M.P.Selvaggio ricorda Carducci

Giosuè Carducci moriva il 16 febbraio, nel 1907.

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Lo conosciamo come grande letterato e critico, ma anche come vincitore di Premio Nobel. Meno sappiamo di lui e delle sue passioni oltre la letteratura. Aveva, ad esempio, una forte passione per i tordi, il pesce fritto o le fettuccine con l’abbacchio. Da Napoli scriveva: “Tutti i giorni mangio dodici ostriche e bevo una bottiglia e mezzo o due di Posillipo o di Vesuvio, con un piatto di pesce o di carne, maccheroni e frutta e non altro”. Le sue passioni più travolgenti furono due: le donne ed il cibo.

Proprio con quest’ultimo il nostro protagonista ebbe sempre un rapporto molto particolare, erano famose le sue “ribotte” di Castagneto, paese in cui aveva trascorso molti anni della sua giovinezza. Quest’ultime erano “grandi mangiate” che iniziavano già la mattina e finivano solo a sera. Nelle grandi occasioni con gli amici non solo mangiava ma recitava loro poesie e discuteva.

Un’altra passione del poeta e letterato italiano fu il vino, presente non solo durante la vita quotidiana e nei suoi lauti pasti, ma anche nelle opere letterarie come, ad esempio, “L’Ostessa di Gaby”, e “E poiché il vino c’era” (da Rime e Ritmi). In lui destò curiosità anche il gin. Una sera a Roma bevve del gin e preso da ebbrezza gli dedicò un suo componimento intitolato “Gin e ginepri”. Propongo il brano che era incluso nella raccolta delle lettere del premio Nobel (volume XIII), pubblicato da Zanichelli:

quanto azzurro d’amori e di ricordi
gin, infido liquor, veggo ondeggiare
nel breve cerchio onde il mio gusto mordi:
o dolci selve di ginepri, rare,
a cui fischian nel grigio ottobre i tordi lungo il patrio, selvaggio, urlante mare!

M.P.