Tra “Neorealismo e fotoromanzo”.
Il Neorealismo in letteratura durò un quindicennio, non ebbe vita lunga, ricordare “giorni funesti” in tempo di pace è faticoso. I sogni (soprattutto quello americano) addomesticarono il ricordo della guerra. Gli italiani e le italiane volevano dimenticare, non alimentare la memoria dei giorni terribili.
E fu così che negli anni ’50 le donne iniziarono a “cibarsi” di fotoromanzi; nel ’60 ci fu il boom di due milioni di lettrici. Nel 1946, la casa editrice Universo manda nelle edicole una rivista che pubblica romanzi illustrati da disegni che chiama Grand Hotel (Cesare Zavattini e Damiano Damiano ancora oggi si contendono la paternità del genere). A leggerli sono per la maggior parte donne dai 16 anni in su, che a questa specie di cinematografo tascabile chiedono solo di fantasticare e, a volte, anche qualche consiglio sentimentale. Le storie sono romantiche, il linguaggio è semplice, tanto che non sono poche le ragazze che imparano a leggere su queste pagine. Le prime narrazioni sono sequenze di film famosi o adattamenti di romanzi della letteratura «alta», come i Promessi Sposi, I miserabili o addirittura la Bibbia. Col passare del tempo i soggetti si moltiplicano e trattano anche argomenti di attualità. Verso la fine degli anni Sessanta il fenomeno editoriale si sposta anche verso Roma: la Lancio, dopo aver rilevato Sogno, immette sul mercato Letizia, Charme, Marina, Kolossal e molte altre testate che fanno sì che il fotoromanzo sia un fenomeno vero e proprio della nostra editoria. L’anno boom è il 1976, quando le vendite complessive delle riviste raggiungono 8.600.000 copie ogni mese. L’universo femminile, le divoratrici di romanzi, s’identificò nelle storie, nel costume, nell’idea dell’amore. Le storie favorivano l’aspirazione alla libertà, l’idea della bellezza, il languire dei pregiudizi, la sostituzione di principi ferrei con più allentati costumi. La minigonna, la piazza accessibile anche alle donne, l’audacia in amore. Il femminismo italiano, ne sono convinta, nasce sulle basi di una disinibizione da fotoromanzo. Italo Calvino li addirittura definì delle «vaccate immonde». Eppure c’è una gran parte della popolazione che ai fotoromanzi deve tantissimo. Il fotoromanzo sarà sostituito dalle telenovelas, l’avvento delle tv private darà il colpo ferale ai settimanali. Uno dopo l’altro chiuderanno tutte le redazioni, ad oggi rimane in piedi solo la prima: Grand Hotel. (In foto, Claudia Rivelli, sorella di Ornella Muti. A mio parere anche più bella). Torno dopo il caffè.
MP