Dal 3 luglio al bando la plastica monouso: cosa cambia davvero
29 Giugno 2021
Al via la direttiva europea che dichiara guerra alla plastica. Per il momento in Italia sono ancora permessi piatti, posate, cannucce e contenitori per il cibo, se necessari
Valentina Dardari
Dal 3 luglio verrà messa al bando la plastica monouso. Con questa direttiva l’Europa dichiara guerra all’inquinamento dovuto dalla dispersione nell’ambiente di oggetti di plastica, e in particolare nel mare e negli oceani. Si tratta della direttiva europea 904, la cosiddetta Sup (Single-use plastic products), che era stata adottata due anni fa e che entrerà in vigore da sabato 3 luglio. Secondo le stime, dei rifiuti a livello globale sarebbero un terzo quelli riconducibili a plastiche monouso. Da tempo ormai, siamo abituati a vedere enormi isole galleggianti negli oceani, per non parlare della quantità di plastica che si incontra anche solo passeggiando sulla spiaggia o facendo un bagno in mare. Spezzettandosi poi in microparticelle indelebili riescono a entrare in tutti gli organismi viventi, compreso il nostro.
Al bando la plastica monouso
Con la direttiva europea si vuole ridurre sia la produzione che il consumo degli utensili monouso, che fanno parte del nostro quotidiano. In Europa, questi rappresentano il 40% della produzione e il 61% di tutti i rifiuti di plastica. Ancora peggio con il lockdown, durante il quale è stato registrato un aumento nei consumi di packaging. Secondo quanto emerso da uno studio condotto dalla Nielsen, nel 2020 sarebbero state vendute 1,5 miliardi di confezioni. In Italia, degli oltre 2 milioni di tonnellate che vengono prodotte, solo 500 vengono riciclate.
Quali prodotti spariranno per primi
I prodotti che sono condannati a sparire per primi sono quelli che rappresentano il 70% dei rifiuti di plastica presenti in mare e per i quali già esistono alternative sul mercato. In tutto sono una decina. Tra questi i bastoncini per pulire le orecchie, che in Italia sono vietati dal primo gennaio del 2019, le posate, i piatti anche se di carta ma rivestiti di film plastico, le cannucce, i mescolatori per bevande usati nei bar, le aste per i palloncini, i contenitori per il cibo e per le bevande in polistirene espanso, in particolare quelli usati per i fast food, tutti gli articoli in plastica oxo-degradabile, quella a cui vengono aggiunti additivi per facilitarne la degradazione, soprattutto sacchetti e imballaggi. Sono permessi solo se costituiti da materiale biodegradabile e compostabile. Sarà in particolare il settore alimentare quello che dovrà riprogrammare completamente il packaging per gli alimenti, visto che sarà permesso solo l’uso solo di carta o di plastica biodegradabile al 100%.
Al bando anche tutte le bioplastiche, che adesso vengono paragonate a quelle di origine petrolchimica per il fatto che non vi sono sufficienti studi scientifici sulla loro biodegradabilità in mare. “Il Governo ha fornito incentivi alle industrie per convertirsi verso questi polimeri. Ci siamo fatti piombare addosso la direttiva e non è stata accompagnata nessuna transizione, scaricando le colpe sull’Europa. È dunque plausibile una certa confusione”, ha spiegato Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace.
Plastica, così l’Europa penalizza le aziende italiane
In Italia non sarà immediato
In ogni caso, in Italia il cambiamento non avverrà nell’immediato. Infatti, con la legge di delegazione 53 approvata dal Governo, è stata per esempio introdotta l’esenzione riservata agli articoli monouso in plastica compostabile quando non ci sono alternative al loro utilizzo per i prodotti destinati a entrare in contatto con alimenti. Piatti, posate, cannucce e contenitori per il cibo sono quindi ancora permessi.
Previste anche norme più severe per i tipi di prodotti e di imballaggi e l’introduzione di misure che entrano in vigore con date diverse. Per prima cosa la norma relativa l’introduzione della responsabilità dei produttori che devono finanziare le attività di raccolta a fine vita e di pulizia dei rifiuti. Un’altra riguarderà il riciclo delle bottiglie che dovrà raggiungere il 77% di quanto messo sul mercato entro il 2025 e in seguito il 90% entro il 2029. Le miscele utilizzate dovranno contenere un minimo del 25% di materiale riciclato entro il 2025, che arriverà fino al 30% nel 2030. I tappi non dovranno essere separati dai contenitori.
Cosa è permesso
In ultimo, dovrà esserci un’etichettatura obbligatoria per tutte le merci che ancora non possono venire modificate, come gli assorbenti igienici, i filtri per sigarette o le salviette umidificate. Per il momento i bicchieri in plastica possono essere commercializzati ma rientrano comunque tra i prodotti il cui uso dovrà essere ridotto. I polimeri permessi sono quelli naturali, ovvero quelli organici, non modificati chimicamente. Si tratta di fibre naturali non sottoposte ad alcuna modifica chimica. Sono per esempio fibre di mais, canna da zucchero, bambù, canapa, cellulosa, riso, caucciù e cocco. Purtroppo sono ancora poche le aziende che riescono a produrre una grande quantità di questi articoli.