Riforma del Fisco, pignoramenti più facili: cosa cambia
29 Luglio 2021 – 10:27
Le proposte contenute nel documento elaborato dal ministero dell’Economia: maggiore accesso all’Anagrafe dei rapporti finanziari, discarico automatico dei crediti non riscossi e fusione delle due Agenzie
Federico Garau
La macchina del Fisco è pronta a rimettersi in moto dopo l’estate, e sono tanti gli arretrati da riscuotere (si parla di 999,1 miliardi di euro di cartelle esattoriali ancora da incassare). Naturalmente lo stesso ministero dell’Economia è consapevole del fatto che gran parte degli incassi non sarà più recuperato, tuttavia è attualmente allo studio del dicastero una riforma della riscossione coattiva in grado di alleggerire la “montagna” di atti rimasti congelati sino ad oggi.
Le proposte
Per prima cosa il ministero dell’Economia starebbe pensando di rendere più efficaci gli strumenti attualmente a disposizione del Fisco, come ad esempio la possibilità di utilizzare le banche dati sui conti correnti dei debitori così da effettuare dei pignoramenti mirati. “Attualmente buona parte dei pignoramenti non raggiunge alcun risultato”, si legge nella proposta, come riportato da Il Messaggero. “I conti correnti dei debitori sottoposti a pignoramento non sono capienti o, addirittura, non hanno un saldo attivo”. Da qui la necessità di poter accedere all’Anagrafe dei rapporti finanziari, così da verificare in anticipo “quali dei soggetti iscritti a ruolo (18 milioni in tutto) siano intestatari di rapporti finanziari capienti per procedere ai conseguenti pignoramenti”.
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Il ministero a guida Daniele Franco avrebbe trovato una soluzione: obbligare gli istituti bancari a passare all’Agenzia delle Entrate i codici Iban dei clienti per erogare rimborsi e contributi. Ad oggi, infatti, la comunicazione dei saldi dei conti correnti all’Anagrafe dei rapporti finanziari avviene solo una volta all’anno, ed il rischio è che l’Agenzia dell’Entrate si trovi a dover trattare con informazioni già datate.
“L’estensione delle finalità della trasmissione delle informazioni relative ai rapporti finanziari all’erogazione dei servizi e all’attività di riscossione consentirebbe di prevedere, con provvedimento del direttore dell’Agenzia, una maggiore frequenza di trasmissione dei dati, che potrebbe diventare mensile”, si legge ancora nel documento. Insomma, si punta a scambi di informazioni decisamente più frequenti.
Ma non finisce qui. Il Fisco, incaricato dell’attività di riscossione, potrà avvalersi anche delle informazioni ricavate anche dalla banca dati della fatturazione elettronica (in modo da consentire “l’avvio mirato di procedure di pignoramento dei rapporti commerciali intrattenuti dal soggetto debitore con soggetti terzi”), ma solo in caso di debiti che superano una certa cifra, che potrebbe essere quella di 50 mila euro.
Il discarico automatico
Oltre alle misure precedentemente indicate, il Mef propone anche un’operazione di “discarico automatico dei crediti non riscossi” da applicare una volta trascorso un certo periodo di tempo (si pensa a 5 anni) dall’affidamento alla riscossione coattiva. Superato questo limite, l’Agenzia delle Entrate non cercherà più di recuperare il credito.
Nella proposta presentata al Parlamento si parla anche dei vantaggi che deriverebbero dalla fusione dell’Agenzia delle Entrate con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione, con una governance più semplice, e l’eliminazione della duplicazione di organi collegiali.