Il virus sui carrelli e i pos: come ci si contagia ai supermercati
26 Aprile 2021
Su 981 esercizi commerciali ispezionati dai Nas, in ben 173 sono state registrate irregolarità. Preoccupano i 18 casi di positività al materiale genetico su carrelli, cestini e tastiere del bancomat
Alessandro Imperiali
L’esito della campagna di verifiche dei Nas nei supermercati ha riportato 18 casi di positività al materiale genetico di Coronavirus su carrelli, cestini, tastiere per il pagamento bancomat e carte di credito, tasti delle bilance e dispositivi salvatempo. Immediata è stata la chiusura dell’attività commerciale per 12 di questi, 3 a causa della violazione delle misure imposte per prevenire la diffusione del virus.
In totale sono stati ispezionati 981 esercizi commerciali e sono state registrate irregolarità in ben 173 di essi, ossia il 18%, una percentuale piuttosto elevata. Sono stati deferiti all’Autorità Giudiziaria 9 responsabili dei supermercati e sanzionati altri 177 per un ammontare di 202mila euro di multa totali. Su 226 irregolarità impugnate ben 39 sono riconducibili a carenze igieniche. I motivi principalmente contestati sono: mancanza di indicazioni con norme di comportamento per i consumatori, mancato rispetto del numero massimo di presenze contemporanee nell’esercizio, mancato rispetto della distanza interpersonale alle casse e durante gli acquisti e, infine, mancanza di dispenser per la sanificazione delle mani.
I Nas, inoltre, mentre erano impegnati ad accertare la corretta esecuzione delle operazioni di sanificazione degli ambienti e delle attrezzature ad uso comune, hanno disposto il sequestro di oltre 2mila kg di prodotti alimentari. Le cause principali sono la non adeguatezza del metodo di conservazione e la mancanza di tracciabilità. È stato impossibile per i Nas, impegnati nella campagna a tutela della salute collettiva predisposta dal Comando Carabinieri per la Tutela e Salute, considerarli adatti al consumo.
Tutti i supermercati coinvolti appartengono a diverse aziende della Grande Distribuzione. Salerno, Catania, Perugia, Cagliari, Frosinone, Parma, Latina, Roma insieme a Grosseto e Terni sono le città in cui si trovavano i supermercati. Parma, al termine delle ispezioni igienico sanitarie integrate dal prelievo di tamponi ambientali, è stata la città con il maggior numero di tamponi risultati positivi al Covid, esattamente 5. Influiscono sulla chiusura, oltre alle importanti questioni igieniche, anche gravi carenze gestionali e strutturali delle attività.
“È dall’inizio della crisi sanitaria che denunciamo quanto certificato dal Nucleo Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri”, commenta il Cobas, “Il supermercato non è affatto un luogo sicuro né per chi ci lavora né tanto meno per chi ci fa la spesa quotidiana”.