando inosservato sia tra i big del sistema finanziario mondiale, che tra chi investe nel mercato della finanza sostenibile unendo il profit agli “SRI” (dall’inglese Sustainable and Responsible Investment), cioè la sostenibilità di ciò in cui si è investito, sia che si tratti di prodotti che di servizi.

Da qui il neologismo Climate finance, segmento che potrebbe rappresentare uno strumento imprescindibile per accelerare l’azione sul clima gestendo i rischi e, contemporaneamente, vedendo le opportunità di investimento associate al supporto di iniziative di contrasto e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici.

Come scritto nel documento Finanza sostenibile e cambiamento climatico del Forum per la Finanza Sostenibile: “l’integrazione del tema del cambiamento climatico nelle decisioni di investimento implica, oltre all’eventuale disinvestimento dai titoli più inquinanti, l’allocazione delle risorse nelle società o istituzioni in grado di contribuire alla transizione verso un’economia low carbon”.

Cosa stanno facendo le istituzioni

Oltre alle istituzioni politiche, un ruolo fondamentale a supporto di un’economia Climtate proof lo ricoprono le banche centrali tra cui BankItalia che da qualche giorno, in una nota ha comunicato la decisione di istituire un Comitato Cambiamenti climatici e sostenibilità.

Il Comitato, presieduto da un membro del Direttorio, contribuirà a definire la strategia dell’Istituto sulla finanza sostenibile. La Banca ha anche costituito al proprio interno un Nucleo Cambiamenti climatici e sostenibilità, composto da esperti di finanza sostenibile, che segue l’evoluzione delle discussioni in materia, stimola e coordina le analisi, favorisce la condivisione delle informazioni tra i partecipanti ai diversi gruppi di lavoro nazionali e internazionali. Il Nucleo collabora anche con le analoghe strutture di recente create presso la Banca centrale europea e alcune altre banche centrali nazionali“.

La Banca centrale italiana già lo scorso marzo aveva pubblicato un documento dal titolo Banche centrali, rischi climatici e finanza sostenibile seguito, a luglio, dalla Carta degli investimenti sostenibili della Banca d’Italia.

Inoltre BankItalia, nell’ambito della presidenza italiana del G20, ha promosso la creazione del Sustainable Finance Working Group, con l’obiettivo di incentivare le migliori pratiche di finanza sostenibile e promuovere la transizione verso economie e società più verdi, resilienti e inclusive.

Anche la Banca centrale europea si sta muovendo su questa linea includendo considerazioni relative al cambiamento climatico nelle operazioni di politica monetaria per quanto riguarda l’informativa, la valutazione del rischio, il sistema delle garanzie e gli acquisti di attività del settore societario.

Inoltre la Bce Nel 2022 sottoporrà le singole banche a prove di stress di vigilanza focalizzate sui rischi climatici e riesaminerà come rating “riflettano” i rischi climatici.

A livello internazionale, invece, la International Finance Corporation (IFC) della Banca Mondiale è estremamente attiva (anche attraverso accordi con istituti finanziari privati, tra cui quello con Amundi) su questo tema e negli scorsi mesi ha presentato un fondo da 2 miliardi di dollari di investimenti privati in obbligazioni ed investimenti privati ​​sostenibili rivolti ai mercati emergenti e verso “una ripresa verde, resiliente e inclusiva dalla pandemia”.

La strategia Build Back Better Emerging Markets Sustainable Transaction (BEST), presentata a margine della scorsa Cop-26, è finalizzata a canalizzerà il capitale degli investitori istituzionali in obbligazioni sostenibili emesse da aziende e società finanziarie nei paesi in via di sviluppo.

I settori della Climate Finance in cui investire e come farlo

Quando si parla di strumenti finanziari legati ai cambiamenti climatici solitamente si parla di “Finanza d’impatto”, cioè quella tipologia di investimenti che, oltre al rendimento finanziario, vogliono generare impatti sociali e/o ambientali misurabili. I principali settori verso cui rivolgere i propri investimenti sono quelli delle Energie rinnovabili, Mobilità elettrica, Edilizia sostenibile, Economia circolare e Agricoltura sostenibile e foreste

Tra gli strumenti maggiormente utilizzati ci sono i Climate bond, cioè obbligazioni verdi destinati ad investimenti in progetti specifici a favore del clima. Di solito vengono utilizzati per finanziare o rifinanziare progetti necessari per affrontare i cambiamenti climatici tra cui, ad esempio, la costruzione di centrali solari o idroelettriche, parchi eolici e trasporti ferroviari sostenibili.