Fra il dire e il fare

Fra il dire e il fare

È tutta questione di… realtà.

Dire_e_fare_00-300x200Secondo la teoria cognitivista di Jean Piaget, quando la mente umana si trova di fronte alla necessità di risolvere un problema concreto procede secondo il metodo della simulazione inferenziale.

La mente immagina soluzioni possibili, ossia azioni probabili, e immagina le conseguenze che potrebbero derivarne. E questo tipo di simulazione la si applica anche alle altre persone, grazie all’azione dei neuroni specchio, con i quali si condividono empaticamente le azioni altrui e le intenzioni che possono precedere le azioni stesse.

È così che ognuno di noi può costruire modelli cognitivi generali sia della causalità che dell’intenzionalità, e lo possiamo fare basandoci su immagini che rappresentano situazioni, oggetti ed eventi senza averne avuto una diretta esperienza.

Mantenersi in contatto con le esperienze altrui, osservandole oppure fruirle nella comunicazione, significa riuscire ad arricchire le nostre opzioni di scelta e soluzione, inserendo nei nostri schemi quelle esperienze. In questo modo, si crea la condivisone e la compartecipazione che prevede la cultura in quanto tale, e specificatamente umana.

Eppure, nonostante questi processi mentali caratterizzino la progettazione esistenziale di tutti noi, è necessario introdurre un altro elemento cognitivo di indubbia rilevanza, ossia l’autovalutazione comportamentale.

Affinché il processo creativo-ideativo della nostra vita sia efficace è fondamentale riuscire ad osservare i risultati delle proprie azioni in un preciso contesto realizzativo, per valutare se il risultato corrisponde alla propria ideazione. Riuscire, in fase di riflessione, a collegare una causa con il suo effetto, seppure in contesti dati e specificati in anticipo, significa legare la dimensione teorica a quella pratica, senza soluzione di continuità fra le due. In questo modo è possibile, in fase preventiva, giungere persino ad una prevalutazione circa i possibili errori.

Dire_e_fare_01-300x200 SECONDAIn realtà, poter immaginare in anticipo gli effetti delle nostre azioni, dunque delle nostre scelte quotidiane, è l’espressione forse più importante della logica strumentale all’interno della quale si muove qualsiasi vita umana.

Decidere, immaginando le conseguenze comportamentali delle persone attorno a noi, lontane oppure vicine, se utilizzare o meno un atteggiamento positivo oppure negativo, all’interno di uno spazio abitato da molte persone (con una propria storia, invisibile ma vincolante), significa esistere secondo una prospettiva a lungo termine, secondo una razionalità che, appunto, definiamo strumentale.

Ecco perché ognuno di noi, se raggiunge un discreto livello di coscienza sociale e culturale, è sempre strumento evolutivo dell’intera comunità umana, che lo voglia o meno.

 

 

alessandro_bertirotti3Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).