RECENSIONE DELLA SCRITTRICE PATRIZIA SOCCI A “TERRONIA FELIX”:
Ho conosciuto Marina Salvadore parecchi anni fa. Non ho dimestichezza con le date, non ricordo l’anno preciso. So soltanto che, girovagando su internet, un bel giorno mi sono imbattuta in un blog che trattava principalmente di “questioni meridionali”, d’altro canto la copertina illustrata parlava da sola, ma anche di molto altro. Ho iniziato a frequentare con lo pseudonimo di Patty Ghera, commentando l’argomento di turno e inserendomi, quasi da clandestina-toscana che c’azzecca il giusto, nel territorio de “La Voce di Megaride”.
Lei mi è subito piaciuta, ad impatto, la sentivo simile a me, sanguigna e battagliera. Ho scoperto più avanti che siamo nate tutte e due nel 1955 e quasi lo stesso giorno di novembre e che abbiamo in comune vicissitudini abbastanza simili. Due sfigate……
Quando Marina iniziò a trattare il “caso umano” del dott. Bruno Contrada, a quel punto non mi sono più staccata dal blog.
Sapevo poco o nulla del “caso Contrada”, quello che sporadicamente passava il convento e cioè notizie scritte ad arte dai giornalai e pennivendoli di turno, asserviti al potere e corretti politicamente, come pure veniva trattata la questione dai personaggi della TV di stato.
Era il periodo in cui stavamo assistendo allo spargimento di concime su quest’uomo, dallo sguardo profondo e triste. Erano in atto bombardamenti a tappeto volti all’annientamento e alla distruzione dell’obbiettivo prefissato, con l’appoggio di “autorevoli” soggetti legati al mondo della in-giustizia, coloro che frequentavano le stanze sacre dei tribunali dove è raffigurata la bilancia disegnata sulla parete, quella che recita: “la legge è uguale per tutti”, coloro che danno più credito alle dichiarazione di certi “pentiti” piuttosto che alla parola di un onesto servitore dello Stato.
Ho cominciato a interessarmi, a cercare notizie che non fossero le solite fonti. Il blog di Marina le forniva. Fu fatta una petizione, raccolta di firme, furono messe in atto iniziative per dimostrare l’innocenza del Dirigente Generale della Polizia di Stato Bruno Contrada, soprattutto per non farlo sentire solo, per far arrivare nella cella angusta del carcere militare di Santa Maria Capua Vetere la nostra vicinanza, per dirgli che non era solo, che c’era chi credeva nella sua innocenza, gente comune che si era appassionata, ma anche ex collaboratori che lo avevano conosciuto sul campo quando, da bravo servitore dello Stato, ha dato tutto sé stesso per combattere il malaffare.
Marina era sempre in prima linea.
E’ stata un faro che mi/ci ha illuminato. Non si è risparmiata ed ha pagato un conto salato per questa battaglia. E’ fatta così, si butta a capofitto nelle cose in cui crede, senza badare a spese…..
L’ultimo lavoro di Marina, “Terronia felix”, la rappresenta appieno.
Non sta a me commentare questo capolavoro, lo hanno già fatto egregiamente Nicola Zitara con la prefazione e Claudio Antonelli con la postfazione, due personaggi molto autorevoli.
Io cerco solo di dare voce alle sensazioni che ha suscitato la mia AMICA GENIALE con il suo saggio. Non me ne voglia la brava Elena Ferrante se mi sono impossessata, per l’occasione, del titolo del suo bellissimo libro.
C’è tutto lo stile di Marina, la sua passione, c’è tutto l’amore per la sua Napoli bistrattata e martoriata dagli eventi storici, c’è tutto il suo rammarico per la fine ingloriosa che i napoletani hanno dovuto, loro malgrado, subire. Fra queste pagine c’è tutta Marina.
Lei guarda al passato mitico e lo descrive quasi lo avesse vissuto in prima persona e lo fa rivivere a chi legge. E’ orgogliosa di quel passato, di quando Napoli era un vero splendore e, con orgoglio, riporta fatti e personaggi che hanno resa bella l’amata città. Si percepisce, quasi si tocca, il rimpianto per come, invece, sono andate le cose.
E’ con ironia che descrive fatti e misfatti, quasi a voler addolcire l’amaro della caduta di quel Paradiso trasformato dall’idiozia di personaggi ritenuti “famosi e importanti” dalla storiografia ufficiale, in un vero inferno.
Il libro non è composto di pagine, ma di intarsi ricamati su misura, sono carezze graffianti, sono grida di dolore, sono risate amare, sono ironia allo stato puro. E’ un viaggio fra passato e presente, è come essere sulle montagne russe, il tutto grazie alla maestria e all’abilità del suo scrivere e descrivere fatti e personaggi, sensazioni e umori.
“Terronia felix” rappresenta l’anima di Marina. Lei la mia AMICA GENIALE.
Patrizia Socci