Tsunami sui conti correnti. Cosa accadrà banca per banca
Le soluzioni studiate dai principali istituti di credito per disincentivare l’accumulo di grandi quantità di denaro nei conti correnti dei propri clienti
Federico Garau – Mer, 31/03/2021
Il denaro accumulato nei conti correnti degli italiani sta spingendo i principali istituti di credito a studiare dei modi per canalizzare tale liquidità, evitando al contempo che i capitali possano essere per questo motivo trasferiti all’estero: un rischio, questo, che le banche non vogliono di certo correre.
Ciò che tuttavia non è possibile per queste ultime sottovalutare è il rincaro delle spese di gestione connesse ai conti correnti più “ricchi”, a causa della negatività dei tassi di mercato, come aveva già raccontato “IlGiornale.it”. Spingere i clienti ad investire, dunque, pare la scelta verso cui tendono gli istituti di credito.
Stando al più recente bollettino di Abi sono complessivamente 1745,6 i miliardi di euro depositati nei propri conti correnti da privati ed imprese. Nello specifico, i depositi da clientela residente hanno registrato un’impennata del 10,2% (corrispondente a circa 161 miliardi). Contestualmente, puntualizza ancora l’Associazione, sono incrementati anche i costi di gestione dei conti correnti tradizionali e di quelli online: solo nel 2019 la spesa per questi ultimi è salita di 5,9 euro rispetto all’anno precedente
Le manovre dei principali istituti di credito
Sia Unicredit che Intesa Sanpaolo hanno già iniziato a muoversi per tentare di far girare i capitali dei propri clienti promuovendo degli investimenti vantaggiosi. Unicredit cerca di proporre soluzioni alternative ai semplici depositi, ed offre investimenti in fondi di mercato monetario”senza commissioni e obiettivi di performance in territorio positivo”. Come riportato da IlCorriere, la banca si propone di “offrire un rendimento vicino allo zero, piuttosto che avere giacenze inutilizzate”. La via da percorrere per scoraggiare l’accumulo di capitale è quella di prevedere una “commissione di giacenza” di 33 euro al mese per le imprese con depositi superiori ai 100mila euro.
Fineco, come riferisce Il Sole 24 Ore, ha invece contattato i propri correntisti per preannunciare la chiusura di quei conti con depositi superiori ai 100mila euro intestati a clienti che non abbiano in corso alcun tipo di investimento o finanziamento. La stima parla di circa un migliaio di casi di cui la banca vorrebbe liberarsi, dal momento che si tratta solo di spese infruttuose. Prima di procedere, tuttavia, oltre al giusto preavviso, Fineco tenterà fino all’ultimo di far comprendere ai propri clienti gli svantaggi di tenere tanto denaro accumulato sul conto, parlando degli elevati costi di gestione e proponendo investimenti in obbligazioni, fondi pensione, azioni o fondi comuni.
A partire dal 5 febbraio, invece, Bper ha deciso di applicare una “commissione di liquidità rilevante” per partite Iva e imprese con depositi superiori ai 100mila euro, mentre Bnl fa già pagare ai propri correntisti con giacenze medie superiori al milione di euro una commissione di mille euro ogni trimestre.
Mf riferisce che il Credito Emiliano punta ad offrire ai propri clienti una consulenza specifica, che, “partendo dalla comprensione dei reali bisogni di liquidità conduca, situazione per situazione, a soluzioni di risparmio adeguate in termini di asset allocation e di orizzonte temporale per gestire in modo più efficiente quella in eccesso”.
Deutsche Bank segue la stessa linea, con l’obiettivo di “rendere i clienti consapevoli del rapporto costi/benefici nel tenere i propri risparmi fermi sui conti correnti, perdendo delle interessanti opportunità di investimento in equity”.
Proporre soluzioni di investimento di vario genere per arrivare ad una “gestione efficace ed oculata della liquidità in eccesso presente sui conti correnti” è quanto si propone anche il gruppo Banco Bpm.
Crédit Agricole Italia al momento si defila, e pare non prendere in considerazione l’idea di attivare delle contromisure simili a quelle già attuate da Fineco.