Oggetto: Re: STAZZEMA: PIRILLO (CIRCOLO SARAGAT MATTEOTTI), LA MEMORIA E’ DOVERE MORALE AFFINCHE’ TUTTO QUESTO NON ACCADA MAI PIU’
Egregio Presidente Rinaldi,
da calabrese -emigrante- e da innamorato del nostro Sud non potevo fare diversamente, anzi troppo poco facciamo per il bene della nostra Terra.
Le inoltro di seguito il comunicato odierno, ben più ampio, che per mio errore non le ho trasmesso questa mattina.
Un caro saluto, Enzo Pirillo
ECCIDIO PONTELANDOLFO E CASALDUNI: PIRILLO (CIRCOLO SARAGAT MATTEOTTI) PRIMA DI STAZZEMA E PEGGIO DI MARZABOTTO,
MA 160 ANNI NON SONO BASTATI A RICOSTRURE, NE I DUE PAESI NE L’ITALIA UNITA
Roma, 14.08.2021:- “Sono trascorsi 160 anni dalla cosiddetta unificazione dell’Italia e da quello che la storiografia dei vincitori celebra come il risorgimento del Paese e che, invece, cela orrori indicibili, follie degne delle peggiori dittature e azioni criminali delle più cruente guerre civili, mi riferisco all’annessione forzata delle regioni del meridione d’Italia e, oggi in particolare, al massacro di Pontelandolfo e Casalduni, dove i bersaglieri al comando del maggiore Pier Eleonoro Negri, su disposizione dal generale Enrico Cialdini per vendicare una quarantina di commilitoni uccisi tre giorni prima dai briganti, piombarono sui paesi all’alba e li misero a ferro e fuoco uccidendo tutti i civili, uomini, donne, anziani, bambini! Pare che le vittime furono migliaia, un orrore peggiore di quello di Marzabotto!” –cosi Vincenzo Pirillo, Presidente del Circolo Saragat Matteotti, analista politico e studioso meridionalista, sulle questioni Risorgimentali-
“Avevo già detto che l’Italia unita era cosa buona, ma l’unità d’Italia no! In primis per come era stata fatta, e poi, per come era stata raccontata! Non era certo quello il modo di compattare politicamente ciò che era già unito geograficamente, ed infatti il processo di unificazione non è mai stato completato, anzi forse non è mai iniziato, e ce ne rendiamo conto ancora oggi con la questione del recovery fund. Non si può fondare una nazione sul furto, la menzogna e l’assassinio. Si, l’assassinio, perché di questo parliamo se guardiamo alle azioni militari savoiarde, ed in particolare all’eccidio di Pontelandolfo e Casalduni.
Esistono decine di documenti pubblici attestanti gli orrori commessi nel cosiddetto risorgimento, ed altri sono ancora da censire e pubblicare, per citarne alcuni: Uno dei soldati piemontesi, il valtellinese Carlo Margolfo, ricorda nel suo diario: «Non si poteva stare d’intorno per lo gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti, e chi sotto le rovine delle case…»; e ancora, Rocco Boccaccino nel libro Memorie dei giorni roventi dell’agosto 1861 «E’ indescrivibile l’eccidio che ne seguì con tutte le sevizie, a cui uomini e donne, inferociti e privi di ogni senso di pietà, brutalmente si abbandonarono». Ma più di tutto devono far riflettere le parole del Deputato milanese Giuseppe Ferrari, che nel dicembre 1861 denunciò in Parlamento la strage di Pontelandolfo e Casalduni, attaccando l’operato del Governo e sottolineando la necessità di un’indagine che rendesse giustizia ai morti, alle donne stuprate, ai vecchi ed ai bambini trucidati. Si legge –prosegue il Presidente Enzo Pirillo- nel resoconto stenografico della Seduta del 2 dicembre 1861: «lo ho dovuto intraprendere un viaggio per verificare il fatto cogli occhi miei. Ma io non potrò mai esprimere i sentimenti che mi agitarono in presenza di quella città incendiata»; ed ancora «Quante scene d’orrore! Qui due vecchie periscono nell’incendio; là alcuni sono fucilati, giustamente, se volete, ma sono fucilati; gli orecchini sono strappati alle donne… Mai non dimenticherò il 14 agosto, mi diceva un garibaldino di Pontelandolfo. Sul limitare di una delle tre case eccettuate dall’incendio, egli gridava ai villici di accorrere, li nascondeva nelle cantine, e, mentre si affannava per sottrarre i conterranei alla morte, vacillante, insanguinata una fanciulla si trascinava da lui, fucilata nella spalla, perché aveva voluto salvare l’onore, e quando si vedeva sicura, cadeva per terra e vi rimaneva per sempre». Ecco quali cose terribile sono state fatte a danno degli italiani del sud da parte degli italiani del nord.”
“Da tempo si è scoperchiato il vaso di Pandora risorgimentale, e i fatti di quegli anni bui sono ora alla portata di tutti, per questo non si può e non si deve tacere su quegli orribili accadimenti, non conoscere la storia può essere ignoranza, conoscerla e nasconderla, o peggio, negarla, è un atto criminale! Per rendere giustizia alle vittime di Pontelandolfo, Casalduni, ed a tutti i martiri del risorgimento, bisogna lottare per l’affermazione della verità, bisogna insistere sul revisionismo storico liberandolo da menzogne, faziose polemiche e falsità. Lo Stato ha il dovere di diffondere le verità storiche accertate e documentate e, laddove il caso, ha il dovere di presentare le scuse, non solo formali, come è avvenuto il 14 agosto 2011 quando Giuliano Amato, nella sua veste ufficiale di Presidente del comitato per l’anniversario per i 150 anni dell’Unità d’Italia, chiese scusa a nome dell’Italia intera al comune di Pontelandolfo, città simbolo dei massacri del risorgimento, presentendo un messaggio dell’allora Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, allora partecipò anche il sindaco di Vicenza, Achille Variati, in rappresentanza della città di Pier Eleonoro Negri, per unirsi alle scuse, un bellissimo gesto di fraternità, se ci fosse stato questo spirito anche nel risorgimento si sarebbero risparmiati migliaia di morti. Sono passati dieci anni dalle scuse e centosessanta da quel feroce massacro, ma ancora c’è molto da fare, oggi come allora viviamo due italie, oggi come allora gli interessi economici prevalgono sui sentimenti di fraternità; nel 1861 si guardava alle casse del Banco di Napoli e del Banco di Sicilia, oggi ai soldi del Recovery Fund. Ripeto –conclude Enzo Pirillo- l’Italia unita andava fatta ma la vogliamo davvero chiamare Unità d’Italia? Un Paese civile deve trattare tutti i cittadini allo stesso modo, ieri tutte le istituzioni hanno giustamente ricordato l’eccidio nazista di Sant’Anna di Stazzema, oggi sarà lo stesso per Pontelandolfo e Casalduni?
Staremo a vedere se ci sono ancora italiani di serie A ed italiani di serie B, o se alcune verità sono ancora troppo pesanti per essere degnamente ricordate!”