LA RAPPRESAGLIA A PONTELANDOLFO? “TUTTO SOMMATO FU CONTENUTA”…
“Tutto” che? “Sommato” che? “Contenuta” che?
Sulla pagina dell’Archivio di Napoli qualche giorno fa si leggeva un post nel quale si preannunciava la presentazione di un libro legato a Pontelandolfo. Non si trovano riscontri o foto dell’evento sia sui giornali che sulla stessa pagina e qualcuno (cattivo) avanza l’ipotesi dell’assenza di folle oceaniche all’evento.
Nel post, però, anche qualche affermazione non del tutto “chiara”.
400 soldati, allora, il 14 agosto del 1861 iniziarono la “ritorsione che “certamente causò vittime e distruzioni materiali”. Il libro, però, come scrive l’Archivio, “propende per una valutazione tutto sommato contenuta degli esiti dell’azione”.
L’ autrice dello stesso libro (giuriamo che è vero) in un convegno dichiarò che il diario del bersagliere Margolfo, quello nel quale si parla di eccidi, di saccheggi e di “cadaveri con il rumore delle ossa abbrustolite mentre loro banchettavano”, forse era stato scritto dalla moglie Barbara perchè forse il bersagliere era analfabeta ma forse era stato influenzato dai libri borbonici di quegli anni (pure essendo analfabeta, aggiungiamo noi).
Premesso, come facciamo da anni, che è questo il modo in cui i “riduzionisti” dei massacri giudicano le fonti per loro “scomode” o diverse dalle loro tesi; premesso che diversi giornali italiani e stranieri del tempo, diversi interventi parlamentari, i documenti archivistici anche successivi e i confronti tra i censimenti di quei mesi rivelano che si trattò di centinaia di vittime innocenti; premesso che, come sa chi frequenta gli archivi, gli archivi conservano una minima parte dei documenti prodotti, l’analisi dovrebbe essere un’altra dopo oltre un secolo e mezzo di silenzi e mistificazioni.
Ammesso (e non concesso) che i morti furono “solo 13”, siamo di fronte a quello che, anche per quantità inferiori di vittime, il prezioso Atlante delle Stragi Nazi-fasciste definisce senza alcun dubbio “ECCIDIO”. Tra quei 13 morti c’erano 13 persone completamente innocenti e, tra esse, anziani, donne e una ragazza di 18 anni uccisa dopo inseguimenti e violenze davanti ai parenti e mischiando il rosso del suo sangue a quello del vino delle botti distrutte. Quale umana pietà si evince da questi libri e da questi convegni? Quale “perfezione” storiografica si legge in oltre 150 anni di una storia ufficiale che, senza i dibattiti “vivacissimi” anche neoborbonici e anche legati ai famosi libri di Pino Aprile, aveva di fatto cancellato storie che (è sempre bene ricordarlo a chi magari finge di non ricordarlo) coinvolsero drammaticamente non solo Pontelandolfo e Casalduni ma decine di città dell’ex Regno delle Due Sicilie?
L’unica grande gratificazione è che, nonostante certi libri e certi convegni e nonostante i mezzi in campo (accademie, media, politici e/o istituti pubblici contro pochi storici volontari), le tesi sulla linea “RITORSIONI TUTTO SOMMATO CONTENUTE” sono sempre più “minoritarie”…
Gennaro De Crescenzo, “storico” volontario, specializzato in Archivistica presso l’Archivio di Stato di Napoli (anni 1988/1989).
PONTELANDOLFO E GLI INUTILI E STRANI TENTATIVI DI NEGARE UN ECCIDIO E QUALCUNO HA ANCHE IL CORAGGIO DI SCRIVERE (DIVERTENTI) LIBRI CONTRO LE “FAKE NEOBORBONICHE”…
Un’accademica da più parti (sempre poche e sempre le stesse) presentata come la “risolutrice” della questione “Pontelandolfo e Casalduni” con la tesi (in sintesi) “poche le vittime, storie inventate”, nei suoi libri e durante un recente convegno ha dichiarato una cosa surreale. Ricordate il diario del bersagliere Margolfo, quello nel quale si parla di eccidi, saccheggi e “cadaveri con il rumore delle ossa abbrustolite mentre loro banchettavano”? Bene. Nessuna parola di umana pietà per quelle vittime di certo non poche e di certo degne di pietà così come degni di una condanna storica dovrebbero essere ritenuti i responsabili di quegli scempi su quei poveri civili innocenti. Sapete la studiosa come giustifica quel documento crudo e vero? Di fatto non può giustificarlo e può solo provare ad arrampicarsi sui ripidi specchi delle ipotesi strane. Il bersagliere, allora, “forse era analfabeta”, il diario forse è stato scritto dalla moglie e forse è stato influenzato dai giornali e dai libri anti-unitari del tempo “come, ad esempio, quelli di Giacinto De Sivo”. Riepiloghiamo per i “non accademici” (come noi) con 3 possibili e intriganti tesi. 1) La moglie andò con il marito a Pontelanfolfo travestita da bersagliera. 2) Margolfo era analfabeta ma era un fan e un lettore accanito di De Sivo. 3) Francesco II di Borbone, sapendo che Margolfo era analfabeta, inviò un audio su WhatsApp a Margolfo spiegandogli cosa doveva scrivere. Giurandovi che è tutto vero, lo schema ricalca il solito schema degli accademici (“la fonte mia è bella e buona e la tua fa schifo”). E poi si lamentano dei loro insuccessi (20 like ai loro video, migliaia ai nostri) e dei nostri successi (crescenti). E magari qualcuno ha pure il corag gio di scrivere (divertenti) libri contro le “fake neoborboniche” e qualche giornale ne pubblica pure le (divertenti) recensioni…
Gennaro De Crescenzo
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