Contanti, 5 pagamenti da non fare

I 5 pagamenti da non fare mai in contanti: ecco perché
2 Maggio 2021 – 16:53

In attesa che da gennaio 2022 il tetto massimo per transazioni in contanti non potrà superare i mille euro, ecco alcuni benefici e detrazioni fiscali se si paga, sin da ora, con gli strumenti elettronici
Alessandro Ferro
Al di là della pandemia, che ha accelerato i pagamenti elettronici a discapito dei contanti (acquisti online durante i lockdown), il governo italiano (prima con Conte, adesso con Draghi) è sempre più propenso ad incentivare il pagamento con carte di credito e bancomat a discapito del denaro contante.
Gli incentivi con pagamenti tracciabili

Se è vero che in alcuni casi non si può, in ogni caso, pagare in contanti (nel caso di spese superiori a duemila euro), in tante altre situazioni si può pagare in cash ma sarebbe bene non farlo, non più, per non perdere il diritto ad agevolazioni e benefici fiscali che altrimenti non potrebbero esserci: ecco perché si sta facendo leva su alcune iniziative come il cashback e la lotteria degli scontrini oltre che, naturalmente, i vari vantaggi portati dalla possibilità di detrarre le spese in termini fiscali.
La top 5 dei pagamenti da non fare in contanti

Come si legge su conticorrentionline, è bene fare le spese mediche (acquisto di medicinali o prestazioni sanitarie) con metodi di pagamento tracciabili per usufruire della detrazione 19%: ce ne siamo occupati in questo focus dove, grazie all’aiuto di un commercialista, abbiamo visto che se è obbligatorio il pagamento con carte, bancomat o bonifici, si può ancora acquistare in contanti purché si fornisca la tessera sanitaria. In questo modo, il pagamento rimarrà comunque tracciato e si aggiungerà, automaticamente, alla dichiarazione dei redditi precompilata. Stesso discorso per la ristrutturazione della casa o per l’acquisto di mobili: il rischio è sempre quello di perdere la detrazione fiscale, garantita invece da un pagamento con bonifico. Per quanto riguarda gli elettrodomestici, invece, il pagamento tracciabile è testimone della prova d’acquisto e sarà valido anche per fini di garanzia.

Lo stesso discorso vale per i prestiti o i pagamenti a rate dove è sempre consigliato pagare con carte e mantenere la possibilità del rilascio di una quietanza; ma la tracciabilità è il vangelo anche per i pagamenti periodici come sono il condominio o l’affitto: la ricevuta di avvenuto pagamento garantisce la prova provata così come quando si salda un compenso ad una badante o ad una collaboratrice domestica. Anche in questo caso, la tracciabilità mette al riparo da parecchi equivoci. Paradossalmente, anche un grosso regalo ad un figlio sarebbe meglio farlo tramite bonifico: gli accertamenti fiscali sono sempre dietro l’angolo.
Il tetto dei contanti

Per disincentivare l’uso della moneta liquida, il Decreto Legge 124 del 2019 attua un cambiamento sostanziale nella vita di tutti i giorni nei confronti dei cittadini: mille euro sarà la nuova soglia massima utilizzabile per un pagamento in contanti. Come ci siamo occupati di recente (qui il nostro articolo), con il decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020 questo limite era stato posto a duemila euro ma, a partire dal gennaio 2022, la cifra è destinata a dimezzarsi: la politica portata avanti dal governo italiano della guerra al contante attraverso la misura del cashback ha facilitato questa scelta. Quest’ultimo, infatti, ha trainato l’inversione nei pagamenti dando spazio alla moneta elettronica e arginando il fenomeno del sommerso. Una tendenza che, forse, in pochi anni arriverà ad azzerare l’utilizzo del contante.