La duplicazione

𝐋𝐚 𝐝𝐮𝐩𝐥𝐢𝐜𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞
A leggere i giornali, a sentire le dichiarazioni dei leader politici, a giudicare dal lecchinaggio a oltranza di cantanti, attori e scolaresche, l’Italia ha un solo futuro: la duplicazione.

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La duplicazione

A leggere i giornali, a sentire le dichiarazioni dei leader politici, a giudicare dal lecchinaggio a oltranza di cantanti, attori e scolaresche, l’Italia ha un solo futuro: la duplicazione. Stiamo così bene, siamo così felici e ben rappresentati che vogliamo for ever chi già c’è al comando e alla guida della Nazione. Doppia dose, a oltranza.

Mi spiego: secondo l’Opinione Dominante e Insistente, abbiamo infatti due possibilità per sistemare i due posti principali dello scacchiere nazionale, ovvero la presidenza della repubblica e la presidenza del consiglio: duplicare Sergio Mattarella e duplicare Mario Draghi. Già il settennato di Mattarella ci è parso un’eternità come un pontificato, interminabile, ripetitivo: ma tutti sono lì a implorare, promettere e minacciare di farlo diventare un quattordicennio, una specie di monarchia per forza d’inerzia, di presidenzialismo balbuziente, che ripete due volte i mandati e opta per l’imbalsamazione dal vivo al Quirinale, come se fosse una Piramide e lui un Faraone. Non c’è nessun altro in giro degno del Quirinale che chi c’è già. La stessa cosa successe al tempo di Napolitano. Ed è la dimostrazione non che abbiamo giganti al Quirinale ma che abbiamo pigmei tra i loro elettori, che non sanno vedere al di là del loro naso e non sono capaci di immaginare un diverso scenario. O se coltivano segreti disegni, hanno paura di bruciarseli e allora si danno al codardo omaggio alle Cariche Viventi, ai Fenomeni che ci rappresentano. Mattarella è l’officiante di Stato della religione sanitaria come della religione antifascista come della religione europeista. Lui insegna la conformità e i conformisti in virtù dell’immunità pecorona di gregge plaudono commossi. L’ossessiva campagna per la conferma delle due Massime Poltrone rasenta ormai lo stolkeraggio di popolo, come quello che fa Poltrone Sofà nella messaggistica pubblicitaria televisiva.

Serpeggia un’altra e più miracolosa duplicazione che non si oppone ma si sovrappone alla prima: Draghi acclamato a Palazzo Chigi ad oltranza, viene al tempo stesso e a volte dalle stesse persone, acclamato pure al Quirinale. La scelta diventa così difficile a quale delle due cariche saremo costretti a rinunciare all’augusta persona di Draghi, che la preghiera implicita dei devoti è la duplicazione di Draghi, uno a Palazzo Chigi e l’altro al Quirinale. Non so in virtù di quale legge speciale o miracolo, con il part time o lo smart working, con la bilocazione, riservata ai Santi e ai Draghi, con il raddoppio di Draghi tramite clonazione e ingegneria genetica finanziata nel recovery dall’Europa. Abbiamo bisogno della doppia dose di Draghi e di Mattarella, non possiamo farne a meno, sono il nostro Life Pass e la nostra salvezza vaccinale.

Se chiedi al Politico Tipo, al leader allineato, all’opinionista standard chi vuole al Quirinale ti dice infatti Mattarella for ever, e Draghi, insieme, senza distinguere. Non si sono spinti ancora, ma la Cirinnà e Zan ci staranno pensando, a suggerire un matrimonio trans fra i due, per rinsaldare la dinastia dragomattarellista, avere una Drag Queen e un Matt King uniti nelle cariche e nei destini che governano il Paese a conduzione familiare.

Ma tornando all’ipotesi principale, la duplicazione diventa a questo punto una specie di Diarchia, il Moralista e l’Economista, il Predicatore e il Banchiere come supplenti del politico, ormai costretto a lavorare ai bordi e sugli scarti di magazzino. Non è stata contemplata, presumo per ragioni d’età, l’unica ipotesi finora esclusa: lo scambio dei ruoli, Mattarella a Palazzo Chigi e Draghi al Quirinale. Ma il Presidente Bianco del Semestre Bianco, è troppo pontefice per essere premier, troppo Anima Bella per governare; è specialista in precettistica, non può gestire governi e recovery fund.

Insomma in questo minuetto infinito sembra che il Paese non abbia nessun altro da proporre se non chi c’è già. Siamo diventati così legittimisti, consenzienti, adoranti del Fatto Compiuto, almeno secondo la rappresentazione che ne danno i media del sistema, che merita di regnare solo chi è già regnante, si elegge solo chi è già al Potere, secondo l’untuoso servilismo plebiscitario che vige in questo Paese. Viva il Re e la Regina, lunga vita ai regnanti.

Il giudizio sui due è differente, ma il pregiudizio corrente li accomuna. L’unica cosa abnorme che vorrei far notare è che da quasi mezzo secolo a questa parte, ovvero da Pertini in poi, anche quando il centro-destra era maggioranza nel Paese e a volte nel Parlamento, il candidato alla Presidenza della Repubblica è sempre sortito da lì, dal Centro-sinistra. Senza eccezioni, anche se un paio di presidenti poi riuscirono ad essere un poco super partes (come fu Ciampi) o molto extra partes (come diventò Cossiga). C’è qualcosa di anomalo, di conformistico, nel senso del regime e perfino di dinastico in questa scelta a senso unico: il regno d’Italia spetta per diritto divino, storico e morale, a uno della Famiglia di Centro-sinistra. La massima carica è appannaggio della Cupola vigente sull’Italia e il centrodestra può solo decidere se accodarsi o votare contro. Mentre il Paese reale, lo dicono anche a sinistra, tende piuttosto a destra. Non so come andrà a finire stavolta, se la duplicazione resterà solo un fatto agiografico, che concerne il processo di beatificazione, santificazione e poi rimozione dei medesimi, e poi si andrà ad eleggere un altro fidato della scuderia. Intanto però noto che ci siamo avvitati in questo Valzer di Sissi. Ancora un giro, vi prego, suonala ancora, non andare via…

MV, La Verità (8 settembre 2021)