La trasformazione religiosa delle scuole francesi
di Giulio Meotti 31 gennaio 2021
Pezzo in lingua originale inglese: The Religious Transformation of French Schools
Traduzioni di Angelita La Spada
In Francia, c’è una guerra a bassa intensità, finalizzata a radicalizzare le scuole.
Alla scuola media Pierre Mendès France, a Samur, uno studente ha detto al suo insegnante: “Mio padre ti decapiterà”. È diventato impossibile anche solo fare un elenco preciso di questi episodi. Si verificano quotidianamente in Francia.
“Di fronte alle intimidazioni islamiste, cosa dovrebbe fare il mondo libero?” – Titolo dell’editoriale di Robert Redeker pubblicato su Le Figaro nel 2006. Pochi giorni dopo, Redecker iniziò a ricevere minacce di morte.
Se gli estremisti sono riusciti a intimidire le scuole francesi e le università, perché non dovrebbero essere in grado di sottomettere l’intera società?
“A differenza di Lei, Colonnello, e di molti altri, Mila non si sottometterà mai”, ha scritto il padre dell’adolescente francese al preside della sua scuola in una lettera pubblicata da Le Point. Il 18 gennaio 2020, Mila O., allora 16enne, ha espresso commenti offensivi sull’Islam durante il suo video in diretta su Instagram.
“Durante la diretta streaming, un ragazzo musulmano le chiede un appuntamento che lei rifiuta di dargli dicendo di essere gay. Il giovane risponde accusandola di razzismo e definendola una ‘sporca lesbica’. In un altro video in streaming, successivo agli insulti ricevuti, Mila replica con veemenza asserendo che ‘odia la religione'”.
Mila ha continuato dicendo: “Il Corano è una religione di odio. Non c’è altro che odio in esso. (…) l’Islam è m*rda”. Da allora, ha ricevuto circa 50 mila messaggi e lettere contenenti minacce di violentarla, sgozzarla, torturarla e di decapitarla. Ha dovuto continuare a spostarsi da una scuola all’altra.
Ancora una volta, Mila si è trovata senza una scuola superiore. Su un social network, ha fatto accidentalmente il nome della sua nuova scuola militare. La direzione scolastica l’ha prontamente espulsa in quanto potenziale minaccia per la sicurezza degli studenti. “Sono devastato da tanta codardia”, scrive il padre della ragazza. “Anche l’esercito non riesce a proteggerla e consentirle di continuare la sua formazione scolastica, cosa possiamo fare noi, i suoi genitori? Questa constatazione è per noi un film dell’orrore.”
Anche l’esercito non riesce a proteggerla? “Mila ha 17 anni e ora vive come lo staff di Charlie Hebdo: in un bunker. È intollerabile!”, ha detto l”avvocato di Mila, Richard Malka.
Pochi giorni dopo, “Caroline L.”, una docente della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Aix-Marseille, ha ricevuto innumerevoli minacce di morte, accusata di “islamofobia”. La procura di Aix-en-Provence ha aperto un’inchiesta per “ingiurie pubbliche per appartenenza alle religioni”. Il suo crimine? La professoressa aveva spiegato ai suoi studenti:
“Non c’è libertà di coscienza nell’Islam. Se sei nato da padre musulmano, sei un musulmano a vita. Una specie di religione trasmessa sessualmente. Uno dei maggiori problemi che abbiamo con l’Islam, e purtroppo non è l’unico, è che l’Islam non riconosce la libertà di coscienza. È assolutamente terrificante”.
Il liceo Pierre Joël Bonté di Riom (Puy-de-Dôme) è stato chiuso l’11 gennaio a causa di “insulti e minacce di morte” contro gli insegnanti. “Abbiamo deciso di chiudere la scuola a seguito di insulti e minacce di morte per proteggere studenti e personale”, ha spiegato un portavoce dell’istituto scolastico. Poche ore dopo, un’insegnante di Tolosa, Fatiha Boudjahlat, ha chiesto la protezione della polizia dopo aver ricevuto gravi minacce.
Nel 2015, lo Stato Islamico annunciò che le scuole francesi andavano attaccate ed esortò i propri seguaci a “uccidere gli insegnanti”. Secondo Gilles Kepel, un esperto di islamismo, “la scuola, per i sostenitori dell’Islam politico, è diventata una cittadella da demolire”.
Un articolo apparso su L’Express rileva tragicamente che le scuole sono oggetto di campagne violente da parte degli islamisti di tutto il mondo. Nel 2014, una scuola militare di Peshawar, in Pakistan, venne presa di mira da un letale attacco islamista che causò la morte di 132 studenti. Il movimento talebano pakistano, tra il 2009 e il 2012, attaccò 900 scuole, secondo un report di NGO International Crisis Group. La vincitrice del Premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai, famosa per la sua lotta a favore dell’istruzione femminile, venne gravemente colpita alla testa da talebani armati, nella valle Swat. Boko Haram, responsabile di numerosi attacchi in Nigeria, affermò di avere rapito 276 ragazze delle scuole superiori a Chibok. In un attacco di islamisti affiliati ad al-Qaeda all’Università di Garissa in Kenya, vennero uccisi 142 studenti. In Burkina Faso, più di 2 mila scuole hanno chiuso i battenti.
In Francia, c’è una guerra a bassa intensità, finalizzata a radicalizzare le scuole. Anche se molti musulmani potrebbero non appoggiare tale trasformazione, l’impegno attuale pare essere iniziato nel 1989, durante il bicentenario della Rivoluzione francese e con la pubblicazione in francese del romanzo di Salman Rushdie I versi satanici. Un liceo di Creil (Oise) ha rifiutato l’ingresso a tre studentesse che indossavano il velo islamico. Le autorità francesi hanno tentato con il dialogo e l’appeasement per calmare la situazione. Tuttavia, in un appello lanciato da Le Nouvel Observateur e firmato dagli scrittori Alain Finkielkraut e Elisabeth Badinter, diversi intellettuali hanno denunciato la “Monaco della scuola repubblicana”.
L’islamizzazione dell’istruzione francese procede ora a ritmo rapido. Nel 1989, lo slogan era “Insegnanti non capitoliamo!”. Da allora, alcuni insegnanti francesi che si sono rifiutati di capitolare hanno pagato con la vita.
Nell’ottobre 2020, un insegnante francese di storia, Samuel Paty, è stato decapitato da un terrorista ceceno per aver svolto il proprio lavoro, educando i suoi studenti al rispetto dei valori fondanti delle società occidentali e delle parole scolpite sulle porte della loro scuola (Liberté, égalité, fraternité), per aver discusso della libertà di espressione e per aver mostrato ai suoi studenti le vignette su Maometto pubblicate dal Charlie Hebdo.
“Vivere insieme è una favola”, ha scritto Alain Finkielkraut dopo la decapitazione di Paty: “i territori perduti della Repubblica sono territori conquistati dall’odio per la Francia. Gli occhi si sono aperti, la prova non si può più nascondere”.
Il ministro francese dell’Istruzione Jean Michel Blanquer ha rivelato che dopo la decapitazione di Paty, nelle scuole francesi si sono verificati 800 “episodi” islamisti.
Un altro insegnante è stato fisicamente minacciato alla scuola Battières di Lione, dove iniziò la sua carriera Samuel Paty. Questo docente di storia e geografia aveva tenuto una lezione sulla libertà di espressione, conformemente al programma scolastico, a una classe di quinta elementare. Ha affermato, tra le altre cose, che Emmanuel Macron non è “islamofobo”. Il padre di un alunno è andato a trovare l’insegnante, sfidandolo verbalmente davanti a testimoni. “È stato esplicito e molto inopportuno in merito a quello che diceva e non era autorizzato a parlarne nelle sue classi”, ha dichiarato un testimone. Sconcertato, il docente è stato messo in congedo per malattia e ha chiesto il trasferimento.
In un liceo di Caluire-et-Cuire, nei pressi di Lione, uno studente ha minacciato un insegnante di “tagliargli la testa”. A Gisors, una ragazza ha distribuito una foto della decapitazione di Paty ai suoi compagni di classe. Ad Albertville, in Savoia, la polizia ha dovuto convocare quattro bambini di 10 anni e i loro genitori perché in classe avevano detto “quell’insegnante meritava di morire”. A Grenoble, un musulmano estremista è stato arrestato per aver minacciato di decapitare un docente di storia e geografia di nome Laurent candidato a un reality show. “Ti decapiterò”, ha affermato . Laurent stava preparando un video tributo a Paty. Alla scuola media Pierre Mendès France, a Samur, uno studente ha detto al suo insegnante: “Mio padre ti decapiterà”.
È diventato impossibile anche solo fare un elenco preciso di questi episodi. Si verificano quotidianamente in Francia.
Un nuovo sondaggio rivela il livello di autocensura tra gli insegnanti francesi. Per evitare possibili incidenti, un docente su due ammette di autocensurarsi in classe. Mediante la paura, il terrore e l’intimidazione, l’islamismo raccoglie ciò che ha seminato.
“Comment on a laissé l’islamisme pénétrer l’école” è il titolo del nuovo libro di Jean-Pierre Obin sull’ascesa dell’islamismo nelle scuole francesi. Nel 2004, Obin, un ex ispettore generale dell’Istruzione francese, è stato il coordinatore di un rapporto sulle manifestazioni di affiliazione religiosa nelle scuole. E quello non era il primo report di un esperto dell’istruzione francese. Bernard Ravet è stato per 15 anni preside di tre delle scuole più problematiche di Marsiglia. Nel suo libro, “Principal de collège ou imam de la République?”,Ravet scrive:
“Da più di dieci anni il fanatismo bussa alla porta degli istituti. (…) Ha cercato di invadere il territorio fisico della Repubblica, centimetro per centimetro, imponendone i segni e gli standard”.
Il filosofo francese Robert Redeker ha scritto nel 2006:
“L’Islam cerca di imporre all’Europa le sue regole, aprendo le piscine in determinate ore esclusivamente alle donne, vietando di fare caricature di questa religione, pretendendo un trattamento dietetico particolare per i bambini musulmani, battendosi per l’uso del velo islamico a scuola e muovendo accuse di islamofobia contro gli spiriti liberi”.
Il suo editoriale su Le Figaro era titolato “Di fronte alle intimidazioni islamiste, cosa dovrebbe fare il mondo libero?” Pochi giorni dopo, Redeker iniziò a ricevere minacce di morte. “Non posso lavorare e sono obbligato a nascondermi”, affermò allora il filosofo. “Quindi, in qualche modo, gli islamisti sono riusciti a punirmi sul territorio della Repubblica, come se fossi colpevole di un reato di opinione”.
Avremmo dovuto prestare attenzione a quel primo caso. È stato il primo di una lunga serie di attacchi agli insegnanti e alle scuole francesi. Quattordici anni dopo, Samuel Paty ha pagato con la vita, una docente universitaria è stata posta sotto protezione della polizia e un altro ha dovuto lasciare la scuola e chiedere il trasferimento. Se gli estremisti sono riusciti a intimidire le scuole francesi e le università, perché non dovrebbero essere in grado di sottomettere l’intera società?
Giulio Meotti, redattore culturale del quotidiano Il Foglio, è un giornalista e scrittore italiano.