Tra sacro e profano.
Dietro la celebrazione dell’8 dicembre c’è una storia antica e un diffuso errore da sfatare: l’Immacolata Concezione non riguarda il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria, bensì la concezione della Beata Vergine Maria nel grembo di Sant’Anna.
L’ Immacolata Concezione giunse in Europa dall’Oriente e si ispirava al racconto della concezione di Sant’Anna, madre di Maria, presente nel Protovangelo di Giacomo. Secondo questo testo apocrifo Anna era sterile. Angosciata, la donna pregò in lacrime Jhavè affinché concedesse la fertilità al suo ventre e, quando un angelo le annunciò che il suo desiderio sarebbe stato esaudito, promise che la sua prole sarebbe stata consacrata a Dio.
Nel 1958 ha assunto significato solenne, quando Papa Giovanni XXIII si recò in Piazza di Spagna per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore.
L’otto dicembre è stata ed è tuttora una data importante per molte culture.
Gli antichi egizi celebravano in questo giorno Nieth di Sais, dea guerriera raffigurata con arco e frecce, protettrice della caccia, in seguito assimilata da greci e romani ed incarnata nelle figure delle dee Diana ed Atena. Sempre l’8 dicembre, in Grecia avevano luogo i festeggiamenti in onore della dea, figlia di Zeus, conosciuta come una delle tre Ore (Eunomie, Dike e Eirenie) vergine protettrice della giustizia, dei tribunali ed inflessibile punitrice dei delitti; mentre al tempo dei romani, l’8 dicembre cadeva un’importante festività, i Tiberinalia, che celebrava l’anniversario della nascita del tempio di Tiberinus sull’isola Tiberina. La leggenda racconta che Tiberio, descritto da Virgilio come un vecchio dio canuto e dal capo ornato di corna, cadde nel Tevere ed annegò, donando il suo nome al fiume. Il suo spirito si trasferì così nelle acque stesse, ove riversò la sua rabbia e violenza, rendendone il corso tortuoso ed impetuoso. Molti sono convinti che il culto della Vergine Maria derivi da quello egiziano della dea Iside. Iside, o Isis, era il simbolo della fertilità e della purezza. Suo figlio Horus, detto anche “Dio Sole” nasceva il 25 dicembre, era il figlio di Dio, veniva considerato un messia e nella sua vita terrena compiva molti miracoli.
Il culto della divinità si sviluppò soprattutto in Campania, attraverso i grandi porti commerciali di Puteoli e Neapolis. Tracce del culto di Iside si possono trovare a Napoli dove c’era una vera e propria comunità alessandrina che aveva il suo centro tra Via Tribunali e Via San Biagio dei Librai e dove oggi si trova la famosa statua del Nilo.
A parte la storia, o le storie, mi sovviene un ricordo personale.
La mia nonna si chiamava Immacolata, la madre di mia madre. Una donna buona, attenta alla famiglia, premurosa con il marito, a cui dava sempre del “voi”. Non l’ho conosciuta bene, ma ricordo un aneddoto civettuolo che mi raccontava la mamma.
A nonno Peppe, maresciallo di finanza tutto d’un pezzo, piaceva un suo vestito a fiori, che lei indossava sempre. Per compiacerlo, la nonna, lo lavava di notte e lo indossava al mattino, facendolo asciugare, a seconda delle stagioni, accanto al camino o nel venticello estivo notturno. Si faceva festa, nel giorno dell’Immacolata, ma lei è andata via troppo presto perché io potessi “viverla” e ricordare un suo abbraccio. Di questo me ne dispiaccio ancora. Auguri nonna e auguri a tutte le “Immacolata” e da oggi…Buon Natale! (poi torno).
Maria Pia