La differenza tra leadership e carisma

La differenza tra leadership e carisma

Chi è un capo carismatico? Un leader che gode delle simpatie popolari, che è apprezzato, a cui la gente dà volentieri il voto perché pensa che risolverà i suoi problemi?
Francesco Alberoni – Dom, 14/02/2021

Chi è un capo carismatico? Un leader che gode delle simpatie popolari, che è apprezzato, a cui la gente dà volentieri il voto perché pensa che risolverà i suoi problemi? Se fosse così molti uomini politici della Prima Repubblica come Saragat, Moro, Fanfani o Andreotti entrerebbero in questa categoria.

Ma quando li confronti con figure che scatenano passioni politiche come Churchill, De Gaulle, Togliatti, Berlusconi e Grillo ti accorgi che c’è una differenza. Questi ultimi non erano solo apprezzati e votati, ma avevano creato un loro partito formato da seguaci che li amavano, li adoravano e li consideravano degli esseri straordinari capaci di fare scelte infallibili.

I leader carismatici cioè emergono di solito come artefici e manifestazione di un movimento collettivo. Hanno dietro di loro persone «convertite» che hanno abbandonato i loro vecchi partiti e stanno dalla loro parte non in base a calcoli o negoziati, ma per fede, per dedizione. Essi perciò li seguono dovunque vadano. Bossi ha portato il suo movimento ad allearsi con Berlusconi. Grillo il suo ad allearsi prima con Salvini, poi con il Pd e ora con Draghi.

Date queste premesse Draghi può essere considerato un capo carismatico? Gode certo di forti simpatie e la gente si aspetta da lui un buon governo e anche qualche miracolo. Ma è o può diventare un capo carismatico? Contro questa ipotesi gioca il fatto di non essere espressione di un movimento, di non avere una massa di propri seguaci che lo segue per fede e che col suo voto può spostare l’equilibrio politico. Qualcuno paragona la chiamata di Draghi alla chiamata di De Gaulle da parte del Parlamento francese quando incombeva lo spettro della guerra civile, ma De Gaulle ha chiesto e ottenuto i pieni poteri e ha instaurato una Repubblica presidenziale. La situazione di Draghi è diversissima. Egli si trova semmai nella posizione di Pericle che sapeva governare benissimo, ma lo ha fatto dovendo continuamente negoziare e convincere una assemblea turbolenta come quella di Atene. Superando ogni tipo di ostacoli, di calunnie e di accuse.