Che Draghi ci salvi!
È tutta questione di… chiarezza e coraggio.
Il titolo di questo mio articolo racchiude l’esclamazione che si è levata da parte dei cittadini italiani rispetto alla convocazione di Mario Draghi.
Alcune considerazioni.
Innanzi tutto, sono personalmente e assolutamente d’accordo con la decisione del nostro Presidente della Repubblica, secondo il quale non si sarebbe potuto andare a votare. Dal mio punto di vista, sempre antropologico-mentale, anche secondo me non si deve andare a votare e per due motivi: a) la pandemia e i conseguenti comportamenti che si verificherebbero in sede di campagna elettorale; b) la presenza di una attuale classe politica, tutta, senza esclusione alcuna, impresentabile, indecente e dunque immorale.
Ovviamente, il Presidente della Repubblica non ha potuto dichiarare apertamente, anche se lo avesse pensato, la seconda motivazione, che, invece, io mi permetto di far presente nel mio blog. Fortunatamente, non sono il Presidente della Repubblica e posso permettermi di scrivere, con una certa libertà, la mia opinione.
Sulla base di questi punti di partenza, su cosa occorre riflettere?
Sul paradosso che ha evidenziato anche Vittorio Sgarbi, ossia sulla vittoria della politica e, nello stesso tempo, la sua delegittimazione. Ha vinto Renzi (che, secondo me, ha fatto assai bene a far cadere il Conte Bis…) politicamente, proprio perché con un mossa parlamentare, e con il suo ormai l’esiguo numero di fedeli, ha condotto la sua partita. Certo, avrà un progetto e penso persino di averlo intuito, sebbene sia ancora troppo presto per poterlo esplicitare. Bisogna attendere ancora. In secondo luogo, sempre rispetto al paradosso, ha perso la politica, perché è stato, per una ennesima volta, delegittimato il lavoro del Parlamento, proprio perché è un contenitore di inetti in malafede (tutti, o quasi…).
Ora, sarà ben difficile che non avvenga il cambiamento, perché tanto la sinistra quanto la destra, quanto il centro non potranno sostenere di non votare la fiducia per questioni politiche: questo eventuale nuovo governo non è politico, non nasce politicamente, ma nasce per salvare la nazione dalla sua rovina definitiva. Chi decidesse di votare contro qualche provvedimento, voterebbe contro la salvazione italiana. E, come si può leggere, dai titoli dei giornali europei, Draghi è accolto come un vero e proprio Messia.
In effetti, di questa credibilità da parte dell’Europa, abbiamo un bisogno quasi vitale, e spero che, acquisendo una migliore immagine di quello che possiamo essere come Italia nel mondo, e con la fiducia che i mercati (la loro reazione è, infatti, in queste ore più che positiva – spread -9 e Borsa di Milano +3%) hanno nei confronti di Mario Draghi, avvenga davvero una resurrezione.
Noi italiani la stiamo attendendo già dagli anni Settanta.
Mi sembra che sia venuto il momento.
Alessandro Bertirotti si è diplomato in pianoforte presso il Conservatorio Statale di Musica di Pescara e laureato in Pedagogia presso l’Università degli Studi di Firenze. È docente di Psicologia per il Design all’Università degli Studi di Genova, Scuola Politecnica, Dipartimento di Scienze per l’Architettura ed è attualmente Visiting Professor di Anthropology of Mind presso l’Universidad Externado de Colombia, a Bogotà e presidente dell’International Philomates Association. È membro della Honorable Academia Mundial de Educación di Buenos Aires e membro del Comitato Scientifico di Idea Fondazione (IF) di Torino, che si occupa di Neuroscienze, arte e cognizione per lo sviluppo della persona. Ha fondato l’Antropologia della mente (www.bertirotti.info).